Cerca e trova immobili

REGNO UNITOBrexit, May pronta a mettere 40 miliardi sul piatto

20.11.17 - 20:30
Per Nigel Evans il suo Paese non può diventare il "Babbo Natale" dell'Europa, né piegarsi a «cifre da ricatto»
Keystone
Brexit, May pronta a mettere 40 miliardi sul piatto
Per Nigel Evans il suo Paese non può diventare il "Babbo Natale" dell'Europa, né piegarsi a «cifre da ricatto»

LONDRA - Quaranta miliardi di euro sul piatto, forse qualcosa in più, per provare sbloccare la partita della Brexit e saldare con Bruxelles il 'conto del divorzio' dall'Ue. È la cifra che la premier britannica Theresa May sembra pronta a offrire, dopo mesi di gioco al ribasso, e che secondo il Financial Times è stata discussa oggi al chiuso di una riunione ad hoc del consiglio dei ministri.

Una riunione presentata da alcuni osservatori come una vera e propria resa dei conti in seno all'esecutivo, diviso al suo interno fra euroscettici sostenitori della 'hard Brexit' e paladini di un compromesso più morbido con l'Europa. E che in ogni modo potrebbe aver sancito la disponibilità di Londra a raddoppiare la posta al centro delle trattative: un grande passo in avanti rispetto ai 20 miliardi di cui si era parlato in precedenza, anche se i numeri sono ancora lontani dai 60 - se non cento - a cui pare puntare l'Unione.

Downing Street ha ufficialmente smentito la proposta del rialzo per non influenzare i negoziati, mentre la premier Tory, parlando a Sky News, si è limitata a ribadire che il Regno Unito intende «onorare i suoi impegni con l'Europa». Senza entrare in pubblico nel merito della somma da stanziare.

I media comunque concordano sul fatto che May voglia presentare ai vertici Ue la nuova offerta già venerdì prossimo, a dispetto delle inevitabili fibrillazioni che un tale, ipotetico esborso di denaro è destinato a generare nel suo stesso partito. All'interno del gabinetto l'opposizione più coriacea viene accreditata al titolare degli Esteri, Boris Johnson, brexiter senza se e senza ma. Anche se il Financial Times evoca segnali di 'cedimento' pure nella corrente ministeriale più euroscettica.

Nel gruppo parlamentare alla Camera dei Comuni tuttavia i malumori non mancano: fra i più accaniti oppositori all'idea di allargare i cordoni della borsa è uscito allo scoperto, ad esempio, il deputato Nigel Evans, secondo cui il suo Paese non può diventare il "Babbo Natale" dell'Europa, né piegarsi a «cifre da ricatto» richieste da Bruxelles per poter continuare nelle trattative e approdare alla fase 2: quella in cui si dovrà discutere degli accordi commerciali, cruciali per l'isola, tra Londra e i 27.

Fra gli esponenti conservatori più disposti al compromesso spicca invece il Cancelliere dello Scacchiere, Philip Hammond, sensibile agli interessi della City, secondo il quale un'intesa sulla cifra da sborsare va chiusa prima di fine anno.

Intanto da Bruxelles rimbalzano le parole di Michel Barnier, intervenuto oggi stesso al Center for European Reform. «L'Unione è pronta ad aderire all'approccio più ambizioso su un futuro accordo di libero scambio» con la Gran Bretagna per il dopo Brexit, ha detto il capo negoziatore europeo, ma solo se Londra saprà fare la sua parte per risolvere presto tutti e tre dossier preliminari del negoziato: tutela dei diritti dei cittadini Ue e garanzie sui confini dell'Irlanda, oltre agli «obblighi finanziari» sul divorzio.

«Se riusciremo a negoziare un'uscita ordinata, a rispettare pienamente l'integrità del mercato unico e a stabilire un terreno di gioco paritario, ci sono tutte le ragioni perché la nostra futura relazione sia ambiziosa», ha insistito Barnier: «limitata non solo al commercio, ma basata su valori comuni» dalla sicurezza alla politica estera.

Una sfida tutta da affrontare, peraltro, commentano i media del Regno, mentre alle difficoltà politiche domestiche della May rischiano di sommarsi gli intoppi d'una Germania senza governo e la posizione sempre più traballante di Angela Merkel.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE