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REGNO UNITOÈ un Regno (sempre meno) Unito

13.03.17 - 21:09
Londra è pronta alla Brexit, ma Edimburgo non ci sta e invoca la seccessione
Keystone
È un Regno (sempre meno) Unito
Londra è pronta alla Brexit, ma Edimburgo non ci sta e invoca la seccessione

LONDRA - La Gran Bretagna è pronta a imboccare la strada dell'uscita dall'Ue, ma la Scozia non ci sta e si aggrappa all'idea di poter uscire semmai dal Regno ipotizzando un referendum bis sulla secessione fra il 2018 e il 2019.

È un gioco di specchi quello che si consuma in un giorno storico per l'isola, segnato dall'ultimo giro di giostra parlamentare prima del grande 'passo' verso la Brexit: una sfida da vincere per il governo Tory di Londra; un salto nel buio da evitare (se si potrà) per quello indipendentista d'Edimburgo.

Le eredi d'una tenzone secolare che affonda le sue radici nel tragico duello fra le sovrane Elisabetta I d'Inghilterra e Maria Stuarda di Scozia si chiamano oggi Theresa May e Nicola Sturgeon. La prima ha chiuso stasera la sua partita a Westminster, dopo un mesetto di dibattito e di ping pong fra Camera Bassa e Camera Alta che in sostanza non ha cambiato nulla. E porta a casa una legge - ripristinata dalla maggioranza ai Comuni nel testo gradito all'esecutivo, con l'abrogazione degli emendamenti dei Lord sulle garanzie a priori dei diritti dei cittadini Ue e su una sorta di diritto di veto del parlamento sull'esito del negoziato - che le permette d'avviare senza vincoli di sorta il percorso formale per l'addio al club dai 28 entro due anni (salvo proroghe).

Il negoziato potrebbe scattare già domani, con la notifica dell'articolo 50 del Trattato di Lisbona. O magari slittare all'ultima settimana di marzo, stando ai media. In ogni caso nel rispetto della scadenza di fine mese indicato con largo anticipo e in tono perentorio dalla signora primo ministro di Sua Maestà: ancora una dama inglese di ferro nel destino di Bruxelles, sulle orme di Margaret Thatcher.

Senonché, a rubare la scena a Theresa ci ha pensato Nicola, sua nemesi scozzese. La quale, esaurito il dialogo fatto di sorrisi a denti stretti tentato all'indomani della consultazione referendaria pro Brexit del 23 giugno nella quale la Scozia come l'Irlanda del Nord aveva votato a maggioranza "Remain" in controtendenza col Paese nel suo complesso e con l'Inghilterra (Londra esclusa), ha deciso di non potersi fidare. E ha scelto proprio oggi per tagliare i ponti.

La first minister di Edimburgo, leader dei nazionalisti dell'Snp, ha così rilanciato la battaglia per l'indipendenza, dopo il referendum perduto - di misura, ma neppure troppo - nel settembre 2014. Vestita con un tailleur demodè color rosso sangue, si è presentata alle telecamere per annunciare lo start la settimana prossima di fronte all'assemblea parlamentare scozzese dell'iter di un nuovo voto popolare. "Le condizioni sono mutate" rispetto al 2014 a causa della Brexit, ha tuonato. Anzi di quella "hard Brexit" che a suo dire il governo May ha in animo di realizzare trascinando la Scozia "contro la volontà dei suoi cittadini" fuori dall'Ue e anche dal mercato unico europeo.

Per Nicola Sturgeon, Londra ha eretto "un muro d'intransigenza" di fronte a cui "non è possibile far altro" che riaccendere il fronte referendario: l'obiettivo è tornare alle urne "fra l'autunno del 2018 e la primavera del 2019", di modo che gli scozzesi possano "scegliere il loro futuro" prima che sia troppo tardi e che la rottura con l'Ue diventi un fatto compiuto per tutti i sudditi dell'isola.

Il problema per la Scozia è tuttavia d'ordine normativo. Un altro referendum richiede infatti il placet del parlamento di Westminster, a cui spetta l'ultima parola e al quale la leader dell'Snp (partito rimasto finora scrupolosamente entro i limiti della legalità costituzionale) ha ammesso di doversi rivolgere. E a Londra la risposta stavolta è no. Il governo britannico lo ha ribadito a stretto giro di posta: un nuovo referendum sarebbe "divisivo" e produrrebbe ora "enorme incertezza economica" per tutta la Gran Bretagna, ha tagliato corto una portavoce. "L'Snp è in un tunnel" e la sua visione "è profondamente incresciosa", ha rincarato lady Theresa in persona. Mentre tutti i partiti, inclusa l'opposizione nazionale di Labour e Libdem, hanno alzato le barricate. La volontà degli scozzesi è un'altra, ha insistito Downing Street invocando sondaggi recenti. Non senza rinfacciare alla Sturgeon l'impegno del 2014 a votare sull'indipendenza solo "una volta in una generazione". Altri tempi.

 

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