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MALTAMuscat si dimetterà a gennaio, ora è ufficiale

01.12.19 - 21:03
Non prima della nomina del nuovo leader del partito laburista
keystone-sda.ch/ (Julien Warnand)
Joseph Muscat lascerà il suo incarico di premier di Malta non prima del 12 gennaio.
Joseph Muscat lascerà il suo incarico di premier di Malta non prima del 12 gennaio.
Muscat si dimetterà a gennaio, ora è ufficiale
Non prima della nomina del nuovo leader del partito laburista

LA VALLETTA - Il premier di Malta Joseph Muscat si dimetterà. Travolto dagli ultimi sviluppi del caso sulla morte della giornalista Daphne Caruana Galizia, Muscat ha annunciato in tv che lascerà il suo incarico una volta eletto il nuovo leader del partito laburista. Quindi non prima del 12 gennaio.

La scelta del premier è maturata nel corso di una riunione del partito e formalizzata con un messaggio al Paese: «È quello che serve in questo momento. Ho sempre detto che un premier non dovrebbe servire per più di due legislature» ha dichiarato Muscat.

La protesta - Sono stati migliaia i cittadini comuni, con la famiglia della giornalista in prima fila, che anche nel pomeriggio della domenica sacra per le famiglie maltesi si sono radunate sotto il Parlamento e sono scese lungo la centralissima Republic Street fino alla sede del Tribunale, davanti al quale da due anni arde un memoriale spontaneo per Daphne che le autorità hanno spazzato via decine di volte, e decine di volte è rinato. «Ladri, ci state rubando la vita e il futuro» ha gridato la voce arrabbiata di Eva, una sedicenne maltese. Uno dei tanti volti sconosciuti, migliaia di mamme e papà, nonni, studenti, che sono tornati in piazza. Per l'ottava volta. Per dire basta ad un intero sistema di vita. «Vergognatevi tutti» hanno cantato. «Muscat, non sei Malta». «Ladri». «Mafiosi» hanno gridato a migliaia, ma con compostezza. Sostanzialmente sfiniti da due anni vissuti in un incubo.

Muscat si difende - Muscat ha sostanzialmente difeso il suo operato: «Ho promesso giustizia nel caso di Daphne Caruana Galizia. Ho mantenuto la mia parola, abbiamo tre persone accusate del suo omicidio e anche la presunta mente incriminata». Il gruppo parlamentare con tutti i ministri e membri del gabinetto si è riunito d'urgenza nella sede estiva del premier, nel palazzo di Girgenti che fu dell'Inquisizione, opportunamente piazzato nell'ovest del paese, lontano dalla Valletta. La decisione finale è stata quella di lasciare Muscat in sella almeno fino a gennaio, quando sarà completato il processo interno al partito per la scelta del successore.

Le indagini - Le indagini sull'omicidio di Daphne Caruana Galizia per ora hanno inchiodato Yorgen Fenech, l'erede del più grande impero economico dell'isola, incriminato ieri sera come mandante. Basta attraversare la folla e fare qualche domanda per capire che un po' tutti sapevano tutto, da sempre, su Yorgen Fenech e sulle sue attività. Con voci che risalgono ai tempi della sospetta ricchezza accumulata dal nonno e capostipite Tumas e moltiplicata dal "geniale" padre Charles. Nella catarsi dell'omicidio Caruana emergono storie antiche, che coinvolgono laburisti e nazionalisti.

Così nella piazza che ancora pochi giorni fa il partito laburista progettava di riconquistare oggi con una manifestazione di orgoglio (poi cancellata venerdì visti gli sviluppi e le spaccature interne), resta protagonista la società civile. La sorella di Daphne ha aperto la giornata lanciando un appello chiaro e netto a nome della famiglia della giornalista uccisa: "Ora noi ci aspettiamo che il primo ministro lasci l'ufficio ed il parlamento con effetto immediato per permettere una libera e piena indagine sull'assassinio di Daphne".

Intanto le ultime rivelazioni sui legami fra l'ex braccio destro di Muscat, Keith Schembri, e l'intermediario Melvin Theuma, e sul tentativo di Fenech, col probabile aiuto dello stesso Schembri, di deviare la colpa sul ministro dell'economia Cardona (oggi riabilitato) con una lettera falsa, hanno fatto scattare il redde rationem nel partito laburista.

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