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Il computer - nel quale Karadzic, ricercato da 13 anni per i crimini della guerra di Bosnia (1992-95) ed estradato a fine luglio al Tribunale dell'Aja sulla ex Jugoslavia, afferma di aver salvato documenti necessari alla propria difesa - pare sia stato "ritrovato" nelle vicinanze di Batajinica, il sobborgo di Belgrado laddove pare sia avvenuto l'arresto. Era dentro un sacco contenente anche 50 CD, secondo quanto riferito dal Consiglio di sicurezza nazionale serbo in una nota.
Nella nota il materiale viene indicato come "probabilmente" appartenente a Karadzic, in attesa di verifiche. Ma stando all'avvocato Petronijevic - che ha annunciato di volersi consultare col suo assistito nel carcere di Scheveningen per verificare i contenuti originali del computer e confrontarli con quelli che dovessero emergere dal reperto - i dubbi riguardano solo un'ipotetica manipolazione.
Il legale si è detto convinto del resto che il portatile sia spuntato nel luogo esatto della cattura di Karadzic, mai rivelato ufficialmente dalle autorità di Belgrado. E ha ribadito l'accusa secondo cui l'arresto - annunciato pubblicamente il 21 luglio - sarebbe avvenuto in realtà il 18, come Karadzic sostiene sin dal primo momento: convinto che qualcuno (verosimilmente i servizi segreti serbi della Bia, magari affiancati da agenti d'intellingence stranieri) lo abbia tenuto di fatto "sotto sequestro" per tre giorni e ne abbia forse anche visionato l'archivio privato.
