L'attenzione su quello che accade Oltreoceano è spasmodica. Barack Obama si presenterà al summit delle venti maggiori economie mondiali - lunedì e martedì - con una richiesta ben precisa: dobbiamo tutti concentrarci sulla crescita e sul rilancio dell'occupazione, per aiutare la ripresa globale. Questa è la priorità per tutti, a partire dall'Europa in cui alcuni Paesi, strangolati dalla morsa dell'austerity, sono ripiombati in recessione.
Quello che ci si atende dai leader europei - spiega la Casa Bianca - è che pongano sul tavolo del G20 "misure dettagliate, articolate", non impegni generici. E mettano sul piatto "consistenti risorse" per impedire che la febbre si diffonda. "Dovranno aggiornarci - ha spiegato il sottosegretario al Tesoro americano, Lael Brainard, che nelle scorse settimane si è recata nel Vecchio Continente per verificare la situazione - sui progressi fatti finora e sulle azioni precise che intendono intraprendere sia per rafforzare la rete di protezione, quella necessaria per impedire il contagio della crisi al resto del mondo, sia per stabilizzare il proprio sistema finanziario e bancario". Azioni che dovranno assolutamente essere decise - si ribadisce con forza - nel vertice dei capi di Stato e di governo della Ue in programma a Bruxelles a fine giugno.
Altri ritardi, fa capire la Casa Bianca, non saranno tollerati. Perchè i rischi posti dal Vecchio Continente all'economia globale sono enormi. E i leader europei non possono permettersi di andare avanti coi soliti laceranti contrasti. Di qui l'appello all'unità che arriva da Washington, alla necessità che l'Europa parli finalmente con una sola voce, da Berlino a Roma a Parigi. Il G20 rappresenta "un'opportunità per i leader europei", affermano i consiglieri di Obama: "In Europa si deve agire insieme. Nessuno può pensare di risolvere i problemi da solo". Solo così si potrà recuperare la fiducia dei mercati e aiutare la ripresa mondiale.