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SUD SUDANRilasciati oltre 300 "bambini soldato"

07.02.18 - 15:49
Fra loro vi sono quasi 90 bambine abusate come schiave sessuali
Archivio Keystone
Rilasciati oltre 300 "bambini soldato"
Fra loro vi sono quasi 90 bambine abusate come schiave sessuali

GIUBA - Più di 300 "bambini soldato" sono stati rilasciati da milizie del Sud Sudan e fra loro vi sono quasi 90 bambine abusate come schiave sessuali. Come riporta il sito Sudan Tribune, la liberazione è stata annunciata dalla missione delle Nazione unite per il Sud Sudan, l'Unmiss.

La liberazione è stata sancita da una cerimonia svoltasi ieri a Yambio, al confine col Congo. I 311 ragazzini rilasciati fanno parte dei 700 bambini individuati come piccoli miliziani del South Sudan National Liberation Movement (Ssnlm, 563) e del Sudan People's Liberation Army In-Opposition (Spla-Io, 137).

Le ragazzine liberate sono 87 ma il progetto dell'Unmiss punta a liberarne 200. «È la prima volta che così tante giovani donne sono state coinvolte in un rilascio come questo nel Sud Sudan», ha affermato David Shearer, il capo dell'Unmiss. «Hanno dovuto sopportare sofferenze, inclusi abusi sessuali», ha riferito il rappresentante speciale del segretario generale dell'Onu.

Il progetto di liberazione dei bambini soldato sud-sudanesi dura da oltre sei mesi e, tra l'altro, ha fornito truppe per scortare capi religiosi in zone remote a negoziare con gruppi armati il loro rilascio, ricorda il Sudan Tribune.

«È un passo fondamentale per raggiungere il nostro obiettivo finale di riunire alle loro famiglie tutte le migliaia di bambini ancora in mano ai gruppi armati», ha detto Mahimbo Mdoe, rappresentante dell'agenzia Onu per i minori nel paese. «È la maggiore liberazione in quasi tre anni ed è vitale che i negoziati continuino», ha precisato.

Durante la cerimonia di rilascio, i piccoli sono stati formalmente disarmati e gli sono stati dati abiti civili. Ora verranno effettuate visite mediche e riceveranno sostegno psicologico come parte del programma di reinserimento attuato dall'Unicef e dai suoi partner. Quelli che hanno parenti nell'area verranno riuniti alle loro famiglie, mentre gli altri saranno collocati in centri temporanei fino a quando verranno rintracciati i loro cari.

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