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REGNO UNITOBrexit: «I parlamentari devono accettare il voto del referendum»

06.11.16 - 10:18
Ad affermarlo è la premier britannica Theresa May
Brexit: «I parlamentari devono accettare il voto del referendum»
Ad affermarlo è la premier britannica Theresa May

LONDRA - Theresa May tira dritto: il referendum sulla Brexit va rispettato e il parlamento deve accettarne l'esito. A tre giorni dal verdetto dell'Alta Corte che le impone di sottoporre alle Camere la notifica annunciata entro marzo dell'articolo 50 del Trattato di Lisbona per avviare il divorzio dall'Ue, la premier britannica si fa sentire.

Ma dall'opposizione il leader laburista, Jeremy Corbyn, risponde a stretto giro che i suoi non intendono offrirle sponde di sorta, se non con paletti ben chiari: primo fra tutti l'impegno dell'esecutivo a negoziare con Bruxelles un'uscita che non precluda al regno l'accesso al mercato unico, anche a costo di abbassare la cresta e le pretese in materia di restrizioni alla libera circolazione delle persone. Mentre dall'altro lato della barricata Nigel Farage già si appella alla piazza euroscettica dell'isola, evocando lo spettro di proteste popolari.

May - partita in queste ore alla volta dell'India per una visita quanto mai delicata - ha lasciato dietro di sé un messaggio messo nero su bianco sul Sunday Telegraph. "Il risultato (del referendum del 23 giugno) è stato chiaro ed è legittimo", ha rimarcato. E anche i parlamentari contrari alla Brexit "devono accettare ciò che il popolo ha deciso".

Un invito preventivo e perentorio a serrare i ranghi, rivolto in primo luogo al gruppo Tory ai Comuni in vista dell'ipotetico voto sull'articolo 50. Voto che l'Alta Corte ha giudicato indispensabile con una sentenza che lo stesso governo può solo sperare di rovesciare a dicembre di fronte alla Corte Suprema.

Determinata a mostrare di non avere la retromarcia, come si diceva a suo tempo di Margaret Thatcher, lady Theresa ha tuttavia davanti a sé un problema serio laddove il ribaltone giudiziario non dovesse esserci. Alla Camera dei Comuni la sua maggioranza si limita infatti a un pugno di seggi. E i paladini di una cosiddetta 'soft Brexit' non sono pochi. Salvo giocare la carta delle elezioni anticipate - che la premier insiste a escludere, pur godendo al momento del netto favore dei sondaggi, in un contesto nel quale le incertezze dell'economia potrebbero cambiare le carte - bisognerà dunque tenere a bada anche i più riottosi.

Tanto più che dalla trincea laburista Corbyn, amato dai militanti quanto inviso all'establishment, rialza la testa e prova a compattare le proprie file. Assicurando di non voler tradire la volontà popolare ne' inseguire un fantomatico referendum bis, ma avvertendo in un'intervista al Mirror che il Labour non intende neppure fare sconti in aula. A meno che il governo non s'impegni a negoziare con l'Ue un problematico mantenimento "dell'accesso dell'industria britannica al mercato unico", a dare garanzie sull'intangibilità delle norme europee a tutela di lavoratori, ambiente e consumatori, a compensare con fondi pubblici ad hoc eventuali investimenti esteri perduti.

Come se non bastasse, piovono critiche sulla ministra della Giustizia, Liz Truss, fedelissima della May, accusata di non aver difeso i giudici ("nemici del popolo" per i tabloid della destra). Mentre in televisione torna a furoreggiare il tribuno anti-Ue dell'Ukip, Nigel Farage, impegnato in un duello rovente alla Bbc con Gina Miller, la donna d'affari protagonista del ricorso all'Alta Corte. "Non siamo una dittatura da quattro soldi", l'ha provocato Miller. "Niente Brexit a metà - ha replicato lui -, se il popolo si sentirà tradito vedremo esplodere una collera politica come non abbiamo mai visto in vita nostra".
 
 

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COMMENTI
 

Danny50 7 anni fa su tio
Invia la lettera altrimenti ti saboteranno il vito popolare. Mai fidarsi di politici e intellettuali.

GIGETTO 7 anni fa su tio
Risposta a Danny50
....soprattutto mai fidarsi della $inistra!!!!!
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