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SVIZZERA / ITALIASimone Billi, dalla Svizzera al Parlamento di Roma

26.03.18 - 06:00
Fiorentino ma da sei anni residente nel Canton Argovia, sarà il rappresentante degli elettori italiani: per loro «bisognerà fare un lavoro specifico»
Simone Billi, dalla Svizzera al Parlamento di Roma
Fiorentino ma da sei anni residente nel Canton Argovia, sarà il rappresentante degli elettori italiani: per loro «bisognerà fare un lavoro specifico»

ROMA - Venerdì scorso è stato il suo primo «giorno di scuola», come lui stesso l’ha definito durante la nostra conversazione. Parliamo di Simone Billi, esponente della Lega ed eletto con la coalizione di centro-destra quale deputato all’estero grazie ai 13’705 voti ottenuti (6’351 nella sola Svizzera), secondo i dati ancora parziali pubblicati dal ministero dell’Interno italiano.

Il primo nodo da sciogliere, spiega, è quello dell’elezione dei presidenti di Camera e Senato, che ha richiesto un impegno a oltranza da parte dei parlamentari. Il risultato, lo si è visto nel weekend, è stata l'elezione della forzista Maria Elisabetta Alberti Casellati a Palazzo Madama e di Roberto Fico (MoVimento 5 Stelle) a Montecitorio. 

Cosa deve fare la politica per gli italiani che vivono all’estero, compresa la Svizzera?

«Deve portare avanti le istanze di noi italiani all’estero di fronte al Parlamento di Roma. Il mio programma elettorale è stato studiato anche in collaborazione con gli elettori. I punti sono già in ordine di priorità: in primis l’Imu, visto che l’abitazione degli italiani all’estero non è da considerarsi seconda casa ai fini fiscali; poi l’esenzione fiscale sulle pensioni per agevolare il rientro dei pensionati e per non costringere chi ne percepisce una bassa ad emigrare; poi, ed è molto importante, la sanatoria sui redditi già tassati per i giovani che si sono iscritti con ritardo all’Aire (l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero, ndr). Per loro è un grosso rischio dal punto di vista fiscale ed è un problema molto sentito ad esempio a Londra, dove ci sono moltissimi giovani che si sono trasferiti senza iscriversi».

Come vede gli attuali rapporti politici tra Italia e Svizzera?

«Non sono dei più idilliaci, chiaramente: soprattutto con il libero scambio d’informazioni a livello bancario e finanziario i rapporti si sono un po’ irrigiditi. Bisognerà lavorare su questo».

Uno dei temi “caldi” tra Svizzera e Italia è quello dei frontalieri: solo in Ticino sono quasi 65mila. Qual è la sua posizione in merito alla questione?

«È l’argomento scottante per quello che riguarda il Ticino, ne sono assolutamente consapevole. Bisognerà tenere in considerazione le esigenze di tutti e lavorarci, ma non sarà facile».

Ha un’idea chiara su quale sarà la composizione del prossimo governo italiano?

«A me piace sempre essere sincero e anche molto sintetico, e quindi rispondo in modo molto veloce: no. Per ora sono solo rumors, idee e proposte. Non c’è niente di definitivo e la situazione è molto incerta».

Lei ha già incontrato Matteo Salvini dopo le elezioni: ha avuto modo di parlargli di questi argomenti?

«Sì, la prima cosa che gli ho detto è che per gli italiani all’estero bisognerà fare un lavoro specifico, partendo dal mio programma, ma sono disponibile a sentire anche le voci degli altri eletti per vedere di portare le istanze e le esigenze di noi italiani all’estero a Roma».

Lei è un esponente della coalizione di centro-destra ma in Svizzera il più votato è stato il Partito Democratico, che in Italia è andato decisamente male: come lo spiega?

«È assolutamente chiaro: in Svizzera il Pd ha la rete dei patronati e dell’associazionismo italiano tutta per sé, quindi non è stata una sorpresa».

Lei è fiorentino ma vive da sei anni a Wettingen, nel canton Argovia: come trova la Svizzera?

«È uno dei Paesi migliori al mondo dove poter vivere. Lo dico con rammarico: è anche meglio dell’Italia. Purtroppo. Essendo di Firenze, poi, posso dire che Wettingen e la Svizzera sono meglio di Firenze per la qualità della vita in generale: servizi pubblici, sanità, assistenza, viabilità e tutto il resto. Vorrei portare la mia esperienza dell’amministrazione svizzera in Italia».

L’italiano, pur essendo lingua nazionale in Svizzera, negli ultimi anni tende a essere marginalizzato. Ha intenzione di spendersi per la sua promozione?

«Certo, è una delle cose importanti del mio programma anche se non è al primo posto. Ci sto già lavorando, per esempio con una rete tra le scuole italiane all’estero».

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