Ora è tutto congelato, ma quando la crociata del presidente riprenderà sarà schierato l'esercito
MANILA - La "guerra alla droga" di Rodrigo Duterte è al momento sospesa. Ma quando riprenderà, a portarla avanti sarà anche l'esercito, assieme a una polizia considerata corrotta dallo stesso presidente filippino.
E le forze armate, come è emerso negli ultimi giorni, sono infatti d'accordo nel coinvolgere i militari nella crociata contro il narcotraffico, che in sette mesi ha causato oltre settemila morti ed è accusata di crimini contro l'umanità dalle organizzazioni per i diritti umani.
Dopo che il leader di Manila ha detto in un discorso di voler l'aiuto dei generali per contrastare i narcotrafficanti, ieri sera il ministero della Difesa ha chiesto formalmente che la richiesta del presidente venga messa nero su bianco, in modo «da servire come base legale da seguire per i nostri soldati».
Nell'accordo sarà con ogni probabilità contenuta anche l'autorità di arrestare i poliziotti corrotti, una piaga riconosciuta dallo stesso Duterte, e che dopo l'uccisione di un uomo d'affari sudcoreano la settimana scorsa è tornata prepotentemente d'attualità.
L'episodio ha portato pochi giorni fa alla sospensione temporanea della guerra alla droga, convincendo Duterte - che pure fino ad allora aveva sempre difeso l'operato della polizia, dandole mano libera nella lotta al narcotraffico - della necessità di un cambio di strategia.
Il corpo di polizia è «corrotto fino al midollo», ha ammesso il presidente. Ma se l'ordine di fermare le uccisioni poteva far pensare a un tentennamento nella sua strategia, il coinvolgimento dell'esercito spegne sul nascere quella ipotesi.
Finora, la guerra alla droga - ampiamente annunciata da Duterte in campagna elettorale, e alla base della sua enorme popolarità - ha causato oltre 7.600 morti, di cui almeno un terzo uccisi dalla polizia, e il rimanente da vigilantes assoldati e da guerre per il territorio tra narcotrafficanti.
Tra morti di innocenti, vendette private e liste dei narcotrafficanti da uccidere compilate su semplice segnalazioni di delatori, gli abusi commessi nella crociata di Duterte si sprecano, e hanno portato il presidente a insultare qualsiasi leader - da Barack Obama a Ban Ki-moon - o organizzazione internazionale che ne abbia criticato i metodi.
Nei mesi scorsi, Duterte ha più volte prospettato l'introduzione della legge marziale, senza però mai attuare la minaccia. Per quanto l'esercito abbia una migliore reputazione della polizia tra i filippini, è da vedere l'impatto che il coinvolgimento dei militari avrà sul ritmo e le modalità delle uccisioni, gran parte delle quali avvenute a danno di piccoli spacciatori di strada.
E considerando che i soldati avranno anche compito di fare piazza pulita tra i poliziotti corrotti, c'è anche il rischio che diversi uomini armati in uniforme si pestino i piedi tra loro.