Nel paese del Dragone sarebbe imminente lo stop al trading centralizzato. C'entra anche la Corea, intenzionata a vietare gli scambi
PECHINO -La stretta della Cina fa crollare non solo i bitcoin, presi di mira dal governo con un divieto di "mining", ma tutte le criptovalute. Nelle scorse ore, le principali monete hanno registrato cali a doppia cifra.
Meno 13% per il bitcoin, che è scivolato fino a 11'531 dollari per poi provare a risalire intorno ai dodici; si tratta comunque del valore più basso dal 22 dicembre. È andata anche peggio a ethereum, -17%, sceso intorno ai 1'000 dollari; per non dire di ripple, 1,43 dollari e meno venti punti percentuali.
Le ragioni sono da cercare in Oriente. In Cina, dove il decreto annunciato qualche giorno fa, finalizzato a rendere illegale il trading centralizzato finora realizzato attraverso piattaforme come Coinbase o Kraken, pare verrà emesso nelle prossime ora; ma anche in Corea del Sud, "patria" delle criptovalute che adesso sembra volersene liberare. Possibile lo stop agli scambi, anche se la decisione non sarebbe ancora definitiva.
«La proposta di chiusura delle piattaforme di scambio che il ministro della Giustizia Park Snag-ki ha recentemente menzionato è una delle misure suggerite contro la speculazione - ha dichiarato Seul in una nota - La decisione del governo sarà presa in futuro dopo sufficienti consultazioni e coordinamento di opinioni».