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CANTONE"Aiutiamo i nostri disoccupati": ora Facebook non basta più

07.11.14 - 08:51
Da contenitore di malumori sui social network ad associazione riconosciuta dagli enti pubblici come interlocutore: Ticino&Lavoro è cresciuto
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"Aiutiamo i nostri disoccupati": ora Facebook non basta più
Da contenitore di malumori sui social network ad associazione riconosciuta dagli enti pubblici come interlocutore: Ticino&Lavoro è cresciuto

BELLINZONA - Non lasciatevi ingannare dalle apparenze, dunque. Questo non è un gruppo che "vuole fare polemiche sterili e puntare il dito contro qualcuno", giura il vicepresidente Omar Valsangiacomo. Il logo “Lavoro prima ai residenti” definisce un obiettivo senza l’intenzione di trasformare Ticino&Lavoro in veicolo sterile o becero di scambio di accuse e caccia all’uomo: ne sia testimonianza il fatto che, in dieci mesi appena di esistenza, è già divenuto un interlocutore riconosciuto anche dagli enti pubblici.

"Di recente abbiamo inviato agli uffici di collocamento l’esito di un sondaggio che prova a tracciare le problematiche della gente comune. Attraverso il Partito popolare democratico abbiamo promosso un atto parlamentale. E la Camera di Commercio ha manifestato interesse nel nostro progetto". Nato quasi per gioco come pagina Facebook in cui raccogliere i malumori dei disoccupati ticinesi, Ticino&Lavoro ha presto assunto un atteggiamento attivo, così che non rimanesse l’ennesimo contenitore vuoto ma si adoperasse per individuare un percorso utile agli iscritti, già 3600. Tant’è che oggi diventa associazione a tutti gli effetti: passaggio necessario per essere formalmente riconosciuti all’esterno e cominciare una collaborazione proficua con le istituzioni.

I numeri hanno giocato a favore di un esito che, all’inizio del 2014, era tutt’altro che scontato. "Invece, in sei mesi abbiamo raccolto mille adesioni. E nella seconda metà dell’anno c’è stato un boom. Non è ancora finita: viaggiamo sulla ventina di adesioni al giorno". Cifre che lievitano se si considerano gli accessi quotidiani, i post, gli incoraggiamenti solidali e lo scambio di informazioni e di opinioni, a volta utili a trovare lavoro. Qualcuno ce l’ha fatta passando da qui. La maggioranza, invece, resta nel limbo. "Impossibile definire una fascia più problematica di altre. C’è di tutto. Molti sono ragazzi, per lo più si tratta di persone con scarsa esperienza o qualifiche. Ma capita anche qualche laureato. Bancari licenziati in seguito a un piano di ristrutturazione. E aumentano gli over cinquanta".

La prospettiva privilegiata da cui si guarda un fenomeno dato per scontato diventa ora una risorsa da impiegare in iniziative mirate. "Colpe? Certo la minore etica usata dalle aziende incide. Ma non ci importa individuare un responsabile. Preferiamo adoperarci per indicare vie d’uscita". Per i prossimi mesi il percorso è tracciato. "Ora che siamo un’associazione e abbiamo maggiore voce in capitolo, ci dedicheremo alla promozione delle relazioni tra disoccupato e datore di lavoro. Intendiamo collaborare con gli uffici di collocamento, con la Camera di Commercio, che si è già detta interessata. Sensibilizzare le aziende verso l’assunzione di personale locale e fornire strumenti utili al ricollocamento". Il primo sarà un portale che renderà meno occasionale l’incontro di domanda e offerta rispetto a quanto finora è accaduto tramite Facebook: realizzato in collaborazione con il gruppo Ticino Informato, sarà inaugurato il prossimo anno. E in primavera si progetta di scendere in piazza. "Vogliamo parlare al pubblico. Stiamo investendo gratuitamente il nostro tempo per sanare, nei limiti delle nostre possibilità, una situazione difficile".

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