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STATI UNITIIeri Facebook ha bruciato 35 miliardi di dollari

20.03.18 - 13:43
Il titolo va male anche oggi a New York. Quello dei dati «potrebbe essere lo scandalo del secolo»
Keystone / AP
Ieri Facebook ha bruciato 35 miliardi di dollari
Il titolo va male anche oggi a New York. Quello dei dati «potrebbe essere lo scandalo del secolo»

NEW YORK - Facebook in calo nelle contrattazioni che precedono l'apertura dei mercati a Wall Street. I titoli dell'azienda americana che offe un servizio di rete sociale scendono dello 0,41%, limitando le perdite dopo il forte calo di ieri quando, in una sola seduta, hanno bruciato 35 miliardi di capitalizzazione di mercato.

Facebook cala in Borsa all'avvio delle contrattazioni a Wall Street. I titoli del social media perdono il 2,82% risentendo dello scandalo di Cambridge Analytica.

«Lo scandalo del secolo» - Il caso appena scoppiato su Facebook «potrebbe essere lo scandalo del secolo», e quanto avrebbe fatto Cambridge Analytica con l'utilizzo a fini politici e senza consenso di dati personali «non è qualcosa di completamente nuovo, è solo la punta dell'iceberg». Così il Garante Ue per la privacy Giovanni Buttarelli.

Problema con le elezioni in Europa - Le elezioni europee dell'anno prossimo «sono un importante test per tutti noi; non siamo qui per allarmarvi, ma il problema è reale e urgente», ha aggiunto Buttarelli, che ha espresso un'opinione su fake news, disinformazione e discorso d'odio proprio in concomitanza con lo scandalo Facebook.

Buttarelli ha avvertito le altre istituzioni Ue, affermando che l'Europarlamento è cosciente dei rischi e che è «impegnato ad andare più in profondità» anche con una commissione speciale a cui «offriamo il nostro sostegno».

Cambridge Analytica si difende - «Le apparenze possono ingannare»: è la risposta con cui Alexander Nix, amministratore delegato di Cambridge Analytica, società anglo-americana di raccolta dati e consulenza politica finita nello scandalo Facebook, nega - a dispetto dei video carpiti da Channel 4 che sembrano incastrarlo con altri manager - l'uso di «trucchi sporchi» a favore dei propri clienti e contro gli avversari in campagne elettorali gestite in giro per il mondo.

Nix, intercettato dai giornalisti all'uscita del suo ufficio di New Oxford Street, si limita a poche battute prima di allontanarsi: parla di filmati tagliati e montati ad arte, mentre nega di aver mentito al parlamento britannico o alle autorità americane sull'utilizzo dei dati di 50 milioni di utenti Facebook ottenuti dalla sua azienda.

La base londinese di Cambridge Analytica, che ha sedi anche a Washington e New York, resta intanto in attesa di una possibile perquisizione chiesta da Elizabeth Denham, capo dell'authority britannica per la protezione dei dati personali.

Nix, in una precedente intervista alla Bbc, si è detto convinto che dietro i filmati di Channel 4 vi sia «l'intenzione deliberata di imbarazzarci». «Secondo noi - ha aggiunto - si tratta di una attacco coordinato di vari media in atto da molti, molti mesi allo scopo di danneggiare un'azienda che ha avuto un qualche coinvolgimento nell'elezione di Donald Trump».

«Ci dispiace enormemente - ha proseguito l'amministratore delegato - che negli incontri filmati abbiamo usato una certa dose d'iperbole sulle cose che facciamo... Mentre come chief executive mi assumo la responsabilità per l'aria di mistero e di negatività che, in modo infondato, circonda l'attività di Cambridge Analytica».

La società di consulenza finita nella bufera ha una doppia anima: britannica per il quartier generale legale, americana come principale area d'influenza e d'azione. Creata e foraggiata dal finanziere statunitense Robert Mercer, noto per i suoi legami con Steve Bannon, è stata accreditata di un ruolo in varie campagne elettorali negli ultimi anni, oltre che in quella referendaria per la Brexit. Ed è stata attiva in vari Paesi, ma soprattutto negli Usa, dove ha lavorato fra gli altri a sostegno delle ambizioni politiche del falco 'neoconservatore' John Bolton, poi nelle campagne presidenziali dei repubblicani Ted Cruz e Ben Carter, prima di passare a svolgere compiti di consulenza per lo staff di Trump.

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