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CANTONE/ITALIAIl futuro in ufficio? Scrivanie portatili e tanto sole

05.04.17 - 11:30
Da Milano al Ticino per raccontare il lavoro del futuro. Arredamento light, postazioni mobili ma soprattutto luce naturale: così la start-up SkyWhere vuole «portare il cielo in una stanza»
Il futuro in ufficio? Scrivanie portatili e tanto sole
Da Milano al Ticino per raccontare il lavoro del futuro. Arredamento light, postazioni mobili ma soprattutto luce naturale: così la start-up SkyWhere vuole «portare il cielo in una stanza»

LUGANO/MILANO - Dove sta andando il mercato del lavoro? In fondo ha la sua da dire anche un mobile, ripensato per arredare uffici sempre meno convenzionali.

Workplace 3.0 - Proprio il Salone del Mobile, inaugurato ieri a Milano-Rho, prova a tracciare una panoramica delle tendenze a venire, capaci di raccontare anche come l'approccio stesso alle professioni stia cambiando. Lavoro flessibile, smart-working, attenzione alla salute: nelle varie tavole rotonde in programma fra oggi e venerdì nell'ambito di Workplace 3.0, oltre 10mila metri quadrati e 110 espositori dedicati, si spiegherà in quale modo tutto ciò trasformerà il posto di lavoro da luogo statico a "palcoscenico".

L'arredamento insegue l'uomo - Spazi cioè destrutturati, spiega l'architetto Cristiana Cutrona, senza postazioni fisse; arredamento informale ma soprattutto "portatile", così che riesca a seguire l'individuo quando deve spostarsi all'esterno, lavorare sulla panchina di un parco o all'angolo della strada. Largo poi a giacigli per il riposo, aree meditazione e attrezzature sportive.

Meglio essere liquidi che rigidi - E via, soprattutto, pareti rigide; basta corridoi, controsoffitti, pavimenti elevati. «È necessaria un'organizzazione liquida, perché anche le relazioni sono in continuo cambiamento e il posto di lavoro deve adattarsi ai nuovi rapporti con la tecnologia, lo spazio e il tempo».

Addio luce fissa - Addio, soprattutto, alla luce com'era finora concepita, che non deve più essere uguale a se stessa per tutto l'arco della giornata ma cercare di somigliare sempre più al sole, per portare anche benessere. Da Lugano, la start-up ticinese SkyWhere lo spiegava già lo scorso autunno, in occasione della finale della StartCup, mentre presentava un progetto e un tentativo di «stravolgere il concetto di illuminazione».

«Sarà una rivoluzione» - Che non si sarebbe guadagnata forse neanche il podio, Laura Botti lo sospettava. Non per demeriti: «Siamo la rivoluzione». Per la difficoltà evidente, piuttosto, a far passare un messaggio così innovativo e arduo da concepire, troppo futuristico per essere compreso solo sulla carta. Anche se il concetto di base, in realtà, è semplicissimo: portare la luce del sole dentro i palazzi, o «il cielo in una stanza», per dirla con lei e con una canzone.

Svizzera meglio di Usa e Giappone - Ma complesso, troppo, spiegare la maniera ai profani. «Con un captatore attivo, che sfrutta un sistema di specchi, convogliamo la luce del sole direttamente nell'edificio, raggiungendo più stanze, più piani e anche i sotterranei. Qualcosa di simile, oggi, esiste solo in America, Giappone, Svezia: ma è circoscritto ad ambienti modesti. Skywhere riuscirebbe invece a servire univeristà, interi ospedali». Offrendo quel benessere che l'artificio non dà, anzi vanifica.

Ne guadagna la produttività: +18% - Un incremento del 18% della produttività, un miglioramento del rendimento e della concentrazione, un accorciamento dei tempi di recupero in caso di malattie. Lo provano gli studi: tanto può il sole, che nel far bene agli individui fa benissimo anche alle aziende per cui operano. Due anni di lavoro ad hoc, più il know how di dieci anni di attività nel settore, per arrivare a dimostrare che non solo è possibile, ma è soprattutto auspicabile. «Visto che dobbiamo passare il 90% del nostro tempo in ambienti chiusi, perché non farci entrare il sole». 

 

 

 

 

 

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