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TURCHIA"L'Ue mantenga i patti, o ci sarà una nuova ondata di profughi"

20.01.16 - 20:00
Il Governo di Ankara è preoccupato e irritato dagli ostacoli sorti a Bruxelles per il finanziamento dell'accordo sui migrantie
"L'Ue mantenga i patti, o ci sarà una nuova ondata di profughi"
Il Governo di Ankara è preoccupato e irritato dagli ostacoli sorti a Bruxelles per il finanziamento dell'accordo sui migrantie

ISTANBUL - "Se non tendete le mani ai rifugiati in Turchia o non cooperate con la Turchia, queste persone verranno da voi". Nelle parole del ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, la posta in palio appare chiara.

Preoccupata e irritata dagli ostacoli sorti a Bruxelles per il finanziamento dell'accordo sui migranti, che prevede lo stanziamento di 3 miliardi di euro per gestire gli aiuti, Ankara non resta in silenzio e riporta sotto gli occhi dell'Europa le ragioni della sua urgenza: "8 miliardi di euro già spesi" per gestire i 2 milioni e mezzo di siriani che hanno passato il confine con la Turchia. "Il metodo che useranno è una questione interna all'Ue", precisa il ministro per gli Affari Europei Volkan Bozkir, in visita a Strasburgo. Che però invita Bruxelles a risolvere i suoi contrasti interni e mantenere le promesse fatte a fine novembre.

Perché Ankara - per quanto possibile finora - ritiene di aver già fatto la sua parte. Il segno della sua buona volontà starebbe nelle misure già attuate. Che sono soprattutto due: la concessione di permessi di lavoro ai rifugiati e la stretta sui visti per i siriani. Iniziative che secondo Ankara contribuiranno non poco a limitare l'afflusso in Europa.

Anzitutto, ci sarà la possibilità di ottenere un permesso per essere occupati legalmente in Turchia: una condizione finora negata alla maggior parte dei rifugiati, impiegati così nel mercato nero con salari bassissimi e condizioni spesso inumane. La norma, che ha avuto il via libera del governo venerdì scorso, prevede che chi si trova nel Paese da almeno 6 mesi possa richiedere il permesso di lavoro nella provincia di registrazione come rifugiato.

In questo modo non potranno essere pagati meno del salario minimo legale e avranno accesso a diversi servizi da cui erano finora esclusi. Per molti, un incentivo a non tentare i viaggi spesso mortali nell'Egeo per raggiungere la Grecia.

L'altra misura è il ripristino dei visti per i siriani che arrivano via mare e in aereo: una modifica entrata in vigore l'otto gennaio scorso dopo sei anni di libera circolazione. L'ostacolo burocratico mira a frenare l'esodo dei rifugiati stanziati finora in Paesi come Libano e Giordania, spinti a partire verso la Turchia dalle difficili condizioni di accoglienza e dall'opportunità di tentare l'approdo in Europa. Un freno anche agli arrivi da Egitto e Libia, tra cui secondo Ankara si nascondono sempre più spesso aspiranti jihadisti.

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