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SIRIAScontri in Afrin: i morti sono almeno 80

22.01.18 - 20:04
Sul terreno, intanto, prosegue l'avanzata dell'esercito turco e delle milizie siriane alleate, insieme al martellamento dell'artiglieria
Keystone
Scontri in Afrin: i morti sono almeno 80
Sul terreno, intanto, prosegue l'avanzata dell'esercito turco e delle milizie siriane alleate, insieme al martellamento dell'artiglieria

AFRIN - Guerra sul terreno e guerra diplomatica. Nel terzo giorno dell'offensiva turca contro l'enclave curdo-siriana di Afrin, cresce il livello dello scontro militare, con un bilancio che secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani è di circa 80 morti nelle ultime 48 ore, tra cui almeno 24 civili, compresi due minori e una donna. Sui due fronti, ci sarebbero almeno 26 vittime curde e 19 tra le milizie siriane cooptate dalla Turchia.

E mentre si continua a combattere, da Ankara il presidente Recep Tayyip Erdogan ribadisce le accuse agli Stati Uniti di sostenere i «terroristi» curdi dell'Ypg e se la prende anche con il Consiglio di sicurezza dell'Onu, riunitosi oggi sulle emergenze in Siria su sollecitazione francese. Per il leader turco, le Nazioni unite non si sono occupate di Afrin quando in passato «sono state commesse atrocità», e quindi «ora non hanno il diritto» di mettere in discussione l'operazione 'Ramoscello d'ulivo'.

Da più parti si continua però a chiedere ad Ankara «moderazione», mentre l'Alto rappresentante Ue Federica Mogherini si dice «estremamente preoccupata». Al Palazzo di Vetro si è discusso anche delle altre crisi umanitarie siriane, legate all'offensiva dell'esercito di Damasco su Idlib e agli scontri con ribelli nella Ghouta orientale.

Nonostante i tentativi di rassicurazione del segretario di Stato Rex Tillerson, che ha ribadito «il diritto legittimo della Turchia di proteggere i suoi cittadini da elementi terroristi», l'obiettivo numero uno di Erdogan resta sempre Washington. Anche la Russia punta il dito contro gli americani, accusati di "incoraggiare attivamente" il separatismo dei curdi in Siria. Dopo il ritiro delle sue truppe da Afrin, che ha di fatto dato il via libera all'offensiva turca, Mosca ha ricevuto l'ok di Ankara alla lista dei circa 1600 invitati al Congresso di dialogo nazionale siriano, in programma tra una settimana a Sochi, con il coinvolgimento di rappresentanti curdi non direttamente legati al Pyd. Ma a chiamarsi fuori, dopo il 'tradimento' di Mosca sulla loro enclave, sarebbero stati gli stessi curdi filo-Usa, rendendo ancora più fragile una possibile intesa sponsorizzata dalla triade di Astana (Russia-Turchia-Iran).

Sul terreno, intanto, prosegue l'avanzata dell'esercito turco e delle milizie siriane alleate, insieme al martellamento dell'artiglieria. Altri due fronti sono stati aperti nelle ultime ore dell'offensiva di terra. Dopo quelli iniziali a nord e nord-ovest, i nuovi attacchi verso Afrin giungono da sud-ovest e da est, nell'area di Azaz, già sotto il controllo turco dopo l'operazione 'Scudo dell'Eufrate'.

Le milizie curde rivendicano però di aver respinto diverse offensive, oltre alla distruzione di due tank di Ankara e il danneggiamento di un terzo blindato. Un bilancio non confermato da Ankara, che accusa invece l'Ypg di razzi sparati contro il suo territorio. Una guerra di propaganda destinata a proseguire, nella difficoltà di verifiche indipendenti sul terreno.

E mentre infuria la battaglia, Erdogan ripete che l'offensiva potrebbe anche allargarsi a est, verso la 'linea rossa' dell'Eufrate, nel centro strategico di Manbij. Che però non è isolato come Afrin e dove, soprattutto, sono di stanza le forze speciali americane.

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