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MERCATI FINANZIARIIl petrolio affonda le borse

12.12.14 - 20:54
Il barile a 57,81 dollari al barile a New York. Mai così in basso dal maggio del 2009
Il petrolio affonda le borse
Il barile a 57,81 dollari al barile a New York. Mai così in basso dal maggio del 2009

FRANCOFORTE - Il petrolio affossa le Borse e l'Europa brucia in una sola seduta ben 236 miliardi di euro di valore. Milano (-3,13%) è la peggiore, con il differenziale Btp/Bund risalito a 143,7 punti, mentre Atene (-0,22%) è la migliore, ma il bubbone Grecia non si è ancora riassorbito e potrebbe nuovamente scoppiare come già avvenuto due giorni fa.

L'oro nero ha aggiornato questo pomeriggio i nuovi minimi da metà 2009, con il Brent a 62,37 dollari/barile (-10%), mentre il Wti (West Texas Intermediate) è scivolato a 58,27 dollari (-12%).

La previsione: "Petrolio intorno ai 50 dollari" - Differenziate le posizioni degli analisti sul futuro prossimo delle quotazioni petrolifere. Secondo Vincenzo Longo di Ig "la possibilità di vedere il petrolio intorno ai 50 dollari diventa sempre più concreta, anche se l'attesa di un inverno più rigido potrebbe in qualche modo tamponare il calo delle quotazioni nelle prossime settimane".

"Pressione sul rublo" - Di parere leggermente diverso è Gareth Lewis-Davies di Bnp Paribas, che ritiene che "nel breve termine l'offerta sarà ancora più forte della domanda", con una imminente "creazione di nuove scorte e conseguente pressione sui prezzi del greggio". Una dinamica che potrebbe generare pressione su come il rublo, la corona norvegese ed il peso messicano, che alimenta timori per la stabilità finanziaria di questi Paesi, aprendo altri fronti oltre a quello ellenico.

Domanda di greggio nel 2015 si prevede in diminuzione - L'Aie, l'Agenzia Internazionale dell'Energia, prevede intanto che nel 2015 la domanda di greggio sarà più bassa rispetto a quanto stimato in precedenza, mentre aumenterà l'offerta dei paesi produttori che non fanno parte dell'Opec. In concreto crescerà di 900.000 barili al giorno a 93,3 milioni di barili giornalieri, ossia 230.000 barili in meno rispetto alle previsioni del mese scorso.

L'incognita greca - Quanto alla Grecia, la tenuta della Borsa di Atene non deve trarre in inganno. Due giorni fa si sono riaccesi i timori dopo che il capo del Governo Antonis Samaras ha anticipato le elezioni presidenziali al 17 dicembre.

Il mercato teme Tsipras - Nel caso di una mancata elezione del presidente nei tre turni previsti (che termineranno il 29 dicembre), verranno sciolte le camere e si tornerà alle urne. Ciò potrebbe favorire l'ascesa al potere di Alexis Tsipras, leader della sinistra di Syriza, noto per le sue posizioni anti euro ed avanti nei sondaggi. Il mercato teme questa eventualità, tanto che i rendimenti sui titoli di Stato greci a 10 anni hanno ritoccato i massimi da ottobre 2013, arrivando al 9,32%. Il timore che circola sui mercati è che possa fallire primo round di elezioni presidenziali, scatenando nuove vendite.

Il clima cupo spegne le speranze dall'America - Un clima cupo, che ha fatto perdere di vista i segnali positivi provenienti dall'economia Usa. Dopo il dato sulle buste paga e le vendite al dettaglio, oggi è stata la fiducia degli investitori dell'Università del Michigan a sorprendere gli investitori.

Il dato preliminare di dicembre si è attestato ai massimi da gennaio 2007 (a 93,8 punti da 88,8 di novembre), con un miglioramento costante di tutte le sottovoci, in particolare quella relativa ai salari (ai massimi dal 2008). Se si incrocia il dato con il calo dei prezzi del greggio, a cavallo delle feste potrebbero aumentare i consumi almeno nella principale economia mondiale.

Gli occhi degli investitori però vanno oltre e guardano a mercoledì prossimo 17 dicembre, quando si terrà il Comitato federale della Fed, con le stime aggiornate su inflazione e crescita.

La borsa di Zurigo - La Borsa svizzera ha chiuso l'ultimo giorno di contrattazioni della settimana in rosso con lo SMI sotto la soglia dei 9'000 punti: l'indice dei principali titoli ha perso l'1,80% a 8'895,35 punti, mentre l'indice complessivo SPI è arretrato dell'1,66% a quota 8'746,79.

Sui mercati hanno pesato il clima di incertezza politica in Grecia e soprattutto il forte calo del prezzo del petrolio (sceso sotto i 60 dollari al barile), che è stato interpretato dagli esperti come un segnale di raffreddamento della congiuntura mondiale.

Speculazioni sulla politica dei tassi della Fed - Si sono poi innescate speculazioni in base alle quali la Fed potrebbe presto uscire dalla sua politica dei tassi zero. Nessuna influenza ha avuto invece la notizia della migliorata fiducia dei consumatori americani, salita in dicembre al livello più alto dal 2007.

I titoli sotto pressione - Sotto pressione a Zurigo è finita nuovamente la volatile Transocean (-5,78% a 16.31 franchi), che opera nel settore delle piattaforme petrolifere, ma hanno decisamente trascinato i listini verso il basso anche i pesi massimi difensivi, con Nestlé scivolata dell'1,60% (a 70.55 franchi), Novartis dell'1,41%(a 90.80 franchi) e Roche del 2,01% (a 287.00 franchi).

UBS tra i titoli finanziari ha ceduto l'1,74% (a 16.98 franchi), Julius Bär l'1,59% (a 43.99 franchi), ma molto peggio ha fatto Credit Suisse (-2,95% a 24.71 franchi).

Assicurativi al ribasso - Non sono sfuggiti al movimento al ribasso gli assicurativi (Zurich Insurance -1,90% a 299.90 franchi; Swiss Re -1,79% a 82.20 franchi) ed è proseguita nel segmento del lusso la discesa di Swatch (-1,52% a 446.20 franchi). Più marcata ancora la flessione della concorrente Richemont (-2,59% a 86.55), dopo i segnali di rallentamento in provenienza dalla Cina. Per il gruppo ginevrino quello cinese è infatti un mercato importante.

ABB in calo - Tutti di segno meno i valori più esposti ai cicli congiunturali, con ABB che ha fatto un passo indietro del 2,18% (a 20.15 franchi), Holcim dell'1,45% (a 68.10 franchi) e Geberit dell'1,30% (a 333.30 franchi).

Il caso Sika - Sul mercato allargato Sika, crollata nei giorni scorsi dopo l'annuncio del passaggio sotto il controllo della francese Saint-Gobain, si è ripresa e ha guadagnato il 5,13% (a 141.00 franchi).

ats

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