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STATI UNITIStabilizzazione della Siria, Trump cancella i fondi

19.08.18 - 19:11
Il presidente agisce secondo il mantra dell'America First: è il primo segnale concreto del disimpegno di Washington sul fronte siriano. Critiche dai democratici. Preoccupazione al Pentagono
Keystone
Stabilizzazione della Siria, Trump cancella i fondi
Il presidente agisce secondo il mantra dell'America First: è il primo segnale concreto del disimpegno di Washington sul fronte siriano. Critiche dai democratici. Preoccupazione al Pentagono

WASHINGTON-  Stop ai fondi Usa per la stabilizzazione della Siria, in nome dell'"America first": l'annuncio di Donald Trump è il primo segnale concreto del disimpegno americano sul fronte siriano, per ora sul piano economico, in futuro probabilmente anche su quello militare, lasciando così il Paese sotto il controllo di Vladimir Putin.

Ma è anche una conferma del monito del tycoon che il mondo non può più fare affidamento sugli aiuti di Washington, almeno quando non rispondono ai suoi interessi strategici.

«Gli Stati Uniti hanno messo fine al ridicolo pagamento annuale di 230 milioni di dollari per la Siria. L'Arabia Saudita e altri ricchi Paesi del Medio Oriente cominceranno a pagare invece degli Usa. Io voglio sviluppare gli Stati Uniti, le nostre forze armate e i Paesi che ci aiutano!», ha twittato il presidente americano.

I soldi erano destinati a stabilizzare le aree nella Siria settentrionale ed orientale liberate dall'Isis, riparando ad esempio la rete idraulica, rimuovendo macerie e mine inesplose, in modo da convincere le centinaia di migliaia di rifugiati siriani a tornare nel proprio Paese, quegli stessi rifugiati cui Trump ha largamente vietato l'ingresso in Usa. In fondo briciole rispetto a quanto servirà per la ricostruzione di un Paese distrutto dalla guerra.

I finanziamenti bloccati fanno parte di circa tre miliardi di aiuti stanziati dal Congresso in modo bipartisan che l'amministrazione ha rifiutato di spendere e che può annullare o restituire al Tesoro. Nel caso della Siria si è deciso di destinarli ad altre priorità non meglio definite.

La decisione ha già sollevato le critiche dei democratici e di qualche repubblicano, nonché la preoccupazione del Pentagono, e deluderà anche gli alleati del Golfo persico e gli europei, preoccupati che arrivino nuove ondate di profughi. Ne hanno discusso ieri sera nel loro vertice anche la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente russo Putin, che ha chiesto un maggiore aiuto umanitario della Ue per favorire il rientro dei profughi, non solo dalla Siria ma da tutta la regione.

L'amministrazione Usa ha assicurato che la mossa non rappresenta una marcia indietro sugli obiettivi americani in Siria, sottolineando che il taglio dei fondi sarà compensato dall'impegno per 300 milioni di dollari di altri Paesi del Golfo, come aveva chiesto Trump: l'Arabia Saudita ne ha già messi 100, gli Emirati Arabi ne metteranno 50.

Ma il commander in chief ha già dichiarato che intende ritirare le truppe Usa dalla Siria - non appena saranno definitivamente sconfitte le ultime sacche di resistenza dell'Isis - per sostituirle con soldati di Paesi arabi.

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