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REGNO UNITOMay resta senza maggioranza. Crolla la sterlina

09.06.17 - 07:10
Il Partito Conservatore resta sotto la soglia magica. E arrivano le prime richieste di dimissioni per la premier. Atteso per le 10 (le 11 in Svizzera) un suo commento ufficiale
Keystone
May resta senza maggioranza. Crolla la sterlina
Il Partito Conservatore resta sotto la soglia magica. E arrivano le prime richieste di dimissioni per la premier. Atteso per le 10 (le 11 in Svizzera) un suo commento ufficiale

LONDRA - Scommessa persa per Theresa May: il suo Partito Conservatore ha sì vinto le elezioni di ieri ma ha perso la maggioranza assoluta.

Quando mancano all'appello i risultati di una trentina di collegi appena su 650, i Tory sono quasi a 300 seggi e il Labour di Jeremy Corbyn a oltre 250. La previsione finale si attesta per Conservatori a 318, quindi sotto la soglia magica di 326. Significa che si va verso un 'hung Parliament', un "Parlamento impiccato" alla necessità di dar vita a fragili coalizioni o a governi di minoranza.

Colpo di freno anche al dominio degli indipendentisti scozzesi dell'Snp in Scozia, che non sono riusciti a ripetere il quasi 'cappotto' realizzato nel 2015, quando espugnarono 56 dei 59 collegi del territorio del nord. Stavolta si dovranno accontentare di 32, secondo le proiezioni e i primi risultati, avendone persi diversi a vantaggio di Conservatori, Laburisti e Liberaldemocratici.

«May se ne vada» - «Theresa May ha perso sostegno, ha perso seggi e ha perso voti, io credo sia abbastanza perché se ne vada». Così il leader laburista Jeremy Corbyn, nel discorso tenuto dopo la rielezione a deputato nel suo collegio. Corbyn ha poi ripetuto che con il voto di ieri «la politica è cambiata» e ha aggiunto che la gente ha fatto capire «di non poterne più di austerity e tagli ai servizi pubblici», ma «ha votato per la speranza». Ha assicurato infine che il Labour insisterà nella sua battaglia ed è orgoglioso dello slogan: «Per i molti, non per i pochi».

Anche dall'interno del Partito Conservatore sono arrivate le prime, velate richieste di dimissioni a Theresa May, a livelli record in termini percentuali, analoghe alle migliori prove di Margaret Thatcher, eppure disastrosamente sotto la maggioranza assoluta di che la premier si proponeva di consolidare in termini di seggi.

La premier «dovrebbe considerare ora la sua posizione», ha detto Anna Soubry, deputata anti-Brexit e da tempo voce critica nei confronti di May. Ironico il commento di William Hague, ex leader Tory, che ha scritto: «Il nostro partito è una monarchia temperata dal regicidio».

Un paese ingovernabile - La Gran Bretagna «ha bisogno di un periodo di stabilità» e i Tory lavoreranno per garantirla, ha detto dal canto suo la premier. Con un tremito nella voce, May ha poi insistito sulla necessità di attuare la Brexit e di difendere "l'interesse nazionale". «Il Partito Conservatore - ha concluso - farà il suo dovere qualunque sia il risultato» finale delle elezioni.

Il quadro che esce dal voto di ieri sembra rendere il Paese quasi ingovernabile e fa già immaginare nuove elezioni in tempi non troppo lontani. Ai Conservatori i numeri mancherebbero infatti anche sommando i "vassalli" unionisti nordirlandesi del Dup. Mentre a Corbyn toccherebbe inventare una coalizione multicolore tanto risicata quanto fragile, dalla quale peraltro i Liberaldemocratici sembrano già volersi sfilare in partenza.

Il Regno Unito si è pronunciato del resto ieri per la terza volta in tre anni. Dopo il voto del 2015 e il referendum che ha decretato il divorzio da Bruxelles nel 2016, i sudditi di Sua Maestà erano stati richiamati alle urne dalla signora primo ministro - in un clima di sorveglianza blindata, sulla scia dei recenti attacchi di Manchester e di Londra - con un solo obiettivo: accrescere il suo peso in Parlamento per avere le mani libere al tavolo con l'Ue e su tutti i dossier che contano, dalle incognite sull'economia all'allarme terrorismo. Ma la meta, che raffiche di sondaggi trionfali avevano dato per scontata per settimane, non sembra essere stata affatto raggiunta.

Il "miracolo" di Corbyn - Jeremy Corbyn, viceversa, ha motivo di esultare, per essere stato capace di condurre a 68 anni una campagna frizzante, con una versione rinnovata del suo programma da vecchio socialista, tornando a far guadagnare seggi al suo partito per la prima volta dal 1997, anno della prima vittoria elettorale di Tony Blair.

Un vero miracolo, per un uomo spesso sottovalutato, talora irriso e in genere osteggiato dall'establishment, non esclusa una parte della nomenklatura laburista. Ma capace, a dispetto di tutto, di risvegliare entusiasmi sopiti, fra i giovani e i meno fortunati. Entusiasmi che dalle piazze questa volta paiono essersi riversati anche nelle urne.

La Brexit nel cestino - «La "hard Brexit" è finita nel cestino della spazzatura stanotte. Theresa May sarà probabilmente uno dei primi ministri con il mandato più breve della nostra storia». Lo ha detto a Itv news l'ex cancelliere dello scacchiere, il conservatore George Osborne, contrario all'uscita della Gran Bretagna dall'Ue. «Theresa May non può ora negoziare la Brexit perché ci ha detto che perdere la maggioranza avrebbe distrutto la sua autorità. E così è stato». Lo scrive su Twitter l'ex leader laburista Ed Miliband, uscito sconfitto dal voto del 2015.

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COMMENTI
 

Danny50 6 anni fa su tio
Adesso sono in mano al gatt. Forse non meritano di essere indipendenti, ma di rimanere attaccati alle gonne della povera UE. E' il destino di chi ha abbandonato la propria sovranità per aderire al carrozzone. Presto faremo la stessa fine, a forza di calate di braghe bernesi.

Kahr 6 anni fa su tio
Non mi risulta che LA sterlina sia crollata.

Bacaude 6 anni fa su tio
Sell in May and go away

Bacaude 6 anni fa su tio
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