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STATI UNITITasse, schiaffo a Trump dalla Corte suprema

09.07.20 - 21:24
Parziale sconfitta per il presidente americano. Le sue dichiarazioni però non vengono (per ora) rese pubbliche
keystone-sda.ch / STF (Evan Vucci)
Fonte ATS ANS
Tasse, schiaffo a Trump dalla Corte suprema
Parziale sconfitta per il presidente americano. Le sue dichiarazioni però non vengono (per ora) rese pubbliche

WASHINGTON - Il presidente statunitense Donald Trump incassa dalla Corte suprema una parziale sconfitta e una temporanea vittoria sul fronte legale nella sua battaglia contro la diffusione delle dichiarazioni dei redditi, primo presidente dai tempi di Richard Nixon a non renderle pubbliche.

Ma sul fronte politico, nonostante denunci di essere vittima di una «persecuzione», può vantare un successo perché in entrambi i casi appare improbabile che le informazioni possano essere acquisite o svelate prima delle elezioni, compromettendo la campagna per la rielezione alla Casa Bianca.

Nella prima controversia, la Corte suprema ha stabilito che i documenti finanziari di Trump, comprese le dichiarazioni fiscali, possono essere esaminati dal procuratore (democratico) di New York Cyrus Vance nella sua indagine sui pagamenti segreti per comprare il silenzio di due donne sui loro "affair" con Trump: l'ex pornostar Stormy Daniels e l'ex coniglietta di Playboy Karen McDougal. Versamenti che potrebbero costituire una violazione della legge sulla campagna elettorale del 2016.

Si tratta di una sentenza importante, perché i giudici, richiamandosi ad un principio stabilito 200 anni fa, hanno ribadito che «nessun cittadino, neppure il presidente, è categoricamente al di sopra del comune dovere di presentare prove quando richiesto in un procedimento penale». In pratica il presidente non gode di un'immunità assoluta, come sostenevano i suoi avvocati: il suo potere esecutivo ha dei limiti, quelli della legge.

Una decisione che si affianca a quelle che costrinsero Richard Nixon a consegnare le registrazioni dello Studio Ovale nell'indagine sul Watergate e Bill Clinton a fornire prove nel Sexgate, lo scandalo politico-sessuale che coinvolse la stagista Monica Lewinsky. Se n'è rallegrato per primo il procuratore di New York: «Questa è un'enorme vittoria per il sistema giudiziario della nostra nazione e per il suo principio fondante che nessuno, neppure il presidente, è sopra la legge. La nostra indagine, che è stata ritardata per quasi un anno da questa causa, riprenderà, guidata come sempre dal solenne obbligo del grand jury di seguire la legge e i fatti, ovunque portino».

La Corte suprema ha però rimandato la causa ai tribunali di grado inferiore, dove la difesa di Trump potrà sollevare nuove obiezioni legali, allungando i tempi. In ogni caso non c'è alcuna garanzia che il grand jury, operante in grande segretezza, renda noti i documenti se e quando li otterrà.

Nel secondo caso la Corte suprema ha stabilito che due commissioni della Camera - controllata dai democratici - non possano, almeno per ora, ottenere la stessa documentazione fiscale e finanziaria chiesta alla società contabile del presidente e a due banche che gli concessero prestiti, Deutsche Bank e Capital One. Richiesta fatta per indagare su possibili conflitti di interesse, su presunte evasioni fiscali, sui pagamenti alle due presunte amanti. Ma anche in questo caso i giudici hanno rimandato la causa alle corti inferiori invitando ad esaminare meglio l'equilibrio tra i due poteri. La difesa del presidente aveva sostenuto che il Congresso non ha autorità per chiedere quelle carte perché non servono ad alcuna necessità legislativa.

«È un'altra caccia alle streghe», ha twittato Trump, dicendosi vittima di una «persecuzione politica» e della faziosità della Corte suprema. Corte che però ha dato prova ancora una volta di indipendenza: entrambi i casi sono stati decisi dalla stessa maggioranza, 7 a 2, con i due giudici scelti dal l presidente Usa schieratisi contro di lui. Come fecero con Nixon e Clinton i giudici da loro nominati.

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COMMENTI
 

lo spiaggiato 3 anni fa su tio
Forza Trump... :-)))

navy 3 anni fa su tio
Non sono pro o contro gli Americani. Cerco di seguire i vari avvenimenti di questo o quel paese e nulla più. In questo modo spero di farmi un’idea a 360 gradi ma.... è difficile. Con Trump è stato facile.....Capisco e condivido un paese debba garantire in primis ai propri concittadini il meglio possibile ma....questo guarda ai suoi interessi in primis ed il fatto non voglia divulgare i propri redditi lo conferma! Fa sognare la parte bassa del suoi elettori, gli sfigati un poco ignoranti.....Il peggior presidente di sempre! Perfino più terribile di Bush jr!!!!

MIM 3 anni fa su tio
Risposta a navy
Perché non richiedevano la dichiarazione dei redditi anche ai democratici? E chi sta chiedendo a gran voce la pubblicazione del suo reddito? Sempre i democratici. Io una piccola riflessione la trovo d'obbligo. Qui stanno cercando, scavando, per trovare qualcosa contro di lui. Se così stanno le cose, vuol dire che non hanno trovato niente fin'ora.

navy 3 anni fa su tio
Risposta a MIM
Il punto non è tanto l’ammontare dei suoi redditi, credo. Sono le manovre contabili fatte da parecchie sue società per non pagare un cent di imposte......L’esempio vien dall’alto ma in questo caso vi è solo altezza e capelli a modi scoiattolo morto..... È il più disastroso presidente l’America abbia mai avuto. Sia democratico o repubblicano....

MIM 3 anni fa su tio
Risposta a navy
Questo è quello che sventagliano i democratici, senza nessuna prova. Secondo me stanno cercando di attaccarlo in qualche modo ma non hanno più niente in mano. Anche se le sue dichiarazioni fossero impeccabili, troverebbero di dire quanto guadagna e che fa il presidente per motivi opportunistici... che è quello che stai già dicendo tu, senza niente in mano ;-)

Fufabi 3 anni fa su tio
Risposta a MIM
Naaaa se fosse tranquillo le avrebbe pubblicate

sedelin 3 anni fa su tio
qualcuno ha ancora il coraggio di sostenere il fakepresident?
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