Il video in questione era sì indicato come "sponsorizzato", ma appariva come un contributo redazionale
BERNA - La Commissione svizzera per la lealtà (CSL), organo di autocontrollo del settore pubblicitario, è stata chiamata per la prima volta a decidere su un caso di "native advertising", ossia di una pubblicità integrata nel contenuto editoriale sul quale appare. La CSL ha raccomandato alle parti di rinunciare in futuro a pubblicare il controverso video "sponsorizzato".
Il video, pubblicato online da un'azienda romanda attiva nel settore dei media, era sì accompagnato da un testo introduttivo che menzionava l'indicazione "sponsorizzato". Per contro, nello stesso filmato «non si poteva riconoscere che si trattasse di una comunicazione finanziata da terzi, né all'inizio, né alla fine, né a causa della sua struttura globale», ha precisato la CSL nella sua presa di posizione pubblicata oggi.
Essa ha aggiunto che «non si trattava in alcun modo di un contributo redazionale finanziato da uno sponsor, ma al contrario di comunicazione commerciale di un fabbricante di prodotti cosmetici naturali che aveva quale scopo di dare l'impressione che si trattasse di un articolo redazionale»».
La presa di posizione sul caso è stata decisa dalla Seconda camera della CSL, riunitasi lo scorso 25 aprile.