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LUGANO«Le banche svizzere a rischio coi bitcoin»

27.02.18 - 06:01
Nasce il Centro di competenze blockchain, ente ticinese no profit che fa consulenza nell’ambito delle criprovalute. Necessità o allarmismo? Ne parliamo con il vice presidente Pietro Veragouth
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«Le banche svizzere a rischio coi bitcoin»
Nasce il Centro di competenze blockchain, ente ticinese no profit che fa consulenza nell’ambito delle criprovalute. Necessità o allarmismo? Ne parliamo con il vice presidente Pietro Veragouth

LUGANO – «La garanzia della banca? Con la blockchain e le criptovalute potrebbe presto diventare superflua. E così in Svizzera, ex patria del segreto bancario, potrebbe saltare una delle fondamenta del nostro successo economico». A sostenerlo è Pietro Veragouth, vice presidente del neonato Centro di competenze bBlockchain. Un ente no profit che fa consulenza nell’ambito della blockchain e delle criptovalute che ne derivano. «Fino a poco tempo fa, il problema è stato sottovalutato. Per fortuna, da qualche mese, è in corso una presa di coscienza da parte della Svizzera, che sta rapidamente riguadagnando terreno».

Cosa sta succedendo?

«Il bitcoin è una moneta virtuale creata nel 2008, dopo la crisi americana, con l’obiettivo di essere scambiata via internet, tra due utenti, senza alcun intermediario. La tendenza è dunque quella di eliminare gli intermediari nelle transazioni, nella realizzazione di contratti e nell’autentificazione di documenti. Questo conio digitale è prodotto attraverso la tecnologia blockchain: anche se oggi è chiamata innovazione, in realtà è in via di sviluppo da più di 20 anni e può avere innumerevoli campi d’applicazione».

Che cosa è una blockchain?

«È una tecnologia dal potenziale dirompente, che ha la caratteristica di permettere lo scambio di informazioni e di valori senza dovere passare da un intermediario garante. La transazione è inviolabile e assolutamente affidabile per sua stessa natura. E questo, a lungo andare può rivelarsi un problema per la Svizzera. Ma contemporaneamente può rappresentare anche una grande opportunità».

Perché?

«La Svizzera ha fondato il proprio benessere su valori quali sicurezza, discrezione, affidabilità e segretezza, ora sta prendendo piede una tecnologia che può fare a meno di queste prerogative. Oggi il bitcoin lo trasferisci dalla Svezia all’Uruguay, senza passare dalla banca. Il sistema bancario svizzero si trova davanti a un potenziale stravolgimento che potrebbe ridisegnare completamente processi e modelli di questo settore».

In fondo, però, tutti parlano di bitcoin, ma in pochi sanno cosa sono. Il vostro sembra inutile allarmismo.

«Nel 1993 arrivò internet e ci travolse. Oggi col web si fanno cose che all’epoca ritenevamo impensabili. La stessa cosa rischia di accadere con la blockchain. Attualmente i bitcoin, e le criptovalute in genere, rappresentano un argomento molto diffuso e approfondito. Quindi è errato dire che i ticinesi non sappiano cosa sono. Anzi molti hanno dichiarato di possederne».

All’inizio i bitcoin venivano snobbati. 

«Poi sono aumentati di valore. Ciò significa che la gente li usa. E nel frattempo sono nate migliaia di altre criptovalute. Il punto fondamentale da capire, però, è che la cosa non si limita a questo. La blockchain è un nuovo mondo. Che colpirà anche altri settori professionali».  

Ad esempio, quali?

«Pensiamo al notaio che deve certificare un documento. Di recente è stata venduta la prima casa tramite blockchain. Significa che il contratto è stato fatto tra le due parti, senza alcun intermediario. È il concetto di Smart Contracts, sviluppato con l’applicazione Ethereum. Ma i settori che potrebbero subire l’impatto della blockchain sono davvero molti: dalle assicurazioni all’agrifood, dalla sanità all’industria 4.0».

Si prevedono tempi duri, dunque, per l’economia svizzera?

«Non per forza. Le banche stanno già correndo ai ripari. Il vero problema è che ancora non si riesce a capire la reale portata di questo maremoto. Chi riuscirà per primo a intuire le minacce ma soprattutto le opportunità che la blockchain porterà con sé, potrebbe assicurarsi una leadership sia a livello locale che internazionale».

Il dubbio rimane: non si sta facendo terrorismo, cavalcando l’ignoranza della gente?

«No. Assolutamente. Anzi, abbiamo una posizione diametralmente opposta. Il Centro di competenze blockchain non ha scopo di lucro, è indipendente ed è svincolato da interessi specifici. Il nostro obiettivo è fare del Canton Ticino un polo territoriale di riferimento per consapevolizzare e indirizzare aziende, istituzioni e pubblica amministrazione verso le migliori soluzioni nello scenario che la blockchain ha di fatto aperto».

 

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