Cerca e trova immobili

REGNO UNITORapporto shock di Westminster: abusi endemici nelle ong

31.07.18 - 20:37
Le ong hanno sì preso dei provvedimenti negli ultimi mesi, come ad esempio i cambiamenti dei vertici di Oxfam e Save the Children, ma si sono mosse solo di fronte ad una crisi conclamata
Keystone
Rapporto shock di Westminster: abusi endemici nelle ong
Le ong hanno sì preso dei provvedimenti negli ultimi mesi, come ad esempio i cambiamenti dei vertici di Oxfam e Save the Children, ma si sono mosse solo di fronte ad una crisi conclamata

LONDRA - È una durissima reprimenda nei confronti delle ong umanitarie quella pronunciata dal Parlamento britannico. In un rapporto shock si parla di abusi a carattere «endemico», commessi da anni dagli operatori per gli aiuti internazionali nei confronti di donne e minori.

Per di più, i responsabili si sono potuti muovere di fatto indisturbati con una «condiscendenza tendente alla complicità» da parte delle stesse organizzazioni, che hanno sempre privilegiato la propria difesa rispetto a quella delle vittime. Parole molto forti, che aumentano ancora di più la portata degli scandali, scatenati dalla serie di accuse che hanno colpito e danneggiato nomi come Oxfam, uno dei gruppi di volontariato più noti al mondo.

Nel rapporto, la Commissione per lo sviluppo internazionale della Camera (Idc) sottolinea in particolare che il settore ha una storia di «completo fallimento» nella gestione di sospetti abusi da parte del proprio personale e che «ancora così poco» è stato fatto per contrastare un fenomeno tanto diffuso. Le ong hanno sì preso dei provvedimenti negli ultimi mesi, come ad esempio i cambiamenti dei vertici di Oxfam e Save the Children, ma si sono mosse solo di fronte ad una crisi conclamata.

I deputati chiedono quindi la creazione di una figura indipendente per il settore, al fine di aiutare le vittime degli abusi nonché l'istituzione di un registro globale degli operatori per impedire che i responsabili delle violenze si muovano liberamente nel sistema. Ma soprattutto è necessario che da ora in poi ci si concentri sulle vittime e non più sulla tutela dell'immagine delle associazioni.

Nel rapporto di Westminster vengono presi in considerazione gli abusi sessuali commessi sin dal 2001. I casi riguardano per lo più aggressioni e forme di sfruttamento «compiuti in prevalenza contro donne e ragazzine» da parte di personale maschile delle ong. In un documento redatto nel 2008 da Save The Children si punta il dito contro operatori stranieri e nazionali nelle aree di intervento dell'associazione.

Mentre in un altro documento del 2002, compilato in questo caso anche dalla Unhcr, si afferma che lo staff addetto al volontariato nei campi profughi di Liberia, Guinea e Sierra Leone, ha estorto ai rifugiati sesso in cambio di cibo e medicine. Le vittime erano in particolare ragazze, di età compresa fra i 13 e i 18 anni, che talvolta sono rimaste incinte o hanno abortito. Le associazioni coinvolte, a partire da Oxfam, hanno ben accolto il rapporto del Parlamento di Londra e promesso di impegnarsi a fondo.

«La lettura del report pubblicato oggi è molto dolorosa per me, per Oxfam, e per il settore umanitario in generale», ha detto in una nota Caroline Thomson, presidente di Oxfam Gb. «Abbiamo sbagliato nel 2011 ad Haiti, non abbiamo saputo proteggere donne vulnerabili e per questo non smetteremo mai di scusarci - ha aggiunto - Abbiamo apportato molti miglioramenti dal 2011, ma dobbiamo andare oltre. La commissione ha assolutamente ragione nel lanciare una sfida a tutto il settore degli aiuti a far sempre meglio. La prevenzione di qualsiasi caso di abuso sessuale, deve essere per noi una priorità assoluta, alla pari del salvare vite nei più gravi contesti di emergenza in cui siamo al lavoro».

E ancora: «Qualsiasi vittima e sopravvissuto deve essere al centro del nostro intervento e le raccomandazioni contenute nel rapporto richiedono la massima considerazione». Resta comunque molto da fare per riguadagnare la fiducia dei cittadini a fronte di una macchia indelebile nella reputazione delle ong.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE