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BRASILELula non potrà candidarsi alle presidenziali

01.09.18 - 08:30
In testa ai sondaggi per le elezioni del 7 ottobre, è stato dichiarato ineleggibile a causa della sua condanna per per corruzione e riciclaggio
Keystone
Lula non potrà candidarsi alle presidenziali
In testa ai sondaggi per le elezioni del 7 ottobre, è stato dichiarato ineleggibile a causa della sua condanna per per corruzione e riciclaggio

SAN PAOLO - Luiz Inacio Lula da Silva non può presentarsi come candidato alla presidenza del Brasile nelle elezioni del prossimo 7 ottobre. Lo ha deciso il Tribunale Supremo Elettorale (Tse) brasiliano.

La corte ha così accolto le impugnazioni presentate contro Lula, a causa della sua condanna penale per corruzione e riciclaggio, per 6 voti contro 1.

Durante la lunga sessione del Tse - apertasi ieri alle 14.30 e conclusa più di 10 ore dopo - i sette magistrati hanno convenuto che non vi sono dubbi in quanto al fatto che Lula risulta ineleggibile in base alla cosiddetta "legge della scheda pulita" che vieta ai cittadini condannati in secondo grado da un tribunale collegiale presentarsi come candidati alle elezioni.

L'ex presidente, infatti, sconta dallo scorso 7 aprile una condanna a 12 anni inflittagli in primo grado dal magistrato-simbolo delle inchieste anti-corruzione in Brasile, Sergio Moro, e confermata in secondo grado da un tribunale regionale di Porto Alegre.

Edson Fachin, l'unico magistrato che si è espresso a favore dell'autorizzazione della candidatura di Lula, lo ha fatto in base alla richiesta presentata dal Comitato per i Diritti Umani dell'Onu alle autorità brasiliane, perché garantissero all'ex presidente il pieno esercizio dei suoi diritti civili - compreso il suo diritto a presentarsi come candidato alle presidenziali - finché non saranno esauriti tutti i ricorsi riguardo alla sua condanna.

Fachin ha sostenuto che la richiesta dell'organismo Onu era vincolante per le autorità brasiliane, ma i suoi sei colleghi hanno ribattuto che le richieste del Comitato per i Diritti Umani solo potrebbero diventare obbligatorie se la presidenza brasiliana avesse promulgato i relativi accordi internazionali, già ratificati dal Parlamento.

Questo però non è avvenuto e - ironia della sorte - è stata Dilma Roussef, la compagna di partito di Lula che è stata eletta dopo di lui alla presidenza, la responsabile di questa dimenticanza.

Appena annunciata la bocciatura della candidatura di Lula, il Partito dei Lavoratori (Pt) ha emesso un comunicato nel quale ha promesso di "continuare a lottare con tutti i mezzi" per la sua candidatura, ma anche se i difensori dell'ex presidente presentassero ricorsi contro la decisione la sua applicazione resta immediata.

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