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STATI UNITI«I leader nordcoreani? Credo siano sinceri»

07.03.18 - 07:47
Il presidente Donald Trump vede degli spiragli di apertura nella crisi. Giappone: «La pressione su Pyongyang non cambia»
Keystone
«I leader nordcoreani? Credo siano sinceri»
Il presidente Donald Trump vede degli spiragli di apertura nella crisi. Giappone: «La pressione su Pyongyang non cambia»

WASHINGTON - Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ritiene che negli spiragli di apertura i leader nordcoreani «siano sinceri. Spero che lo siano». Lo ha detto rispondendo a giornalisti in conferenza stampa.

Alla domanda su cosa abbia contribuito a tali sviluppi, Trump ha dapprima scherzato, rispondendo: «Io...», poi ha affermato che le sanzioni sono un fattore importante, ma anche l'aiuto della Cina.

Inviati di Moon in Usa - Gli inviati speciali del presidente sudcoreano Moon Jae-in, tornati ieri dalla missione di due giorni a Pyongyang, ripartiranno domani per gli Usa per una visita di due giorni allo scopo di riferire i risultati dei colloqui avuti col leader Kim Jong-un.

Secondo alcuni funzionari dell'Ufficio presidenziale citati dalla Yonhap, la delegazione guidata ancora da Chung Eui-yong, consigliere sulla sicurezza di Moon, e con Suh Hoon, capo dell'intelligence, consegnerà un "imprecisato messaggio" dello Stato eremita.

Il viaggio concluso a Pyongyang ha portato a risultati giudicati "eccezionali" da molti osservatori a causa delle inconsuete e ampie concessioni fatte da Kim, tra cui la proposta di un terzo summit intercoreano tra leader al villaggio di confine di Panmunjom prima della fine di aprile.

Ieri Chung, in un brefing con i media, ha riferito che Kim ha espresso con chiarezza la volontà di avviare colloqui con gli Usa, aprendo alla denuclearizzazione e offrendo la "moratoria" sullo sviluppo di nucleare e missili per far partire un dialogo stabile con Washington.

«Non possiamo rivelare tutto ai media, ma noi abbiamo altre vedute della Corea del Nord che consegneremo agli Usa durante la visita», ha detto Chung. Dopo gli Usa, la delegazione si dividerà: Chung andrà in Cina e Russia, mentre Suh in Giappone. Gli altri Paesi del Tavolo a Sei sul nucleare nordcoreano, in stallo da dicembre 2008, saranno così informati degli sviluppi con l'obiettivo di far ripartire il negoziato.

Giappone: «La pressione su Pyongyang non cambia» -  «Il Giappone continuerà a esercitare la necessaria pressione sulla Corea del Nord fino allo stop unilaterale del suo programma missilistico e nucleare, nonostante i recenti proponimenti espressi dal regime di Pyongyang sul processo di denuclearizzazione, nel corso delle trattative con il sud». Lo ha detto il capo di Gabinetto Yoshihide Suga, confermando l'atteggiamento di cautela manifestato dal premier Shinzo Abe.

Suga ha sottolineato l'importanza del coordinamento delle diplomazie di Giappone, Stati Uniti e Corea del Sud, aggiungendo che Tokyo continua a sostenere la posizione del vice presidente degli Usa Mike Pence nel considerare tutte le opzioni valide, inclusa quella militare.

Alla domanda di un giornalista su quale fosse a suo avviso il motivo dominante che ha portato al dialogo diretto tra le due delegazioni, Suga ha preferito non rispondere, spiegando di non aver ricevuto ancora il rapporto ufficiale dal governo sudcoreano. Sebbene non sia stato ancora confermato, è probabile che Seul spedisca a Tokyo Suh Hoon, il direttore generale dei servizi segreti che era parte della delegazione sudcoreana in visita a Pyongyang.

Moon: «Troppo presto per l'ottimismo» - Il presidente sudcoreano Moon Jae-in ha affermato di credere sia «ancora troppo presto per essere ottimisti» sugli sviluppi dei rapporti col Nord e sul processo di denuclearizzazione. «Siamo solo alla linea di partenza», ha aggiunto incontrando i leader dei cinque principali partiti politici alla Blue House, la sede della presidenza, nel resoconto della Yonhap.

«Siamo adesso a un punto molto critico negli sforzi per stabilire la pace e la denuclearizzazione nella penisola», ha proseguito.

Le valutazioni di Moon sono maturate all'indomani del rientro a Seul degli inviati speciali mandati per due giorni al Nord per incontrare il leader Kim Jong-un: sono tornati col la convergenza su di un terzo summit intercoreano tra leader da tenere entro fine aprile e con l'offerta di moratoria da parte di Pyongyang su nucleare e missili per far partire il dialogo diretto con gli Usa.

Moon ha espresso anche fiducia sulla ripresa dei contatti tra Pyongyang e Washington, condizione necessaria per intavolare la discussione sulla denuclearizzazione della penisola.

La riunione con i leader di partito è la terza da quando Moon è salito alla presidenza lo scorso maggio, ma la prima con la piena partecipazione visto che le prime due sono state boicottate dai partiti di opposizione.

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