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STATI UNITITrump ammette: «Sono indagato per aver licenziato il capo dell'FBI»

16.06.17 - 20:22
Keystone
Trump ammette: «Sono indagato per aver licenziato il capo dell'FBI»

WASHINGTON - Ora non è più una semplice indiscrezione: Donald Trump è indagato dal procuratore speciale che coordina le indagini sul Russiagate, che vuole capire se il presidente americano abbia tentato di ostacolare la giustizia licenziando il capo dell'Fbi James Comey.

È lo stesso tycoon - nel giorno in cui cadono i due anni dalla sua candidatura alla Casa Bianca - ad ammettere per la prima volta e pubblicamente di essere oggetto di indagine. E lo fa a suo modo, con un tweet in cui si scaglia contro i responsabili di quella che torna a definire "una caccia alle streghe".

"Sono indagato per aver licenziato il direttore dell'Fbi dall'uomo che mi ha detto di licenziare il direttore dell'Fbi", ironizza. Il riferimento sembrerebbe essere al vice ministro della giustizia Rod Rosenstein, il funzionario che fornì alla Casa Bianca la lettera con le motivazioni del clamoroso siluramento di Comey.

Non a caso, subito dopo il tweet presidenziale, Rosenstein parlando coi suoi avrebbe minacciato di astenersi a sua volta dalle indagini sul Russiagate. Un passo indietro già compiuto a suo tempo dal ministro della giustizia Jeff Sessions, travolto dai sospetti per i suoi contatti con funzionari di Mosca.

Insomma, la situazione si fa sempre più ingarbugliata per Trump, che sente il cerchio stringersi e lo spettro dell'impeachment in agguato. Anche perché - sempre da indiscrezioni di stampa - il procuratore speciale Robert Mueller starebbe ora indagando sugli affari del genero e fidato consigliere Jared Kushner.

Nel mirino degli investigatori, in particolare, tutte le transazioni finanziarie e le operazioni imprenditoriali compiute dal marito di Ivanka Trump, a caccia di qualcosa che possa ricondurre a legami con ambienti vicini all'establishment russo.

Si scava anche sul fronte delle operazioni finanziarie compiute da altri fedelissimi di Trump, come l'ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn e l'ex responsabile della campagna elettorale del tycoon Paul Manafort.

I media Usa avevano già svelato nelle scorse settimane come Kushner fosse coinvolto nelle indagini del Russiagate, considerandolo "persona di interesse". Una notizia che mise in serio imbarazzo il presidente Trump durante il summit del G7 a Taormina, con il genero costretto a rientrare in fretta e furia negli Stati Uniti insieme alla moglie Ivanka.

Ma allora nel mirino c'erano solo l'incontro di Kushner con l'ambasciatore russo a Washington Sergei Kislyak (in cui avrebbe proposto di creare un canale diretto e segreto tra Casa Bianca e Cremlino) e quello con Sergei Gorkov, numero uno della Vnesheconombank, banca di proprietà dello stato russo.

Che l'indagine coordinata dal procuratore speciale si stia allargando a macchia d'olio emerge anche da un'altra indiscrezione del New York Times, secondo cui i legali dell'ex 'transition team' di Trump avrebbero ordinato a tutti gli ex componenti del gruppo di conservare ogni documento o materiale che possa essere di interesse nelle indagini sul Russiagate: "È un dovere", si legge nel memo ottenuto dal giornale.

Vista l'aria che tira a preoccuparsi è anche il vicepresidente Mike Pence, che ha deciso di assumere anche lui un legale privato che lo aiuti a gestire un suo eventuale coinvolgimento nel Russiagate. Una mossa che qualcuno vede anche come una prima - seppur minima - presa di distanza da un presidente sempre più coinvolto. Anche se "dopo sette mesi ancora nessuna prova", si difende Trump. Ancora su Twitter.
 
 

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