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BANCHELa piazza finanziaria nel dopo «Voluntary Disclosure»

18.02.16 - 10:40
A fine 2015 in Ticino vi erano 49 banche, una in meno rispetto a inizio anno
La piazza finanziaria nel dopo «Voluntary Disclosure»
A fine 2015 in Ticino vi erano 49 banche, una in meno rispetto a inizio anno

LUGANO - Il Comitato esecutivo ABT, riunito nei giorni scorsi a Lugano, ha commentato l’attuale situazione alla luce degli ultimi dati congiunturali e occupazionali nel settore bancario ticinese.

1. Andamento affari

Il settore bancario svizzero, caratterizzato da un’importante attività di gestione patrimoniale con la clientela internazionale, è da considerarsi a tutti gli effetti un’industria d’esportazione e come tale esposta fortemente a fattori esogeni.

In particolare, negli ultimi 12 mesi due grandi eventi esterni hanno toccato da vicino la piazza finanziaria ticinese: la decisione della Banca nazionale svizzera (BNS) di eliminare la soglia minima del cambio CHF/EUR e il programma italiano di riemersione dei capitali non dichiarati (Voluntary Disclosure).

Il primo evento, accompagnato dall’introduzione dei tassi d’interesse negativi sugli averi delle banche presso la BNS, ha avuto un impatto violento e immediato. Il rafforzamento del franco svizzero sulle altre divise (EUR, USD, GBP ecc.) ha significato una perdita di valore degli averi in portafoglio e un calo generalizzato delle commissioni di gestione calcolate sui patrimoni investiti in valuta estera.

D’altro canto la Voluntary Disclosure ha rappresentato per le banche ticinesi un momento di confronto cruciale e ne è derivato un carico di lavoro amministrativo enorme. I risultati finali, pubblicati il mese di dicembre scorso dal Ministero italiano delle finanze, parlano di 59.6 miliardi di euro emersi, di cui 41.5 miliardi detenuti in Svizzera. Sul totale di base imponibile emersa, circa 16 miliardi (26.4%) sono rientrati in Italia mentre il resto (73.6%) è rimasto in forma regolarizzata all’estero.

Alla luce di tutti questi avvenimenti, affiancati da altri fattori destabilizzanti come le fluttuazioni borsistiche, i banchieri ticinesi dimostrano estrema prudenza sulle prospettive economiche che riguardano il settore nei prossimi mesi.

L’indagine congiunturale svolta periodicamente dall’istituto KOF di Zurigo, in collaborazione con ABT e Ufficio cantonale di statistica, rileva che il 2015 è stato un anno stagnante, caratterizzato da
un andamento ambiguo.

In generale, se sul fronte della clientela svizzera si conferma un buon trend, le prospettive che riguardano la clientela estera rimangono molto difficili. E’ comunque bene sottolineare che alle
valutazioni sottendono importanti eterogeneità nell’evoluzione dei diversi istituti bancari interpellati.

Nonostante tutto le banche continuano a erogare credito ipotecario e commerciale a sostegno delle famiglie e delle aziende che operano sul territorio.

I prestiti ipotecari delle banche in Ticino hanno raggiunto a fine 2014 la cifra globale di 44 miliardi di franchi (+5.3%).

2. Occupazione

Le banche in attività nel Cantone a fine 2015 erano 49, una in meno rispetto a inizio anno, in seguito all’apertura di un nuovo istituto, che ne ha ripreso uno già esistente, e alla chiusura di una piccola succursale.

Nel 2015 il numero degli effettivi in Ticino (dati non ancora definitivi, calcolati su una base occupazionale a tempo pieno) impiegati dalle banche e dalle loro società partecipate ha registrato
una diminuzione di 41 unità, attestandosi a 7'096 unità.

Negli ultimi 10 anni (2006-2015) l’occupazione di banche e società controllate è scesa in totale di 443 unità (-5.8%)

 

Banche Società partecipate

I principali fattori che hanno influito sull’occupazione negli ultimi 10 anni sono:

- l’innovazione tecnologica e dei processi di lavoro

- la crisi finanziaria internazionale e le forti fluttuazioni borsistiche
- le incertezze legate agli accordi fiscali internazionali e la pressione sul segreto bancario

- la continua erosione dei volumi e della redditività
- la concentrazione sul core business e l’esternalizzazione dei servizi bancari (“outsourcing”).

Come di consueto nel nostro settore la riduzione degli effettivi avvenuta presso gli istituti bancari

è stata attuata in larghissima misura attraverso la normale fluttuazione del personale (prepensionamenti compresi) e solo in minima parte tramite una risoluzione dei contratti di lavoro.

I disoccupati del ramo bancario iscritti in Ticino a fine 2015 erano 126, stabili rispetto al 2014. Il tasso di disoccupazione del settore è pari al 2%.

Il Distretto in cui il settore bancario è più presente rimane il Luganese (74%), seguito nell’ordine da Bellinzonese (10%), Mendrisiotto (8%), Locarnese (6%) e dalla Regione Tre Valli (2%).
Per quel che riguarda la provenienza, il settore bancario rimane un ambito presidiato da personale indigeno. Infatti, gli impiegati con domicilio in Ticino sono il 96% mentre quelli con domicilio
all’estero (frontalieri) sono il rimanente 4%. Questi ultimi rappresentano quindi una percentuale dello 0.3% dei circa 65’000 frontalieri presenti in Ticino.

Le previsioni sul fronte occupazionale espresse per il 2016 denotano un’evoluzione incerta. Non si esclude che nei prossimi mesi potrebbe esserci un inasprimento della situazione dettata da un
contesto che permane difficile. Questo trend occupazionale s’inserisce in un contesto di generale consolidamento del settore bancario a livello internazionale.

3. Rilevanza del settore finanziario

In Ticino, secondo gli ultimi dati calcolati dall’istituto di ricerca BAK Basel, l’apporto del ramo servizi finanziari (banche, assicurazioni e altri servizi finanziari) al Prodotto interno lordo
cantonale è del 9.1%. Gli occupati nei servizi finanziari sono circa 10’700, pari al 6% dell’intera manodopera impiegata.

Uno studio sul settore finanziario, commissionato dal Canton Ticino a BAK Basel e che sarà presentato pubblicamente nelle prossime settimane, fornirà un quadro più esteso e più approfondito sulla situazione attuale e sulle prospettive della piazza ticinese.

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