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UNIONE EUROPEAEuropee, l'Unione europea non crolla

26.05.14 - 07:41
Gli euroscettici non superano il 20%. Aumentata leggermente l'affluenza alle urne. Inizia la sfida per la presidenza: verso una "Große Koalition" tra S&D e Ppe?
Foto Keystone
Europee, l'Unione europea non crolla
Gli euroscettici non superano il 20%. Aumentata leggermente l'affluenza alle urne. Inizia la sfida per la presidenza: verso una "Große Koalition" tra S&D e Ppe?

BRUXELLES - Terremoto in Francia e nel Regno Unito, dove i governi sono pesantemente battuti dal Front National di Marine Le Pen e dall'Ukip di Nigel Farage, ma l'Unione europea non crolla. Nelle prime proiezioni del Parlamento europeo basate sui risultati disponibili, lo tsunami euroscettico è meno violento del previsto. Non solo per il risultato italiano, che premia il Pd molto al di là delle previsioni. Persino l'affluenza "inverte la tendenza" per la prima volta in dal 1979: era sempre calata, stavolta si attesta al 43,1% su base europea, appena lo 0,1% in più rispetto al 2009, ma è considerato un segnale positivo.

I sondaggi indicavano la possibilità che gli euroscettici arrivassero abbondantemente oltre il 25%, sarebbero invece sotto il 20%. E mentre a Bruxelles arrivano i primi dati reali dai 28 paesi dell'Unione, sembra confermato che i 'popolari' del Ppe, che hanno guidato l'Europa negli ultimi dieci anni, pur perdendo una sessantina di seggi restano la 'famiglia politica' di maggioranza relativa. E che i socialisti dello S&D, cresciuti in Germania e Italia, pagherebbero il crollo a Parigi.

Il risultato del Front National è però quello che sciocca. È il primo ministro Valls a parlare di "terremoto". Marine Le Pen arriva a chiedere al presidente Hollande di sciogliere il Parlamento e indire nuove elezioni. L'inquilino dell'Eliseo risponde convocando per le 8.30 una riunione di crisi.

Da Londra arrivano reazioni più composte, ma è proprio il leader dell'Ukip a sottolineare che il suo è un risultato storico: "Non era mai successo che un 'outsider' vincesse un'elezione in Gran Bretagna". Ed il vero sconfitto, in questo caso, è proprio il premier David Cameron, che l'Unione europea vorrebbe rifondarla.

Mentre Le Pen e Farage festeggiano, cominciano però i preparativi per la "große koalition" tra socialisti e democristiani che dovrà guidare l'Europa nei prossimi cinque anni. E mentre tutti avvertono che i risultati sono ancora troppo provvisori per poter essere interpretati nel dettaglio, già parte la sfida tra Jean Claude Juncker e Martin Schulz per la presidenza della Commissione.

Ma intanto è evidente il sospiro di sollievo di chi temeva il peggio sul risultato euroscettico. Fanno male i risultati di Francia e Gran Bretagna, però sorprende che la tendenza non sia generalizzata. Il Pvv che in Olanda puntava al primato resta al terzo posto. In Austria il Fpö raddoppia i suoi seggi europei, ma in realtà l'area euroscettica cala complessivamente di un terzo. C'è "una larghissima maggioranza" europeista, sottolineano praticamente tutti i leader che si alternano sul palco tinto di 'azzurro Europa' montato al centro dell'emiciclo di Bruxelles, dal francese Joseph Daul presidente del Ppe, al lib-dem Guy Verhofstadt e allo stesso Martin Schulz.

Jean Claude Juncker, pensando alla trattativa che comincerà da martedì, annuncia che "il Ppe è il primo partito e non si metterà in ginocchio" davanti ai socialisti per avere l'indispensabile appoggio alla sua candidatura. D'altro canto lo stesso Schulz afferma che cercherà una maggioranza che lo sosterrà, ma in realtà traspare l'idea di costruire una "große koalition" alla tedesca: con guida popolare, ma punti di programma concordati con i socialisti. Tanto che il socialdemocratico tedesco elenca, già dal palco dei primi commenti, le tre condizioni necessarie: lotta contro la disoccupazione giovanile, guerra all'evasione fiscale, più controlli sulle banche. "Siamo pronti a negoziare su queste basi", afferma il tedesco.

Il democristiano lussemburghese poi mette in guardia il Consiglio dalla tentazione di sfruttare lo stallo tra Ppe e S&D per rilanciare la proposta di un candidato dei leader diverso da quei cinque che hanno messo la faccia nella campagna elettorale. "Bisogna rispettare gli elettori", dice Juncker. Mentre Schulz sottolinea la vera novità di queste europee: "Per la prima volta c'è la possibilità che il presidente della Commissione europea non sia scelto con un accordo nel retrobottega".

Questi i primi risultati delle elezioni Europee, divisi tra proiezioni e dati reali.

-FRANCIA: il Front National di Marine Le Pen trionfa con il dato storico del 26%. L'UMP è il secondo partito (20,66%), mentre i socialisti di François Hollande raggiungono il minimo storico del 13,88%. Centristi al 9,7%, ecologisti all'8,7%.

-GERMANIA: La Cdu di Angela Merkel si conferma il primo partito (35,3%), anche se è il peggiore risultato del partito dal 1979 in Europa. In crescita l'SPD (27,2%), mentre c'è una grande affermazione per il partito antieuro Alternaive Für Deutschland con il 7%. Un seggio anche ai neonazisti dell'NPD.

-ITALIA: Ottimo risultato per il Pd di Matteo Renzi che ottiene il 41% dei voti. Il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo è al 21%. Sul terzo gradino del podio si piazza Forza Italia che ha convinto il 16,7% dell'elettorato. Buono il risultato della Lega che si attesta sul 6,3%. Si ferma al 4,3% il Nuovo centro destra mentre la lista L'altra Europa supera di poco il 4%.

-GRECIA: La sinistra radicale di Syriza guidata da Alexis Tsipras è in testa con il 26,7%. Al secondo posto Nea Dimokratia (centro-destra) con il 22,8%, al terzo il neo-nazista Chrysi Avgì (Alba Dorata) con il 9,3%% e al quarto posto la lista Pasok (socialista)-Elia (l'Olivo) con l'8,1%.

-REGNO UNITO: Dato sorprendente degli euroscettici dell'Ukip, in testa con il 31,1%, secondo risultati preliminari diffusi dalla commissione elettorale. Forte calo dei Conservatori che sono testa a testa con il Labour, crollo dei Liberaldemocratici.

-DANIMARCA: Boom euroscettici: estrema destra di Danish People Party sarebbe il primo partito con il 23,1% (+3 deputati rispetto al 2009), secondi i socialisti con il 20,5%, terzi i liberali con il 17,2%.

-IRLANDA: Sinn Fein verso la conquista di un seggio europeo con un 17%, in crescita rispetto al 10% registrato nelle ultime elezioni politiche. Restano in testa gli indipendenti con il 27%, seguito da Fine Gael (centro-destra) al 22%, il partito laburista in calo al 6%. In aumento i Verdi al 6%.

-SPAGNA: Debacle del Partito Popolare al governo con il 26% e del principale partito dell'opposizione, il Psoe, che registra un 23%. Spettacolare exploit degli 'indignados' con il partito Podemos, che conquista 5 seggi.

-UNGHERIA: I risultati definitivi danno Fidesz (conservatori) al 51,49% dei consensi, e avrà 12 seggi. Jobbik (estremisti) ha ottenuto il 14,68%, 3 seggi. I socialisti (Mszp) hanno raggiunto il 10,92%, 2 seggi.

-BULGARIA: Per gli exit poll, si afferma il partito conservatore Gerb dell'ex premier Boyko Borissov, (28,6%). Seguono il partito socialista di Serghei Stanishev, 19,8%. Il partito della minoranza turca, Dps, con il 14,9% e tre seggi.

-CROAZIA: vittoria con il 41% della coalizione del centrodestra, guidata dall'Unione democratica croata (Hdz). Otterranno 5 degli 11 eurodeputati assegnati al Paese. La coalizione di centrosinistra ottiene il 29,9 % e 4 eurodeputati.

-AUSTRIA: secondo le proiezioni i popolari sono in testa con il 27,1% mentre i socialdemocratici dell'Spö raggiungono il 23,8. Terzi euroscettici del Fpö con il 20,1% che raddoppiano i seggi da 2 a 4. Verdi al 14,6%.

-ROMANIA: Coalizione socialista del premier Victor Ponta in vantaggio con il 41%. Liberali secondi con il 14,9%, mentre i popolari del Pdl fermi all'11,8%. Unione democratici ungheresi in Romania, sempre Ppe, al 7%, e i populisti del PMP al 6,7%.

-POLONIA: Crollo dei popolari di governo del Po, che in Polonia restano primo partito ma con quasi un terzo dei voti in meno rispetto al 2009, boom degli euroscettici del Knp di Janusz Korwin-Mikke che conquisterebbero 4 seggi col 7,2%, forte ascesa dei conservatori del Pis in lotta per il primato col 31,8%.

-PORTOGALLO: Socialisti del Ps primi (30-34%), secondi i popolari della coalizione AP tra 25-29%. Terza la sinistra radicale di CDU (12-15%).

-PAESI BASSI: L'eurofobo Pvv di Geert Wilders porta a casa 4 eurodeputati con il 13,2%. Il primo partito per preferenze rimane il D66 dei centristi liberali con 15,4%, mentre i cristianodemocratici del Cda si attestano al 15%.

- FINLANDIA: In testa i popolari del KK 22,7% seguiti dai liberali di SK (21,0%). Terzi i socialisti di SSP (13,6%). Solo quarti gli euroscettici 'Veri finlandesi' (12,8%).

- LUSSEMBURGO: stravince Juncker con i cristianodemocratici del Csv al 37,65%. I liberali al governo è secondo (14,77%), poi socialisti del Lsap (11,75%) e verdi (Dei Greng).

- LETTONIA: al 46% i popolari del partito 'Unity' mentre i conservatori dell' Alleanza Nazionale al 15%. Socialdemocratici pro-russi dell' 'Harmony Center'(13%) e Unione dei Verdi (8%).

- MALTA: in testa il partito laburista (53%), seguito dai popolari del partito nazionalista (40%). Terzi i Verdi con il 2,7%, e altri piccole formazioni totalizzano il 4%.

- REP. CECA: Vittoria dei filoeuropei Ano (16,13%). Seguono liberali del Top 09 (15,95%), socialdemocratici (Cssd) del premier (14,17). Al Parlamento europeo anche i comunisti(0,98%).

- SLOVENIA: vittoria ufficiale del Partito democratico sloveno (centrodestra) con il 24,86%, seguito da Lista Nova Slovenija e Sls (centrodestra) al 16,46%, dalla lista Verjamem (centrosinistra) con il 10,50% e Desus (centrosinistra) all' 8,16%, seguito dal partito socialdemocratico (centrosinistra) con il 8,05%. Alle urne solo il 24%.

- SLOVACCHIA: con la bassissima affluenza del 13% vincono i socialdemocratici (Smer) del premier, Robert Fico (24,09%), seguito dai popolari del Movimento cristiano democratico (Kdh) con il 13,21%. Al terzo posto l'Unione slovacca dei cristiani democratici (Sdku) con il 7,75%.

- CIPRO: Il partito Disy (Adunata Democratica, centro-destra al governo) vince con il 37.78%. Segue il comunista Akel (26.87%), il Diko (Partito Democratico, destra) con il 10.86%, la lista Edek (socialdemocratico), Verdi Ecologisti (7.69%), Alleanza Civica (destra) con il 6.78%.

- SVEZIA: Exit poll: Socialdemocratici primo partito (23,7%), crollo del Partito dei Moderati del premier che scende al 13,0%. Ascesa degli ambientalisti Mp con il 17,1%. Scesi i liberali di Fp al 9,5%. Sinistra radicale del Vaensterpartiet in ascesa all'8,1% (dal 5,66%). Al 7,0% i Democratici (Sd) euroscettici.

ats

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