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STATI UNITITrump propone la soluzione a due Stati, a Gerusalemme Est la capitale della Palestina

28.01.20 - 18:33
Il presidente americano ha illustrato il piano per il Medio Oriente insieme a Benjamin Netanyahu. Piano respinto da diversi fronti
Keystone
Trump propone la soluzione a due Stati, a Gerusalemme Est la capitale della Palestina
Il presidente americano ha illustrato il piano per il Medio Oriente insieme a Benjamin Netanyahu. Piano respinto da diversi fronti

WASHINGTON - Il presidente americano Donald Trump propone la soluzione dei due Stati con a Gerusalemme Est la capitale della Palestina.

«Quello di oggi è un grande passo verso la pace»: lo ha affermato Donald Trump annunciando il piano per il Medio Oriente. «È giunto il momento per una svolta storica», ha aggiunto in una conferenza stampa congiunta alla Casa Bianca con il premier israeliano Benyamin Netanyahu.

«La gente in Medio Oriente, soprattutto i giovani, sono pronti per un futuro migliore», ha affermato Trump, sostenendo che il piano di pace conta 80 pagine ed è «il più dettagliato» mai presentato finora.

In base al piano «Gerusalemme resta la capitale indivisa di Israele». Il piano di pace prevede investimenti per 50 miliardi di dollari a favore dei palestinesi, ha ancora spiegato il presidente americano, assicurando che «ci sono molti Stati pronti ad investire». Egli ha quindi annunciato che, se ci sarà l'accordo tra le parti, gli Usa apriranno un'ambasciata a Gerusalemme Est, confermando che quest'ultima potrebbe essere la capitale del futuro Stato palestinese.

Trump ha pure dichiarato che Netanyahu gli ha detto che il piano di pace è una base per negoziati diretti e ha annunciato di aver inviato una lettera al presidente dell'Autorità nazionale palestinese Abu Mazen sul piano di pace e ha evocato un tempo di 4 anni per negoziare.

Secondo Trump «questa potrebbe essere l'ultima opportunità per arrivare a una pace in Medio Oriente». Da parte sua Netanyahu ha dichiarato che oggi parte «un viaggio straordinario».

Hamas rifiuta il piano di pace - Il piano di pace del presidente americano Donald Trump «è aggressivo e provocherà molta ira». Lo ha detto alla Reuters, riferito dai media israeliani, il portavoce di Hamas Sami Abu Zuhri secondo cui la parte del piano che riguarda Gerusalemme «non ha senso».

«Gerusalemme - ha proseguito - sarà sempre una terra per i palestinesi. I palestinesi fronteggeranno questo piano e Gerusalemme resterà sempre terra palestinese».

Intanto un altro dirigente di Hamas, Hussam Badran, ha fatto sapere che venerdì prossimo è stata indetta una "Giornata di collera" contro il piano di Trump che si «prefigge di liquidare la causa palestinese». «La resistenza armata - ha aggiunto - difenderà i diritti dei palestinesi».

Sia a Ramallah in Cisgiordania sia a Gaza, non appena finito il discorso di Trump, molti giovani, secondo fonti locali, sono scesi in strada bruciando le immagini del presidente americano e del premier israeliano Benyamin Netanyahu.

Abu Mazen respinge il piano - «Gerusalemme non è in vendita, e i nostri diritti non si barattano». Lo ha detto il presidente palestinese Abu Mazen respingendo il piano di pace annunciato oggi dal presidente americano Donald Trump.

«Il complotto non passerà», ha aggiunto Abu Mazen, secondo quanto riferito dalla agenzia Wafa.

«La leadership palestinese sostiene le masse palestinesi che protestano e chi si oppongono all''Accordo del secolo'. Esso non passerà. Questi sono momenti decisivi». Abu Mazen ha rilasciato queste dichiarazioni al termine di una consultazione politica straordinaria tenuta nella Muqata di Ramallah.

Intanto alla periferia della città proseguono gli scontri fra centinaia di dimostranti e reparti dell'esercito israeliano schierati in prossimità del vicino insediamento ebraico di Beit El. Fonti locali affermano che ci sarebbe una decina di feriti.

Israele: domenica voto sulle annessioni - Il premier israeliano Benyamin Netanyahu chiederà domenica al suo governo di votare sull'estensione della legge israeliana nella valle del Giordano, nel nord del Mar Morto e nelle colonie ebraiche della Cisgiordania. Lo ha riferito la televisione pubblica israeliana Kan.

Scontri in Cisgiordania, 13 palestinesi feriti - Alla periferia di Ramallah sono in corso scontri fra centinaia di dimostranti e reparti dell'esercito israeliano schierati in prossimità del vicino insediamento ebraico di Beit El. Fonti locali affermano che ci sarebbero 13 palestinesi feriti.

Sia a Ramallah in Cisgiordania sia a Gaza, non appena finito il discorso di Trump per presentare il suo piano di pace, molti giovani, secondo fonti locali, sono scesi in strada bruciando le immagini del presidente americano e del premier israeliano Benyamin Netanyahu.

Guterres: «Sosteniamo la realizzazione dei due Stati» - «Le Nazioni Unite continuano a impegnarsi a sostenere palestinesi e israeliani nel risolvere il conflitto sulla base delle risoluzioni dell'Onu, del diritto internazionale e degli accordi bilaterali, e a realizzare la visione di due Stati che vivono fianco a fianco in pace e sicurezza all'interno di confini riconosciuti sulla base di quelli pre-1967».

Lo ha detto il portavoce del Palazzo di Vetro Stephane Dujarric, sottolineando che il segretario generale Antonio Guterres ha visto l'annuncio del piano di pace americano per il Medio Oriente.

«La posizione dell'Onu sulla soluzione dei due Stati è stata definita nel corso degli anni dalle pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e dell'Assemblea Generale alle quali è vincolato il segretariato», ha precisato.

Hezbollah: «Il piano Usa rafforza l'alleanza filo-iraniana - L'Iran e i suoi alleati arabi in Medio Oriente sono da oggi più convinti di dover «resistere con tutti i mezzi all'espansionismo americano e sionista» nella regione. A dirlo sono esponenti degli Hezbollah libanesi nelle stesse ore mentre a Washington il presidente statunitense Donald Trump e il premier israeliano Benjamin Netanyahu presentano il cosiddetto "piano di pace" tra israeliani e palestinesi.

Rappresentanti del Partito di Dio, incontrati dall'agenzia di stampa italiana Ansa in un angolo remoto della valle orientale della Bekaa, al confine con la Siria, assicurano che "l'asse della resistenza" guidato dall'Iran è oggi più coeso che mai. E che è «pronto a rispondere militarmente» sui vari teatri del Medio Oriente: Iraq, Siria, Libano, Territori palestinesi.

Prima che Trump e Netanyahu apparissero assieme in diretta televisiva, presentando i principi generali del piano, per la prima volta dopo anni i leader palestinesi di Hamas, del Jihad islamico e di Fatah avevano ritrovato oggi una inedita coesione, almeno retorica e politica.

«Per quanto ci riguarda - affermano i rappresentanti del Partito di Dio libanese - all'interno dell'asse della resistenza (anti-israeliana) non ci siamo mai divisi. E sappiamo che si sta avvicinando il momento in cui arrecheremo danni molto dolorosi ai nemici».

L'Iran può contare in Medio Oriente su diverse milizie sciite irachene, siriane e sugli Hezbollah in Libano, rafforzati da un'alleanza politica che ora governa il paese senza i partiti filo-occidentali. In questo angolo di Libano, molto più vicino alla porosa frontiera con la Siria che al Mediterraneo, sono esposte gigantografie e ritratti non solo del leader degli Hezbollah, Hasan Nasrallah, ma anche del generale iraniano Qasem Soleimani, ucciso a Baghdad in un raid aereo statunitense lo scorso 3 gennaio nel quadro dell'inasprimento della tensione tra Stati Uniti e Iran.

La foto del "signore dei martiri della resistenza" compare accanto a bandiere dell'Iran e a ritratti di Ruhollah Khomeini e di Ali Khamenei, il passato e il presente della leadership suprema iraniana. Nelle moschee e sui muri, appaiono le icone dei numerosi "martiri" di Hezbollah caduti nella guerra in Siria.

«Abbiamo combattuto (in Siria) per difendere il Libano dai terroristi dell'Isis (il sedicente Stato islamico). L'Isis è sostenuto sia dagli Stati Uniti che dall'entità sionista», affermano gli esponenti del Partito di Dio, non autorizzati a parlare ai media e per questo coperti dall'anonimato.

«Possiamo colpire gli americani e i sionisti quando e dove vogliamo, sia in Iraq che in Israele», affermano i responsabili di Hezbollah, che da decenni ha nella valle della Bekaa la sua retrovia logistica e popolare. Proprio attraverso gli altopiani che qui separano la Siria dal Libano passa un tratto del «corridoio iraniano», che dall'Asia Centrale giunge al Mediterraneo.

«Il momento della grande vendetta (contro Usa e Israele) non è ancora arrivato ma si avvicina», afferma un esponente del partito che in questa parte di Libano orientale riscuote un consenso popolare pressoché unanime: anche da parte delle comunità non sciite, come i sunniti e i cristiani che abitano in villaggi sperduti lungo la frontiera.


 

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COMMENTI
 

fromrussiawith<3 4 anni fa su tio
"Partito di Dio libanese", ma da quando Dio è un fanatico terrorista? il prossimo bersaglio sono gli hezbollah (forse è questo che Trump va cercando con il suo piano di pace, oppure spero sia la tipica tecnica della porta-in-faccia); appena letto un articolo sull'indonesia dove secondo la Sharia law donne e uomini vengono frustati in pubblico se bevono alcool, hanno affari extraconiugali, gioco d'azzardo, omosessualità, etc. Ora pare questi "progressisti Islamici" si siano modernizzati tanto da permettere, a parità di diritto, pure alle donne di frustare altre peccatrici. L’Indonesia in linea con il regime Iraniano, in Iran dove dal 1979 sono stati condannati a morte dalle 4000-5000 gay… il conflitto palestinese-israeliano rappresenta un microcosmo del conflitto culturale che ci aspetta, in particolare se Israele dovesse cadere

Mattiatr 4 anni fa su tio
Risposta a fromrussiawith<3
Immagino che una cosa per noi banale come i diritti umani non per tutti sia normale, l'Europa ha trascorso secoli prima d'ipotizzarne alcuni, In questo caso immagino che la cosa migliore sia lasciarli stare, alla fine l'influenza estera fino a ora li ha solo estremizzati.

fromrussiawith<3 4 anni fa su tio
Risposta a Mattiatr
Come vorrei che avessi ragione; il fatto è che l’islamismo radicale, seppure all’apparenza “solo” l’1-10% dei mussulmani, ca. (16 millioni – 160 milioni), la loro visione è globale ed espansionista, essa costituisce un enorme pericolo per altre culture (pure per i mussulmani moderati). Lo scopo ultimo degli estremisti e la purificazione del mondo e la legittimazione della violenza. Già oggi, grazie a Obama, UE, ONU in base a questo concetto “vivi e lascia vivere” abbiamo lasciato che il regime uccidesse senza scrupoli il suo popolo, che rafforzasse il potenziale militare e imperialismo. Israele rappresenta la nostra cultura, la nostra visione dei diritti umani, mentre la Palestina rappresenta il radicalismo islamico, (p.e. il paese al mondo meno tollerante per i diritti LGBT, etc.) se cade Israele, bè... Se all’Iran viene concesso un “diritto speciale” nell’ adattare i diritti umani alla sharia law, perché non ad altri gruppi radicali nei nostri paesi? In novembre 2019 al “human right council” molti delegati dell’ONU hanno applaudito l’Iran, proprio mentre il regime massacrava la propria gente. Alla fine, come la scienza dice il bene e il male non esistono in natura, esiste quello che meglio ci permette di sopravvivere... progressismo?

sedelin 4 anni fa su tio
buffone, che faccia pace con se stesso! la sua proposta é un ladrocinio :-(

fromrussiawith<3 4 anni fa su tio
c'è un limite al successo del Trumpismo e questo forse ne è l'esempio. I 50 miliardi suonano come un insulto alle orecchie dei palestinesi e il non offrire un full-fledged palestinian state è ancora peggio, a meno che il fallimento sia quello che vada cercando... o magari Trump sa cose che gli altri non sanno, ci si aspetta di tutto da lui

fromrussiawith<3 4 anni fa su tio
c'è un limite al successo del Trumpismo e questo forse ne è l'esempio. I 50 miliardi suonano come un'insulto alle orecchie dei palestinesi e il non offrire un full-fledged palestinian state è ancora peggio, a meno che il fallimento sia quello che vada cercando... o magari Trump sa cose che gli altri non sanno,

giuvanin 4 anni fa su tio
Gli hanno detto che la pace si fa in due, e allora l'hanno fatta lui e Israele...
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