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STATI UNITILa polizia spara ad un uomo di colore in manette, rivolta a Minneapolis

16.11.15 - 21:00
Si teme una nuova Ferguson
La polizia spara ad un uomo di colore in manette, rivolta a Minneapolis
Si teme una nuova Ferguson

MINNEAPOLIS - Negli Stati Uniti cresce di nuovo la paura di disordini sociali contro quella che da molti viene considerata una polizia violenta e razzista. Questa volta il luogo della protesta è Minneapolis, in Minnesota, non lontano da Ferguson.

Ed è proprio una nuova Ferguson quella che si teme dopo che a finire sotto i colpi di arma da fuoco degli agenti è stato un altro giovane di colore, poco più che ventenne, ora in fin di vita.

Il suo nome è Jamar Clark: a detta di molti testimoni è stato raggiunto da un proiettile mentre era in manette. Secondo i familiari il giovane è cerebralmente morto: "Colpito alla testa in stile esecuzione", ha commentato uno di loro. Il dipartimento di polizia non ha invece ancora rilasciato una versione ufficiale sull'accaduto, né sulle condizioni della vittima.

La rabbia per la sparatoria è sfociata in protesta subito dopo l'incidente, con i manifestanti che, al grido di 'Black Lives Matter', hanno preso d'assalto il distretto di polizia locale chiedendo i nomi degli agenti responsabili. Tutt'ora un gruppo di persone blocca l'accesso all'ingresso principale.

Tutto è iniziato nella notte tra domenica e lunedì, quando gli agenti sono intervenuti per sedare delle liti scoppiate ad una festa di compleanno. Secondo una prima ricostruzione della polizia, Clark stava ostacolando il lavoro dei paramedici nel soccorrere una delle vittime. Secondo il racconto dei testimoni, però, il giovane è stato preso di forza, messo in ginocchio e ammanettato, con uno degli agenti che ha poi messo il suo ginocchio sul petto del giovane a terra. A quel punto si è sentito un colpo di arma da fuoco.

"L'agente ha preso la pistola - ha detto una testimone - e ha sparato a sangue freddo a quest'uomo. Chiediamo giustizia, questo giovane era in manette, non ha opposto resistenza". La tensione è salita ulteriormente quando gli agenti hanno cominciato ad usare spray urticante per allontanare la folla. "Da tempo diciamo - ha detto - Jason Sole, a capo della National Association for the Advancement of Colored People di Minneapolis (Naacp) - che siamo ad un proiettile di distanza da Ferguson, quel proiettile è stato sparato la scorsa notte, vogliamo giustizia subito".

Intanto gli agenti coinvolti nell'incidente sono stati sospesi. Ma per i manifestanti non basta. Chiedono sia l'intervento dell'Fbi nelle indagini, sia il rilascio, come riferisce lo Star Tribune, di qualsiasi possibile filmato che abbia ripreso la scena. "La stampa e la polizia - ha commentato Candace Montgomery, uno degli organizzatori di 'Black Lives Matter' - ci vogliono far credere che Jamar è il colpevole in questa sparatoria. Ma sappiamo che non è così, perché secondo le versioni combinate di diversi testimoni oculari è stato giustiziato nel quadro di quelle che sono le continue uccisioni di persone di colore disarmate in tutto il Paese".

 

 

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