DAMASCO - È cominciata oggi nel centro e nel nord della Siria la prima fase dell'applicazione dell'accordo tra milizie locali sunnite e sciite, e loro sponsor regionali, per alterare radicalmente il panorama demografico delle regioni frontaliere con Libano e Turchia.
I media vicini agli Hezbollah libanesi e alle opposizioni siriane riferiscono del primo scambio di prigionieri e di salme di combattenti morti tra le comunità di quattro cittadine - due sunnite e due sciite - a ovest di Damasco e nella regione di Idlib.
L'accordo era stato raggiunto alla fine di marzo tra gruppi jihadisti sunniti, sostenuti dal Qatar e dalla Turchia, e loro rivali milziani sciiti libanesi e siriani, appoggiati dall'Iran e dalla Russia.
L'intesa prevede lo svuotamento quasi totale sia delle due enclave sciite (Fuaa e Kafraya) nella regione di Idlib a maggioranza sunnita, sia delle due cittadine sunnite (Madaya e Zabadani) a ovest di Damasco in un'area ormai controllata dagli Hezbollah libanesi, sciiti e vicini all'Iran.
Come prima fase dell'accordo, oggi sono stati scambiati alcune decine di miliziani prigionieri da entrambe le parti e altrettanti corpi senza vita di miliziani uccisi nelle battaglie in corso.
Nella seconda fase si passera alla deportazione, volontaria o forzata, di decine di migliaia di abitanti civili: dalle zone sunnite di Damasco verso la regione di Idlib, sunnita; dalle zone sciite di Idlib alle zone ormai in mano agli Hezbollah attorno alla capitale siriana.