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CANTONE«"Rischi il burnout": così mi hanno costretta al part-time»

27.03.18 - 06:30
Testimonianze dal Ticino dove è in aumento il fenomeno dei datori di lavoro che costringono a rinunciare al tempo pieno e a uno stipendio che serve
«"Rischi il burnout": così mi hanno costretta al part-time»
Testimonianze dal Ticino dove è in aumento il fenomeno dei datori di lavoro che costringono a rinunciare al tempo pieno e a uno stipendio che serve

LUGANO - Nessuna possibilità di scelta: o così o, probabilmente, niente. Il fatto è che non c'è stato neanche da discutere. Solo prendere atto: il tempo pieno diventa parziale, dal 100% all'80%. Da un giorno all'altro, mille franchi di stipendio in meno.

«Ma io ce la facevo benissimo» - Motivo? Rischio burnout, racconta Manuela, che dal 2011 lavora nel sociale e un anno fa è stata obbligata a ridurre la sua prestazione. «All'inizio sono rimasta spiazzata: a fare il tempo pieno riuscivo benissimo». Eppure è andata così, a lei come a tutti i suoi colleghi. «Oggi non c'è nessuno che lavora più al 100», conferma.

Mille franchi in meno: «Non sono nulla» - Hanno accettato tutti il taglio, compreso quello doloroso in busta paga. «Mille franchi non sono nulla», riflette lei, 30 anni e niente figli. Però «fanno la differenza». Ha scelto comunque di restare zitta. «Non ho sollevato obiezioni. Ho provato piuttosto a guardarmi in giro. Ma niente». 

Come lei, tutti. «Ci chiedevamo: "Perché?"» - Un anno dopo, non ci si pensa quasi più. Istinto di sopravvivenza: ci si abitua al nuovo che nel frattempo è diventato vecchio. «All'epoca invece tutti ci chiedevamo il perché». Domandare almeno un aumento? «Ci ho provato». È andata male. 

In "buona" compagnia (femminile) - Non consola neanche il fatto di essere in cosiddetta buona compagnia. Obbligare a ridurre il tempo di lavoro pare sia prassi sempre più diffusa fra le aziende elvetiche, garantiscono Seco e Ufficio federale di statistica. Il fenomeno, in costante aumento e presentato come alternativa a una politica di licenziamenti, riguarda per lo più le donne, circa due su tre: 256'400 nel 2017 in Svizzera su un totale di 356'500 sottoccupati, pari al 7,3% della forza lavoro; 12'600 in Ticino su 18'400 (9,9%).  

Un'altra scusa: l'euro forte - Dal Ticino, in testa per percentuali assolute e tasso di crescita, solo conferme. A segnalare l'amarezza è soprattutto il gentil sesso: storie identiche nei contenuti e nel finale, fantasiose nelle premesse e nei motivi. 

«Il cento mi serviva per vivere» - Per Giuseppina la ragione è stata l'euro forte, il part-time una sorta di pretesto con cui l'azienda ha risparmiato. Gianna, 56 anni, non sa neppure spiegare il perché. «Me l'hanno imposto, dice appena, preoccupata per se stessa». Ormai sono tre anni. «Cinquecento franchi in meno che mi servivano per vivere. Sono sola. Ho sempre lavorato al 100 e andavo bene. Adesso, lo stipendio mi serve per pagar le spese. E prega che non ti capitino imprevisti». 

 

 

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COMMENTI
 

Bandito976 6 anni fa su tio
Come dico sempre il cantone Ticino ormai é terra bruciata.

Bob Lutz 6 anni fa su tio
responsabili del personale che preferiscono avere più dipendenti precari, in modo che nessuno è indispensabile. Così accrescono il numero dei dipendenti che serve a giustificare l'importanza del loro compito e bonus vari. Se poi sono a capo anche delle finanze, provengono d'oltre confine, la dittatura in Ticino è completa.
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