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LIBIA «Jalaluddin al-Tunisi sarà il successore di al Baghdadi»

15.07.17 - 18:37
È quanto sostiene la tv saudita al Arabiya
Keystone
«Jalaluddin al-Tunisi sarà il successore di al Baghdadi»
È quanto sostiene la tv saudita al Arabiya

TRIPOLI - Jalaluddin al-Tunisi, attuale leader Isis in Libia, sarà il successore di Abu Bakr al-Baghdadi alla testa dell'organizzazione terroristica dello Stato islamico (Isis). Lo scrive la tv saudita Al Arabiya.

L'emittente sottolinea che «tra i pochi leader rimasti, Jalaluddin al-Tunisi è il più qualificato a prendere il posto di al Baghdadi».

Nei giorni scorsi la notizia della morte di Abu Bakr al Baghdadi era stata confermata dalla stessa organizzazione in un breve comunicato, in cui si annunciava a breve anche la nomina di un successore.

«Il vero nome di Jalaluddin al-Tunisi, tunisino come indica il nome, è Mohamed Ben Salem Al-Ayouni - scrive al Arabiya - nato nel 1982 nella regione di Msaken nei pressi di Sousse. Emigrato in Francia negli anni '90, ottenne la cittadinanza francese prima di rientrare in Tunisia nei giorni della rivoluzione.

Nel 2011 dalla Tunisia partì per la Siria per partecipare alla guerra». Secondo Al Arabiya, «nel 2014 annunciò di essersi unito all'Isis... di cui divenne uno dei più importanti leader, molto vicino ad Abu Bakr al-Baghdadi». La prima comparsa sui media di Jalaluddin al-Tunisi è stata attraverso un video girato nel 2014.

Lo scorso anno, dopo la disfatta dell'Isis a Sirte, al Baghdadi lo nominò Emiro dell'organizzazione in Libia, perché credeva fosse in grado di vincere e garantire la presenza dell'organizzazione, ma anche per i suoi buoni rapporti con altre organizzazioni estremiste attive in Nordafrica, quale Okba Ibn Nafaa, affiliata ad al-Qaida.

Secondo al Arabiya, Tunisi sarebbe riuscito a "convincere alcuni dei suoi membri a disertare e a unirsi all'Isis". Sempre secondo la televisione saudita, il Nordafrica è in cima alla lista delle regioni dove l'Isis vorrebbe espandersi e in qualche modo sopravvivere dopo le recenti sconfitte in Iraq e in Siria.

E la Libia, «in particolare il Sud insicuro, garantisce un covo sicuro a ribelli e terroristi per operare in liberà, riorganizzarsi, reclutare e addestrare membri», inoltre, facilita il «finanziamento attraverso il contrabbando di merci».
 
 

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