Solo erba e fieno essiccato al sole per il "latte da fieno", che garantisce miglior gusto e qualità: ma non è forse qualcosa di già sentito?
LUGANO - Niente foraggi fermentati, si segue il ritmo naturale delle stagioni. Bestie all'aperto fin che possono, e in inverno solo fieno essiccato al sole. Banditi Ogm, rifiuti dell'orto e scarti da cucina, mangimi di origine animale. Et voilà, ecco il latte da fieno, nato nell'estate di due anni fa come idea nella Svizzera tedesca, commercializzato in punti vendita selezionati e da oggi, anzi ieri, in maniera capillare per tutta la Svizzera da Coop, che lancia il proprio "Heumilch – Lait de foin" nei suoi supermercati più grandi.
Un ritorno al passato, in fondo - Un marchio che garantisce alta qualità cavalcando l'onda, finora appena accennata, che inizia a diffondersi in Europa, dove il latte da fieno fa pigramente capolino in pochi banchi frigo e qualche articolo di giornale, dopo le direttive Ue di due anni fa. In Italia, Alce Nero ha da poco raggiunto un accordo con Mila, a promessa di una diffusione più significativa del suo latte, la panna, i formaggi. Che cos'hanno di diverso? Pare niente, rispetto a quelli di qualche decennio fa, in epoca in cui l'allevamento non era ancora intensivo e l'industria non aveva snaturato gli animali.
Ma «il gusto non fa il prezzo» - Il latte come si faceva una volta, da mucche che stanno nei pascoli o, quando cala il freddo, mangiano nelle stalle il fieno cresciuto erba nei prati lì di fuori. Maggior contenuto di Omega-3, nessun residuo di pesticidi e diserbanti, è garantito, assieme a un gusto e una qualità senza pari. «Personalmente qualche dubbio mi viene – è perplessa però Evelyne Battaglia, presidente Acsi – Il gusto è qualcosa di soggettivo e non giustifica i costi».
Ce ne sarà abbastanza per tutti? - Quanto alla qualità, «a mio parere non c'è una differenza visibile rispetto al resto del latte prodotto in Svizzera, ben controllato. L'unico vantaggio che scorgo è l'uso di foraggio indigeno, non importato, senza trasporti e inquinamento. Se il consumatore è disposto a pagare di più per questo, perché no. Ma, mi domando: ci sarà abbastanza fieno, se il prodotto dovesse piacere? O è destinato a rimanere di nicchia, e caro?».
Finora in Ticino ci facevamo il formaggio - Domande legittime, per i profani. Fra i produttori di latte del Ticino, il nome non è invece affatto nuovo: e sta ad indicare, in via informale fra chi è del mestiere, qualcosa che diversi allevatori ticinesi conferiscono «ormai da anni» al caseificio di Airolo, destinato alla produzione esclusiva di formaggio. «Che ora si provi a metterlo in commercio come latte è una bella novità, ci fa piacere», riflette Nello Croce, presidente della Federazione ticinese produttori latte.
«È vero, al palato è diverso» - «Nulla da togliere all'altro - continua - ma ha un gusto diverso. Si sente al palato, grazie a bestie che mangiano in maniera più naturale. I costi di produzione sono ovviamente elevati, per via dei foraggi ma anche della raccolta e della consegna nei centri di conferimento, che deve avvenire senza contaminazioni con il latte "normale". C'è però anche uno scarto di 8-10 centesimi in più sul prezzo pagato».
Sempre più latte da fieno: +16,66% - La federazione ne produce «circa 900mila litri all'anno», 962'313 kg su 9'309'301 secondo l'ultima statistica disponibile relativa al 2015, con un +16,66% che spicca in una realtà dove i numeri complessivi sono in calo (-0.98%). «Noi saremo una quindicina su una novantina di soci, ma in Ticino c'è poi un'altra ventina di produttori», puntualizza Croce. «Abbiamo di che essere contenti. Il futuro passa da qui. Il consumatore vuole alimenti sempre di maggiore qualità e questo latte è una via di mezzo fra l'industriale e il bio. Merita di essere sostenuto». Anche se, in fondo, esiste da tempo. «È stato solo cambiato il nome, reso più moderno».
Gli omega-3 per una maggiore qualità - Che sia un nome nuovo per qualcosa di vecchio, poco importa in fondo: quel che conta è il risultato. «Oggi il marketing è spietato, in realtà il latte da fieno rispecchia il latte di una volta», osserva Pierluigi Zanchi, tecnico in nutrizione umana, elencando benefici che vanno oltre l'evidenza. «Il latte è di una qualità migliore, più ricco di Omega-3, acidi grassi essenziali. In Francia addirittura esiste un marchio specifico, Bleu Blanc Coeur, 5mila produttori e 450 trasformatori, che identifica animali nutriti con semi di lino e altre fonti naturali di Omega-3».
Anche l'ambiente ne trae giovamento - Ma l'uomo non è l'unico a trarre del bene dal latte da fieno; o, meglio, non ne trae solo in maniera così diretta. «La cosa interessante è che si rispetta la biologia delle bestie, nate erbivore. Ciò va a vantaggio della loro salute, dunque diminuisce il ricorso a veterinari e farmaci. Probabilmente si riduce anche la resa, ma questo non è necessariamente un male: aiuta anzi a risolvere il problema della sovrapproduzione di latte, che non è affatto trascurabile neppure in termini economici. Si altera infine la composizione del letame, che sarà meno acido e dunque con un minor impatto ambientale. Senza contare che utilizzare foraggio locale, non importato, ha benefici importanti sulla conservazione del paesaggio».
Migros: «Latte da pascolo già dal 2011», ma non qui - E Migros, come risponde? Raccoglie la sfida, la lascia cadere? In verità «già dal 2011 Migros offre alla sua clientela il "Latte di pascolo" a marchio Terra Suisse in alcune regioni selezionate della Svizzera - osserva Luca Corti, responsabile comunicazione Migros Ticino- Il Ticino non è tra queste. Il latte di prateria ha un valore aggiunto simile a quello del latte da fieno. Si tratta però di un mercato di nicchia. Migros e Migros Ticino, al momento, non pensano abbia senso introdurre un'altra etichetta per una nicchia, ma continuano a promuovere una produzione di latte responsabile e sostenibile per tutti i label di latte in assortimento».