Per il il presidente della Commissione europea, la disoccupazione «è ancora troppo alta» e «l'Europa non è abbastanza sociale
BRUXELLES - L'Unione europea «non è in gran forma» e si può parlare di «crisi esistenziale». Lo ha dichiarato stamane il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker alla plenaria di Strasburgo, in apertura del suo discorso sullo stato dell'Unione.
Così Juncker: «Un anno fa avevo detto che la situazione nell'Unione europea lasciava a desiderare, non c'era abbastanza Europa e non c'era abbastanza unione nell'Ue. A un anno di distanza questa constatazione in Europa resta. La Ue non è un gran forma. Sono cambiate tante cose. Possiamo parlare di crisi esistenziale».
La disoccupazione «è ancora troppo alta», «l'Europa non è abbastanza sociale, questo lo dobbiamo cambiare» quindi «lavoreremo al pilastro dei diritti sociali», ha affermato. E se anche la situazione dei debiti resta alta, essi si sono ridotti e questo «dimostra che il Patto di stabilità ha un effetto, ma non deve diventare patto di flessibilità: deve diventare un patto applicato con flessibilità intelligente», ha aggiunto.
Juncker ha anche affrontato la questione Brexit. «Noi rispettiamo e allo stesso tempo ci rammarichiamo della decisione del Regno Unito, ma la Ue in sé non è a rischio», ha affermato, aggiungendo che «saremmo felici se la richiesta di lanciare l'articolo 50 avvenisse il prima possibile».
Juncker ha poi lanciato un rimprovero ai governi: «Tenere un discorso europeista qui non è così difficile, ma tutti devono fare discorsi europeisti nei loro parlamenti nazionali. Dire sì con entusiasmo a Bruxelles e poi fare finta di non aver partecipato è il contrario di quello che definisco coerenza. Non dobbiamo più menare per il naso i cittadini europei. Li dobbiamo guardare negli occhi: sono stufi di lotte interne e menzogne. Si aspettano risultati e attuazione di quanto decisivo».
E ha proseguito: «Propongo un programma positivo per i prossimi 12 mesi, che saranno decisivi, se vogliamo superare le divisioni tra est e ovest che si sono aperte in questi ultimi mesi. Li dobbiamo superare se vogliamo dimostrare al mondo che l'Europa esiste».