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CANTONESorpresa: il parrucchiere non tira più

22.08.16 - 09:12
Non solo muratore e macellaio: fra gli apprendistati più problematici fa capolino anche un mestiere un tempo ambito
Sorpresa: il parrucchiere non tira più
Non solo muratore e macellaio: fra gli apprendistati più problematici fa capolino anche un mestiere un tempo ambito

GIUBIASCO - Nuovi Profili, Losone: un apprendista che comincia ora il secondo anno, una ragazza che ripete il terzo, un annuncio per un tirocinante ancora in sospeso. «All'inizio, dieci anni che ho il negozio, siamo stati proprio fortunati – sospira Gianfranco Catarinella: titolare di uno dei cinque saloni ticinesi ancora in cerca di un giovane – Adesso, che fatica trovarne che van bene».  

Ma forse non c'entra proprio la fortuna. Perché non è che vi sia carenza: le statistiche cantonali parlano di 18 allievi che ancora non sanno dove andare. È piuttosto che il parrucchiere non è più un mestiere che appassiona. «Una professione in sofferenza», dal centro d'orientamento di Zurigo la definisce Sergio Casucci. «Probabilmente a causa degli stipendi»: 350 franchi  il salario minimo del primo anno in Ticino, per 43 ore settimanali di lavoro massime: un impegno che lascia oggi vacanti oltre 350 apprendistati offerti in Svizzera. 

Ma la spiegazione, lamenta Walter Tesolat, è ben più complicata: e preoccupante. Vicepresidente di Coiffure Suisse Ticino, direttore dei corsi interaziendali e responsabile del centro professionale di Giubiasco, allarga le braccia sconsolato. «Quest'anno abbiamo fatto solo 29 esami: mai successo in trent'anni che faccio formazione. Negli anni '80 arrivavamo anche a 150 l'anno», ricorda. Pronto a giurare che i soldi non c'entrano. «Per cominciare, guardiamola in un altro modo. Il parrucchiere non ha bisogno di un apprendista: gli offre un'opportunità per formarsi. Non può neanche metterlo a contatto con la clientela, oggi più esigente e aggressiva. E comunque, una volta conclusi gli studi, lo stipendio base è di 3800 franchi».

Il problema, dice, è «la mentalità. Non c'è più motivazione. La volubilità delle scelte è diventata forte. E si pretende tutto e subito, senza sacrifici. Questo è un mestiere difficile: si lavora fino a tardi, anche nel week end. Troppi ragazzi si fanno un'idea sbagliata, mancano di realismo. Così vanno verso una professione che non dovrebbero neppure avvicinare: e lasciano prima di arrivare in fondo».

Qualcosa di analogo accade anche nell'edilizia. Oltre 250 gli apprendistati ancora liberi in Svizzera: addirittura dieci volte tanti se si considera l'intero settore. Il muratore si conferma come professione che poco affascina i giovani: e lo stipendio, stavolta, non c'entra. O forse sì: «Al primo anno si guadagna quanto un professionista in Italia, circa 1¦600 franchi», riflette Mauro Galli, presidente della Società Svizzera Impresari Costruttori, sezione Ticino. Svelando come si stia ragionando sull'opportunità di abbassare almeno i compensi d'ingresso. «Perché il vero problema è che arrivano persone inadatte: i soldi sono un incentivo troppo alto. Fare il muratore richiede sforzo fisico, abilità manuale e tanta concentrazione. Non è una professione per tutti: serve passione».

Quanto ai macellai, in Ticino va meglio che altrove. Mentre la categoria lancia l'allarme in Svizzera, «non ci sono più apprendisti, il futuro è in pericolo», qui ce la si cava. «Certo, 15-20 sarebbero l'ideale, ma non lamentiamoci: la media è comunque di 10-15 l'anno, anche nel 2016 gli esami sono stati 14», rassicura Roberto Luisoni, capo perito esami finali di tirocino. Il motivo? Un territorio a vocazione rurale. «La carenza è più forte nelle città, dove mancano abitudini di vita contadine».

 

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