Ci sta pensando il Fact Checker team del Washington Post: per ora sono arrivati a quota 132
WASHINGTON - Il Fact Checker team del Washington Post sta portando avanti un lavoro giornalisticamente ineccepibile, ma piuttosto impegnativo: sta passando al vaglio tutte le affermazioni del presidente Donald Trump, dal giorno del suo insediamento fino a oggi.
L'esito di questo lavoro di verifica è impietoso: secondo il quotidiano Trump avrebbe pronunciato ben 132 tra affermazioni false o esagerate. Il tutto dopo soli 33 giorni dall'insediamento del 20 gennaio. Le affermazioni scorrette riguardano principalmente il tema dell'immigrazione, ma gli errori sarebbero frequenti anche quando il presidente parla di lavoro o di dettagli biografici, di collaboratori o personalità politiche o del mondo dell'economia.
Twitter, lo strumento di comunicazione preferito dall'inquilino della Casa Bianca (anche se lui dice che non 'cinguetterebbe' se i media fossero onesti) ha ospitato per 34 volte le sue affermazioni non corrette, ma un buon numero di bufale o presunte tali arriva anche dalle repliche, dai discorsi pubblici e dalle interviste.
Giusto per fare un esempio: lunedì Trump ha cercato di giustificare la celebre gaffe sull'attacco terroristico in Svezia (in realtà avvenuto in Pakistan) cercando di sviare il discorso: «I MEDIA FALSI stanno cercando di dire che l'immigrazione su vasta scala in Svezia sta funzionando meravigliosamente. NO!» si legge in un tweet. Il Fact Checker team spiega che il tasso di criminalità in Svezia negli ultimi anni è diminuito, e non aumentato come afferma Trump. Inoltre gli esperti svedesi di criminalità non concordano sull'equazione più immigrati = più crimini.