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SIRIAOltre 376 attacchi contro ospedali e pazienti nel 2016

26.04.18 - 12:07
"Sparare sulla Croce Rossa" non è solo un modo di dire nella Siria devastata dalla guerra
Keystone
Oltre 376 attacchi contro ospedali e pazienti nel 2016
"Sparare sulla Croce Rossa" non è solo un modo di dire nella Siria devastata dalla guerra

DAMASCO - In Siria, gli attacchi che hanno colpito ospedali, operatori sanitari e ambulanze, sono più comuni di quanto riportato in precedenza dai media. Solo in un anno, il 2016, sarebbero stati almeno 376, con un bilancio di oltre 112 operatori sanitari e 185 pazienti uccisi. E' l'allarmante stima che arriva da uno studio pubblicato su PLOS Medicine.

"Sparare sulla Croce Rossa" non è solo un modo di dire nella Siria devastata da una guerra civile che, in 7 anni, ha fatto oltre 350mila vittime, tra cui quasi 20 mila bambini. Una guerra senza quartiere, che non risparmia neppure malati, ambulatori, ospedali e ambulanze, cosa che rappresenta una grave violazione del diritto internazionale umanitario perché può paralizzare pesantemente i sistemi sanitari nel momento in cui sono più necessari.

Tuttavia, mancava un metodo sistematico per verificare e quantificare questi attacchi, che spesso avvengono senza esser portati alla luce. Per colmare la lacuna, i ricercatori dell'Università della California Berkeley, insieme a quelli dell'Università Johns Hopkins di Baltimora, hanno collaborato con i colleghi della Syrian American Medical Society (SAMS) per sviluppare uno strumento di reporting standardizzato disponibile sui cellulari in grado di registrare e contare gli attacchi attraverso un sistema di messaggistica sicuro.

Hanno così individuato più di 200 attacchi contro l'assistenza sanitaria nel 2016 in quattro governatorati settentrionali della Siria, quelli più interessati dal conflitto, durante i quali sono stati uccisi 112 operatori sanitari e 185 pazienti, mentre 176 attacchi sono stati effettuati su ospedali e altre strutture sanitarie. Molti di questi però non sono arrivati a conoscenza dei media, come hanno dedotto i ricercatori incrociando i dati con quelli raccolti dall'organizzazione "Medici per i diritti umani".
 
 

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