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FRANCIAMacron alla Sorbona lancia gli Stati Uniti d'Europa

26.09.17 - 20:59
Macron alla Sorbona lancia gli Stati Uniti d'Europa

PARIGI - Emmanuel Macron in cattedra, alla Sorbona, ridisegna l'Europa. Il presidente francese lancia la sua "iniziativa": cambiare marcia, tagliare le inefficienze, istituire un esercito comune, un bilancio, un ministro delle Finanze, integrare davvero i partner, dalla scuola che dovrà insegnare a tutti due lingue all'intelligence che deve proteggere dal terrorismo. Macron vuole gli Stati Uniti d'Europa.

Gruppi di studenti lo aspettano al varco fuori dalla storica università parigina: "Vattene Macron, in facoltà non c'è posto per te!", gridano tra fischi, slogan e qualche fumogeno. Altri, attenti e pronti a fargli domande, lo ascoltano seduti nell'anfiteatro, con politici, diplomatici, giornalisti. C'è il parterre delle grandi occasioni per il "discorso europeo", annunciatissimo dall'Eliseo e incastonato fra le elezioni tedesche e il vertice con l'Italia di domani a Lione e quello europeo di venerdì a Tallinn. A lanciare gli applausi a scena aperta in tribuna i fedelissimi, fra cui l'ex eurodeputato Verde, Daniel Cohn-Bendit.

L'orizzonte del programma di "rifondazione" di un'Europa definita "debole, lenta e inefficace" è quello del 2024, più precisamente del giorno della cerimonia inaugurale delle Olimpiadi 2024, a Parigi. Quel giorno, "risuonerà l'Inno alla Gioia, la bandiera europea sventolerà accanto a quelle nazionali", annuncia il presidente, da alcuni soprannominato 'Jupiter' (Giove), da altri Napoleone.

"Sicurezza, senza di questo non c'è il vivere insieme". Macron sa che oggi è la prima delle condizioni per andare avanti. E la sistema al primo posto, dilungandosi negli annunci a effetto: di fronte al "disimpegno degli Stati Uniti" e ad un "fenomeno terroristico duraturo", c'è bisogno di una "procura comune antiterrorismo", di una "accademia europea dell'intelligence", di un "ufficio europeo dell'asilo" per filtrare i migranti aventi diritto e di una "polizia europea delle frontiere". La Difesa non è da meno e, bando agli indugi soprattutto francesi di tanti anni, via verso una "forza di intervento comune europea", una sorta di esercito Ue che dovrebbe muovere i primi passi addirittura nel 2020, con un "bilancio comune" per la Difesa e una "strategia di intervento" condivisa.

Durante tutto il lungo discorso Macron, insieme al tentativo di dare forza al suo progetto innovativo, ha sempre cercato di sottolineare sprechi, inutilità e soprattutto vecchi schemi superati, come quello delle "elezioni europee che ogni Paese gestisce senza mai parlare di Europa". E così, basta con la paura dell'Europa "a due velocità", perché già esiste "e non dobbiamo avere paura di dirlo e di volerlo": serve un "cuore", un "nucleo" europeo, poi altri Paesi che possono situarsi a distanze più o meno grandi dallo "zoccolo rafforzato" di quei Paesi che vanno più veloce verso una piena integrazione: "Nessuno resterà fuori, ma chi non vuole partecipare non deve impedire agli altri di procedere". In quello che immagino, "la Gran Bretagna non può non avere il suo posto".

Ma è alla partnership con la Germania che rivolge sempre il primo pensiero Macron, congratulandosi ancora con la cancelliera per gli altri 4 anni di lavoro comune nella stabilità: il "nuovo slancio" dovrà essere sancito da un secondo "trattato dell'Eliseo" (il primo risale al 22 gennaio 1963, firmato da de Gaulle e Adenauer) da firmare proprio nella ricorrenza del prossimo 22 gennaio.

Taglio dei commissari europei (da 30 a 15), tassa sulle transazioni finanziarie devoluta all'aiuto allo sviluppo, budget più importante per la zona euro, con un ministro delle Finanze proprio, liste transnazionali al Parlamento europeo, "mercato unico digitale" per proteggere "i dati economici delle nostre imprese", carbon tax che deve pesare sulle imprese che inquinano: negli Stati Uniti d'Europa di Emmanuel Macron c'è proprio tutto. Compresa l'integrazione degli studenti, che "dovranno uscire dalla scuola parlando due lingue europee".

Si alzano in piedi anche loro, i ragazzi della Sorbonne, per applaudire il presidente. Una standing ovation nel prestigioso anfiteatro, mentre fuori i contestatori sono tornati a casa.
 
 

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