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CANTONEFar colpo sul datore di lavoro? «È un po' come andare in palestra»

04.12.17 - 07:00
Da Chiasso un simulatore virtuale di colloqui che sfrutta l'intelligenza artificiale. «Il comportamento è un muscolo, va solo allenato», dice il ceo. E il Cantone ha deciso di allenare i disoccupati
Far colpo sul datore di lavoro? «È un po' come andare in palestra»
Da Chiasso un simulatore virtuale di colloqui che sfrutta l'intelligenza artificiale. «Il comportamento è un muscolo, va solo allenato», dice il ceo. E il Cantone ha deciso di allenare i disoccupati

CHIASSO - Nemo propheta in patria, per cominciare con una frase fatta ma in latino, a dar mostra che valga di più. Così Andrea Laus, che ha 45 anni e vive Lugano, vende nel resto del mondo ma in Ticino ha un cliente soltanto, e da qualche settimana appena. Importante, però: alla fine, della bontà del suo progetto è riuscito a convincere il cantone. Da un paio di mesi, l'ufficio delle misure attive insegna a un centinaio di disoccupati come si fa un buon colloquio di lavoro grazie a un simulatore virtuale, messo a punto da Lifelike: la start-up di Chiasso, uffici in corso San Gottardo, di cui Laus è ceo dal 2012.

«In un mondo appiattito, la differenza la fa chi sa comunicare» - Laurea in economia, esperienze nel campo dell'editoria digitale, «ma sempre nell'ambito della formazione online». La sua storia, e quella degli altri venti del suo team, prende le mosse da una considerazione che sembra una contraddizione. «In un mondo ormai appiattito, votato al digitale - riflette Laus - a far la differenza è la capacità di comunicare». Per questo lui ha deciso di «allenare le persone» a farlo meglio: ma davanti a quello schermo di un computer che, con i suoi algoritmi e al più l'intelligenza "artificiale", sulla carta rappresenta quasi un paradosso.

La vita è una gara (e una metafora) - Laus nega. Il fatto è, spiega, che «il nostro cervello non distingue tra realtà e simulazione. Anche i piloti di aereo, non a caso, si allenano su un simulatore. Parlare di un rischio inautenticità sarebbe come dire che non ha senso guardare un film perché è una finzione». Ecco dunque SkyllGym. "Gym" perché in fondo è come andare in palestra: la palestra delle cosiddette soft skill, quelle abilità personali e un po' emotive che sono attitudini, ma che possono anche perfezionarsi. «Il comportamento in fondo è solo un altro muscolo, sia pur virtuale. Nello sport, è normale allenare i muscoli. Nel business è normale pensare di essere sempre in gara». Come dire, se regge la metafora, reggono anche le premesse.

Tre segreti: video interattivi, reiterazione, feedback - Al posto degli attrezzi, «tre cose. La prima, il cinema interattivo: video registrati dove un attore impersona la parte dell'interlocutore. Il secondo elemento è la ripetizione, unita all'intelligenza artificiale. Davanti a una macchina programmata secondo le tecniche comportamentali tradizionali e deterministiche, la volta dopo si ragiona solo per "fregarla". Ma qui le risposte dell'interlocutore cambiano a seconda di quelle dell'utente, che sceglie fra una serie di opzioni scritte a schermo con cui il computer prova a simulare la complessità e la variabilità della vita. Si crea una sorta di gioco di ruolo. Terzo punto, il feedback, che nella vita reale non si ha mai. Qui, invece, si può ascoltare che cosa diranno di te sulla base dell'impressione che hai lasciato». E, alla fine, «i risultati arrivano. I nostri clienti hanno un miglioramento del 40%».

Oltre 300mila utenti in 5 anni, tra Francia e Medio Oriente - Oltre 300mila utenti, distribuiti un po' ovunque. «Un mercato importante per noi è la Francia, ma anche il resto dell'Europa. Vendiamo anche in Medio Oriente. Libano, Emirati. E stanno entrando anche gli Stati Uniti. Lavoriamo in dieci lingue e nel rispetto delle culture locali, adattando il sistema alle tradizioni del posto». Management, vendita, post-vendita, sanità. «In cinque anni, abbiamo insegnato a oltre 50mila medici a gestire la relazione con i parenti del paziente. Ora lo insegneremo anche agli studenti».

Attenzione: «Sapere non vuol dire saper fare» - La comunicazione proficua in sede di colloquio di lavoro è dunque solo una delle applicazioni possibili dell'intelligenza artificiale, che sfrutta le potenzialità del gioco. «Il gioco è un acceleratore di esperienza, abbassa le barriere. I bambini imparano così, privati delle sovrastrutture degli adulti. Più ti senti libero, più ti diverti, più incrementi le opportunità di apprendimento». Ogni volta è una storia diversa, e volta dopo volta - giura Laus - va meglio. «Il punto chiave è la differenza fra sapere e saper fare. E il segreto è la reiterazione, che è in grado di scalfire le abitudini». 

Non si diventa Balotelli, «però diventi un te stesso migliore» - Ci si allena quando si vuole, da soli. «Dipendessimo da una persona in carne e ossa, sarebbe troppo oneroso». Ecco perché, man mano che attecchisce, promette di diventare una rivoluzione. «Basta comprare una licenza. Il costo parte da 300 franchi a scendere, per un anno. Al momento abbiamo due linee, "business" e "care". La prima si rivolge ad aziende e formatori, la seconda a ospedali e università. Presto ci dedicheremo anche alle tematiche familiari». Un simulatore da usare in casa, per esempio per imparare a relazionarsi con chi è colpito da una malattia degenerativa. Poi, certo, «non è un talismano. I limiti personali restano. Non è perché hai un pallone che diventi Balotelli. Però diventi un te stesso migliore».

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COMMENTI
 

Bandito976 6 anni fa su tio
Sono proprio curioso di sapere se dopo questo allenamento i 100 disoccupati trovano il lavoro per il quale hanno studiato e con paghe dignitose

Zico 6 anni fa su tio
per il Ticino c'è una regola in più o in meno: accettare paghe da fame ed essere possibilmente frontaliere!

MIM 6 anni fa su tio
Fra un po' daranno la colpa ai disoccupati dichiarandoli non idonei ad aver colloqui; colpa loro, non sanno come si fa.. Quando leggo certe cose capisco che ci sono personaggi che si fanno i soldi con tesi da paese dei balocchi; eppure ho sempre pensato che pinocchio e il gatto e la volpe fossero frutto della fantasia.
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