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BANCHEGli impiegati di banca? "Intimoriti, stressati e uno contro l'altro"

01.02.13 - 10:45
Denise Chevret, la direttrice dell'Asib: "L'individualismo? Una "cultura" imposta ai lavoratori dalle aziende per risparmiare sugli stipendi"
Foto d'archivio (Keystone)
Gli impiegati di banca? "Intimoriti, stressati e uno contro l'altro"
Denise Chevret, la direttrice dell'Asib: "L'individualismo? Una "cultura" imposta ai lavoratori dalle aziende per risparmiare sugli stipendi"

Direttore, come stanno oggi gli impiegati di banca in Svizzera?
“Nelle banche in cui ci sono ristrutturazioni e tagli ai costi e regna l’incertezza, l'ambiente di lavoro è pessimo. Una situazione questa, comune a moltissimi istituti bancari”.

E' vero che questa fase di ristrutturazione non è la prima nella storia. A metà anni Novanta si assistette a megafusioni (si ricorda quella di UBS ed SBS) e a tagli dolorosi. Che differenza c'è tra ieri e oggi?
"Allora i piani sociali furono generosissimi. Ma non solo: c’erano ancora delle prospettive per il futuro. Oggi la piazza finanziaria deve ripensare il proprio futuro, ma non sa quale via imboccare. Non sappiamo più dove stiamo andando. E questo produce insicurezza, soprattutto perché la politica e le banche non danno risposte chiare, ma anche perché vi è una forte pressione, esercitata dagli stati esteri  nei confronti della Svizzera e delle sue banche”.

L’Asib chiede la fine del segreto bancario. E’ vero?
"No, noi non abbiamo detto questo.  Abbiamo semplicemente detto che il segreto bancario è in grande difficoltà. Il segreto bancario in vigore fino a tre anni fa, non esiste più.  Quello che noi diciamo è che sarebbe un po' riduttivo dire che il successo delle banche svizzero dipenda esclusivamente tutto dal segreto bancario. Esso è dovuto alla qualità del servizio delle nostre banche e alle istituzioni svizzere, molto solide. Chiaramente ora occorre capire se è più opportuno cercare di difendere quel che resta del segreto bancario o se cercare una strategia per salvaguardare i posti di lavoro della piazza finanziaria negoziando condizioni interessanti con una strategia offensiva".

Torniamo alla situazione lavorativa degli impiegati di banca. Nell’immaginario collettivo si considera il bancario una sorta di figura professionale privilegiata rispetto agli impiegati degli altri settori. Il tempo dei bonus, degli aperitivi, delle grandi cene sono ormai un ricordo?
“Noi rappresentiamo gli impiegati di banca, non i manager. I normali impiegati di banca, direttori compresi, lavorano molte ore. Le cito un dato: in media sono 110 le ore annuali di lavoro straordinario pro-capite non compensate.  Questo testimonia il fatto che sugli impiegati viene esercitata una grande pressione affinché vengano raggiunti gli obiettivi prefissati. Oltre a ciò, vi è una estrema competizione tra impiegati stessi. Vengono messi in concorrenza, uno contro l’altro”.

110 ore sono tante, ma è anche vero che i bancari guadagnano meglio rispetto ad altri impiegati di altri settori…
“Non come si crede. Lo stipendio minimo in banca è di 50mila franchi all’anno. Questo rappresenta meno di 3900 franchi mensili per 13 mensilità. Certo, gli stipendi sono più alti rispetto ad altri settori come la vendita o la ristorazione, ma il problema semmai è che in questi due settori gli stipendi non sono abbastanza alti. Nelle banche il problema è rappresentato dagli stipendi di una minoranza di manager”.

In Ticino si respira una certa inquietudine: si parla di concorrenza agguerrita dall’Italia e di assunzioni di personale proveniente dall’Italia a scapito di quello residente. Lei percepisce questa preoccupazione? Le sono arrivate segnalazioni di questo fenomeno?
“No, io non l’ho percepito. Nell’ambito bancario questo fenomeno è meno grave rispetto ad altri settori. Le banche vogliono la sicurezza e la fiducia, prima di tutto. Uno svizzero che vive in Svizzera, può rappresentare meglio, a livello simbolico, questo tipo di sicurezza per una banca.  A preoccupare sono più che altro quelle piccole banche, che arrivano, ma poi spariscono. In tutti i casi la preoccupazione esiste e ci sono anche giunte alcune segnalazioni in merito. Fortunatamente il fenomeno, dalle informazioni a nostra disposizione, nelle banche è relativamente contenuto, mentre nelle fiduciarie la situazione potrebbe più facilmente sfuggire di mano".

La vostra associazione conta un’adesione del 5% tra gli impiegati di banca…
“Sono troppo pochi, è vero. Ma questo è il risultato del processo di individualizzazione dei contratti di lavoro. Per esempio, una volta eravamo noi il referente per la discussione sugli aumenti salariali. Gli aumenti salariali generali non esistono più. L’aumento salariale, se c’è, è individuale. Così si sviluppa uno spirito di concorrenza, a scapito della solidarietà. Ma così facendo è pericoloso. Perché insieme si può meglio difendere i propri interessi. Gli esempi lo dimostrano, in due casi, con la Banca Commerciale di Lugano e la CPC. Siamo riusciti ad ottenere dei piani sociali migliori, rispetto a quelli offerti”. Gli impiegati erano uniti e si sono rivolti a noi per l'organizzazione e la consulenza".

Il 5% è rimasto stabile nel tempo?
“Registriamo piuttosto una perdita di membri della nostra associazione. C’è chi va in pensione o chi cambia lavoro. Una volta la fluttuazione fisiologica non rappresentava un problema. Si diventava automaticamente membri dell’associazione. Oggi non è più così, e anche se c’è la crisi, gli iscritti diminuiscono. Questo perché non esiste più la percezione collettiva della necessità. Le persone si rivolgono a noi soltanto quando hanno un problema individuale. Spesso arrivano troppo tardi per potere difendere i loro interessi. L’adesione collettiva permetterebbe una difesa più efficace”.

E’ vero che il bancario è considerato, a volte, una persona piuttosto individualista e un po’ carrierista..
“L’individualismo è un fenomeno presente non soltanto a livello bancario, ma è generale. L’individualismo è stata una cultura imposta ai lavoratori dalle aziende. E questo semplicemente per risparmiare sugli stipendi”.

Il suo appello è quindi: sindacalizzatevi tutti?
“No, io preferirei dire: organizzatevi . E’ importante questa distinzione. Noi ci impegniamo affinché gli impiegati possano organizzarsi per difendere i loro diritti, rispettando la loro cultura e le loro aspirazioni. Siamo un’associazione di impiegati di banca che cerca di organizzarli in modo tale da dare loro una voce che possa avere la risonanza necessaria che dia la possibilità di aumentare le condizioni di lavoro”.

Dire sindacato è troppo di sinistra?
“Da alcuni è percepito così.”

Al Tages-Anzeiger lei ha dichiarato che molti impiegati di banca fanno massiccio uso di farmaci…
“Mi sono riferita a uno studio ticinese del 2004 pubblicato dal dottor Domenighetti” che dimostra che il 25% degli impiegati di banca assume dei farmaci antidepressivi o sonniferi. Una percentuale maggiore rispetto ai dipendenti delle altre categorie, che si ferma al 10%.

Eppure i bancari hanno spesso a disposizione  strutture sportive dove poter allenarsi e mantenersi in forma.
“E’ una possibilità per sfogarsi. Ma quando ci sono stress e tensioni estremi, lo sport non basta”.

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