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ITALIAQuattro femminicidi in poche ore, la strage non si ferma

14.07.17 - 18:55
Altre due donne uccise dai compagni e una in coma dopo le due morti di ieri
Quattro femminicidi in poche ore, la strage non si ferma
Altre due donne uccise dai compagni e una in coma dopo le due morti di ieri

MILANO - Due donne uccise oggi dai loro compagni e una ragazza in coma, massacrata dal fidanzato che si è ucciso avendola creduta morta, che si aggiungono ai due femminicidi di ieri. È un bilancio pesante quello delle ultime ore in Italia, con altri episodi di violenza sulle donne, come le quattro ragazze abusate a Monza dal titolare dei centri estetici dove stavano facendo uno stage.

Una strage di donne, per mano di uomini che hanno avuto con loro un rapporto affettivo, che non si ferma e che nel 2016 ha visto un femminicidio ogni tre giorni: il numero delle vittime nel 2016 oscilla, a seconda delle fonti, da 110 fino a 120. E secondo i dati ufficiali nei primi cinque mesi del 2017 si sono contati almeno 29 casi. Numero sempre alto, nonostante l'aumento delle denunce per atti persecutori o maltrattamenti.

Giovedì a Bari la 48enne Donata De Bello era stata uccisa dal suo compagno, secondo gli investigatori, durante l'ennesimo litigio. A Dragoni, nel Casertano, era stata uccisa Maria Tino, 49 anni. Il compagno, il 61enne Massimo Bianchi, le ha sparato in strada: la donna era sopravvissuta appena un anno fa a 25 coltellate dell'ex marito.

Oggi, invece, A Montepulciano (Siena), un operaio di 56 anni ha ucciso l'ex moglie, una romena di 42 anni, a coltellate, mentre era nella casa di due anziane che accudiva. A Roma un 79enne, Luigi Biasini, si è tolto la vita lanciandosi dal quinto piano dopo avere ucciso la moglie di 81 anni, Mirella Fiaccarini, con una busta di plastica in testa. Entrambi erano malati.

A Cagliari, invece, un giovane di 25 anni, Riccardo Madau, ha picchiato la fidanzata al termine di una lite e, credendola morta si è gettato da un cavalcavia. La ragazza, Manuela Picci, di 26 anni invece era ancora viva ed è ricoverata in ospedale, in coma farmacologico.

Una "mattanza da fermare", chiedono a gran voce l'ex ministra Mara Carfagna e la tante associazioni attive nell'assistenza alle donne, da Telefono Rosa ad ActionAid: negli ultimi dieci anni le donne uccise in Italia sono state 1740, di cui 1251 (il 71,9%) in famiglia. Secondo un'analisi dell'associazione SOS Stalking, nel 32,5% degli omicidi di donne avvenuti negli ultimi dieci anni è stata utilizzata un'arma da taglio, nel 30,1% l'assassino ha dato fuoco alla vittima. E poi c'è il suicidio del killer: nel 31,3% dei femminicidi l'assassino si è poi tolto la vita, nel 9% ci ha provato senza riuscirci.

Un'analisi del fenomeno è stata fatta pochi giorni fa dal capo della Polizia, Franco Gabrielli, in audizione alla Commissione parlamentare d'inchiesta: anche se dai dati emerge un calo dei femminicidi è vietato indulgere nell'ottimismo. Persiste "un'area oscura di abusi e maltrattamenti" frutto di "una subcultura che reifica la donna disconoscendole il diritto alla libertà e all'autonomia".

Il contrasto, per Gabrielli, "non si può fare solo con strumenti di polizia. Occorre fare rete tra mondo della prevenzione, della repressione e le istituzioni che operano nel sociale. Solo con uno sforzo sinergico possiamo pensare di abbattere il fenomeno".

I dati della Polizia indicano negli ultimi anni una "progressiva riduzione" dei femminicidi, passati dai 124 del 2011 ai 111 del 2016 (-11%). Il calo è stato maggiore nei primi cinque mesi dell'anno, in cui si sono verificati 29 casi. L'aggressore è in maggioranza il partner (53%) o l'ex partner (15%). Tra i moventi si registra un calo di quello passionale ed una crescita dei rancori personali.

I nuovi strumenti di prevenzione messi a disposizione dal legislatore, ha spiegato Gabrielli, "hanno cominciato ad incidere sulla riluttanza delle vittime a denunciare".

I numeri evidenziano infatti un aumento delle denunce per atti persecutori (da 9027 nel 2011 a 12'675 nel 2016), per maltrattamento (da 9294 a 13'913). Calano invece quelle per percosse (da 15'200 nel 2015 a 13'729 nel 2016) e per violenza sessuale (da 4617 nel 2011 a 3984 nel 2016, mentre nei primi 5 mesi del 2017 le denunce sono state 1381 contro le 1584 dello stesso periodo del 2016).

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