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ITALIAStrangolata e fatta a pezzi con una sega: la conferma dell'autopsia

17.08.17 - 13:56
I primi accertamenti medico-legali ribadiscono la ricostruzione degli inquirenti e la confessione del fratello della donna uccisa a Roma
KEYSTONE
Strangolata e fatta a pezzi con una sega: la conferma dell'autopsia
I primi accertamenti medico-legali ribadiscono la ricostruzione degli inquirenti e la confessione del fratello della donna uccisa a Roma

ROMA - È stata strangolata con una cintura e fatta a pezzi con un sega e poi con un coltello Nicoletta Diotallevi, i cui resti sono stati trovati ieri in due cassonetti a Roma. È quanto emergerebbe dai primi accertamenti autoptici eseguiti sul corpo della vittima. Per l'omicidio gli investigatori della Squadra Mobile hanno arrestato il fratello con cui conviveva.

La donna è stata quindi uccisa prima per strangolamento e poi fatta a pezzi. I primi risultati dell'autopsia svolta sul corpo di Nicoletta Diotallevi, confermerebbero così la versione fornita dal fratello Maurizio agli inquirenti che gli contestano l'omicidio volontario e l'occultamento di cadavere. Nel corso dell'interrogatorio di ieri sono emersi anche dettagli cruenti: Diotallevi per tagliare il corpo della sorella ha utilizzato due seghe che aveva in casa e un coltello per tagliare la carne. Nel corso della macabra operazione una delle seghe si è rotta e parte della lama è rimasta conficcata in una gamba. «Ho dovuto utilizzare l'altra sega e poi il coltello per tagliare».

Anche le prime risultanze dell'esame autoptico, svolto sui resti della donna, confermano che sul corpo non ci sono segni di ferite da arma da fuoco. Nicoletta è stata strangolata con una cinta e poi sezionata per essere gettata via. In base a quanto si apprende il fermato avrebbe raccontato che era sua intenzione gettare la donna nel solo cassonetto di viale Maresciallo Pilsudski ma il peso del cadavere ha reso l'operazione impossibile e quindi Diotallevi ha deciso di gettare l'altra parte del corpo a pochi metri dalla propria abitazione in via Guido Reni dove c'era un cassonetto parzialmente inclinato e ciò rendeva l'operazione più facile.

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