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REGNO UNITOVia libera alla legge sulla Brexit

12.09.17 - 20:27
May canta vittoria, ma l'iter per la revoce della potestà legislativa dell'Ue è lungo
Keystone
Via libera alla legge sulla Brexit
May canta vittoria, ma l'iter per la revoce della potestà legislativa dell'Ue è lungo

LONDRA - Theresa May canta vittoria dopo aver superato a notte fonda la prova cruciale del voto sulla Great Repeal Bill, la legge quadro su cui intende costruire la Brexit. Nonostante la maggioranza risicata, la premier Tory britannica è riuscita a tenere botta ai Comuni, con uno scarto un po' più netto del previsto - 326 voti favorevoli contro 290 - e controllando i focolai di ribellione nel suo partito.

Ma lungo l'iter del provvedimento che permetterà al Regno Unito di revocare la potestà legislativa dell'Ue e riassorbire le norme europee - per poi decidere quali mantenere e quali no - rimangono ostacoli da superare: incluse le divisioni in seno ai Conservatori, che in realtà continuano a covare sotto la cenere.

«È un risultato storico», ha esultato May, assicurando che la Grande Legge di Revoca offrirà «certezza e chiarezza» e una base solida per le trattative sul divorzio da Bruxelles.

Trattative che peraltro procedono a rilento, fra mille difficoltà e attriti, con la Gran Bretagna e l'Ue lontane per ora dal trovare un compromesso sulle questioni chiave.

La premier vuole sfruttare in ogni modo la vittoria nel Parlamento nazionale per dare nuovo impulso a un processo che rischia altrimenti di non rispettare i tempi previsti dai trattati (il quarto round dei negoziati scatterà il 25 settembre, secondo quanto le parti hanno concordato oggi). Anche se si rende conto d'avere tutta una serie di grane davanti e ammette che «c'è ancora molto da fare». A partire proprio dalla Repeal Bill che dovrà superare un nuovo test, articolo per articolo, da parte di una commissione della Camera dei Comuni prima di venire sottoposta alla seconda lettura dell'assemblea.

Permane dunque il rischio di una 'imboscata' da parte di quei deputati Tory 'pro Ue' che hanno piegato il capo nel primo voto, per evitare lo spettro di una crisi di governo e magari di dover cedere il potere al Labour di Jeremy Corbyn, ma che sugli emendamenti promettono battaglia. Si parla già di una montagna di modifiche su singoli punti del testo, 157 per un totale di 59 pagine, presentate sia dai Tories 'malpancisti', sia dai laburisti e dagli altri gruppi di opposizione.

La partita si giocherà nelle prossime settimane in un clima che di sicuro non pare idilliaco. Le incertezze della Brexit pesano sull'economia del Paese e la riprova è l'aumento inaspettatamente significativo dell'inflazione, salita al 2,9% ad agosto sullo sfondo di una sterlina indebolita dopo il referendum sull'addio all'Ue.

Ma nella società britannica si sta assistendo pure a un'impennata delle discriminazioni contro i cittadini comunitari, a quanto sembra. Lo denunciano il gruppo The3million, che rappresenta immigrati dai Paesi dell'Unione, e il Labour. Un fenomeno a cui il progressista Guardian dedica oggi la prima pagina, sottolineando come le proteste abbiano costretto alla fine lo stesso governo a promettere di far luce sulle denunce. Fra i casi più ricorrenti, si parla di annunci di lavoro in cui si specifica che i candidati devono avere un passaporto britannico. Mentre ci sono anche agenzie immobiliari che privilegiano clienti isolani o chiedono improvvise garanzie supplementari agli inquilini del continente. E distinzioni del genere emergono perfino in alcune agenzie di viaggi. Come a dire che la via della Brexit resta lunga e tortuosa.

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