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REGNO UNITOE se May non vincesse le elezioni?

31.05.17 - 20:35
Un sondaggio rivela la rimonta di Jeremy Corbyn, leader del partito laburista
Keystone
E se vincesse Corbyn?
E se vincesse Corbyn?
E se May non vincesse le elezioni?
Un sondaggio rivela la rimonta di Jeremy Corbyn, leader del partito laburista

LONDRA - Contrordine in Gran Bretagna: la premier Theresa May potrebbe anche non vincere le elezioni dell'8 giugno. E il leader del Partito laburista Jeremy Corbyn potrebbe non perderle.

Se non altro a prendere per buono l'ultimo dei sondaggi che in questi giorni hanno scandito la graduale rimonta d'un Labour tornato alle origini del socialismo su un Partito Conservatore aggrappato alla bandiera della Brexit quasi come unico fattore di consenso.

La rilevazione che fa risvegliare l'interesse per una campagna elettorale finora ai limiti del soporifero è di YouGov, uno degli istituti demoscopici più accreditati del Regno (svarioni recenti a parte), e campeggia oggi sul Times di Rupert Murdoch, giornale tutt'altro che filo-corbyniano. Realizzata non su un campione nazionale, bensì collegio per collegio, solo terreno di scontro che conti nel sistema britannico, ipotizza un'autentica debacle per il partito della May. Almeno rispetto alle aspettative trionfali delle settimane scorse. Il gruppo Tory, stando a questo calcolo, potrebbe ritrovarsi in fin dei conti con 20 seggi in meno del 2015, perdere la maggioranza assoluta e strappare un bottino di non più di 310 deputati ai Comuni: contro i 326 che ne occorrono per governare da soli.

Per converso i laburisti di Corbyn, inviso all'establishment e a buona parte della nomenklatura del suo stesso partito, possono sperare di portare a casa il miglior risultato da una decina d'anni, recuperando 30 seggi sul 2015 e tornando verso quota 260. In sostanza un 'hung parliament', come viene chiamato oltre Manica, ossia un Parlamento costretto ad affidarsi a una qualche coalizione. Prospettiva del tutto inattesa per i Tories, quando lady Theresa decise a sorpresa di giocarsi la carta delle elezioni anticipate, scommettendo sulla "debolezza" dei rivali e sulla possibilità di capitalizzare l'appello per un governo più "forte e stabile" in grado di negoziare senza tentennamenti con Bruxelles l'uscita dall'Ue entro il 2019.

Non che il calcolo non possa ancora funzionare. Lo stesso Times e vari esponenti politici mettono in dubbio l'affidabilità della stima seggio per seggio fatta da YouGov a 8 giorni dalle urne. Ma di certo la partita non è più così scontata. Mentre i mercati si innervosiscono, la sterlina arretra e uno studio della London School of Economics nota come i primi contraccolpi del cammino verso la Brexit inizino a farsi sentire su larghi settori dell'elettorato, in un Paese che - Londra a parte - già sconta sacche di malessere e disuguaglianza sociale endemica.

May prova a reagire, dopo il deludente primo duello indiretto televisivo con il 'compagno Jeremy', cercando di riproporre quell'immagine di erede della 'lady di ferro' che qualcuno forse frettolosamente le aveva elargito e di scrollarsi di dosso gaffe e sfottò, sebbene dilaghi la versione satirica registrata da una 'band anti-austerity' d'una canzone che la sbeffeggia come "bugiarda" ('Liar, liar'). Ma soprattutto ricorre agli attacchi personali al vecchio radicale Corbyn. Dice di non essere pentita d'aver convocato le elezioni e invita a non inseguire ogni sondaggio. Accusa quindi il rivale di volere "un'immigrazione incontrollata" e di non garantite la sicurezza nazionale. "Conta solo il voto dell'8 giugno", conclude infine, giustificando la sua 'fuga' dai faccia a faccia in tv come una scelta di serietà.

Corbyn, però, a questo punto un po' incomincia a crederci. E così, dopo aver a lungo escluso ogni idea di coalizione, apre oggi a un appoggio esterno degli indipendentisti scozzesi dell'Snp di Nicola Sturgeon - in nome di analoghe piattaforme economico sociali 'di sinistra' e magari di una intesa per una Brexit più soft - in modo da scalzare i Conservatori se i numeri lo permetteranno. "Sono qui per vincere", rilancia 'Jeremy il rosso' commentando i sondaggi e riecheggiando il suo cavallo di battaglia contro i tagli a sanità pubblica e scuola. Intanto tenta di sfruttare l'onda, accettando in extremis di partecipare dagli schermi della Bbc a una tribuna a 7 fra leader di partito, malgrado il forfait di May. Per ripetere che l'assenza della premier è ormai "un segno di debolezza, non di forza".

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COMMENTI
 

shooter01 6 anni fa su tio
avevano fatto una buona scelta, stanno facendo di tutto per minargliela.

mgmb 6 anni fa su tio
Befana più, befana meno, non cambia molto.

Danny50 6 anni fa su tio
Dopo aver tergiversato nel depositate la clausola 50 e aver rischiato il marcia indietro del parlamento e subito lo sberleffo della corte suprema decide poi di lanciare quedte inutili vitazioni generali mettendo a rischio i tories che rischiano di perdere il governo. A forza di decisioni strategiche sballate rischiamo di vedere lo UK in ginocchio da Bruxelles, come la CH.
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