Cerca e trova immobili

SPAGNAI socialisti di Sanchez puntano a un governo monocolore

29.04.19 - 11:05
Il partito è primo in Spagna con 123 deputati, nonostante i numeri non consentano una maggioranza chiara
Keystone
I socialisti di Sanchez puntano a un governo monocolore
Il partito è primo in Spagna con 123 deputati, nonostante i numeri non consentano una maggioranza chiara

MADRID - All'indomani dal voto per molti versi storico in Spagna il rebus delle «alleanze» resta per il momento sullo sfondo. Perchè il Psoe, forte di un risultato che nell'entusiasmo della festa per la vittoria fa dire al suo leader Pedro Sanchez che i socialisti sono il futuro, vuole intanto provarci a governare da solo. Difficile ma non impossibile.

La vicepremier Carmen Calvo lo ha spiegato in termini che fanno pensare al refrain «squadra che vince non si cambia». «Pensiamo di poter continuare con questa formula», ha detto. «Lo proveremo, perchè pensiamo di avere molto consenso e per varie ragioni. Ma soprattutto perchè crediamo che come partito e come governo, in un periodo di tempo breve, la gente ci ha capito molto bene», ha sottolineato la vice di Sanchez alla Moncloa.

Non una sorpresa che il dato uscito dalle urne possa generare entusiasmo e perfino euforia per un consenso - e una conferma - tanto più clamorosa se si guarda alla frammentazione del fronte opposto. Però i numeri, in assoluto, comunque non bastano per garantire quella stabilità cui Sanchez ha fatto appelli accorati durante la campagna elettorale.

I seggi conquistati dai socialisti al "Congreso" sono 123, cifra lontana dai 176 necessari per la maggioranza. Tuttavia, lo ripete la dirigenza del Psoe nella prima conferenza stampa post-voto in serata, dati i risultati «Sanchez ha l'obbligo di formare il governo, è il mandato delle urne». E allora si ricorda che l'esperienza dell'accordo programmatico con Podemos degli ultimi mesi ha funzionato. Certo è però che soltanto con la formazione di Pedro Iglesias (42 seggi) la maggioranza non c'è ancora. E allora il Psoe prende tempo: «Noi parleremo con tutti i gruppi, non escluderemo nulla».

Anche con Ciudadanos? La domanda non è banale, le implicazioni sono molte e ciò che Sanchez intenderà fare su questo fronte rischia di segnare il solco per il suo futuro, a partire dalla sua connotazione sul tema dell'indipendentismo. I militanti, la base, anche durante la festa della vittoria lo ha scandito a chiare lettera: «Con Rivera no!» (Albert Rivera, il leader di Ciudadanos con cui in campagna elettorale lo scontro è stato frontale). Una reazione emotiva, logica, in risposta ad una «opposizione molto distruttiva» risponde all'indomani il Psoe. Però di rinunciare tout court ancora non se la sente, forse perchè i 57 seggi della formazione guidata da Rivera comunque sarebbero risolutivi, portando ad un totale di 180: «Parliamo con chi rispetta le regole», si precisa soltanto in conferenza stampa in serata a Ferraz, la sede del Psoe a Madrid. Le dichiarazioni di Ciudadanos restano invece al momento meno "caute": «Non ci saranno trattative» con Pedro Sanchez, «né per il governo, né per l'investitura» del leader del Psoe, ha detto la portavoce nazionale, Inés Arrimadas.

La mappa delle possibilità quindi resta aperta: con Podemos e la sinistra ma senza gli indipendentisti è una ipotesi, ma resta a rischio per Sanchez e la sua investitura. Con gli indipendentisti invece i numeri ci sarebbero, ma la si guarda solo come un'opzione in extremis necessaria in principio per ottenere la fiducia.

In attesa di una soluzione al rebus, intanto il Psoe un effetto della sua vittoria lo descrive come inequivocabile: «Abbiamo fermato la onda reazionaria» mostrando all'Europa che si può fare.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE