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GERMANIAIl nuovo capitolo del Dieselgate riguarda Audi

01.07.19 - 19:18
Fino al gennaio 2018 l'azienda avrebbe usato fino a quattro diverse strategie di manipolazione delle emissioni dei gas di scarico, anche in contemporanea
Depositphotos (boggy22)
Un'inchiesta della radio bavarese Bayrische Rundfunk e del quotidiano economico Handelsblatt inguaia Audi.
Un'inchiesta della radio bavarese Bayrische Rundfunk e del quotidiano economico Handelsblatt inguaia Audi.
Il nuovo capitolo del Dieselgate riguarda Audi
Fino al gennaio 2018 l'azienda avrebbe usato fino a quattro diverse strategie di manipolazione delle emissioni dei gas di scarico, anche in contemporanea

BERLINO - Audi potrebbe essere coinvolta nel Dieselgate molto più di quanto finora immaginato e le autorità di controllo potrebbero aver chiuso un occhio. È questo il risultato di un'inchiesta sorprendente della radio bavarese Bayrische Rundfunk e del quotidiano economico Handelsblatt che sta facendo discutere in Germania.

Secondo quanto emerge dagli ottantamila documenti presi in esame dalle ricerche giornalistiche, fino al gennaio 2018 Audi avrebbe usato fino a quattro diverse strategie di manipolazione delle emissioni dei gas di scarico, anche in contemporanea, in modo da fare risultare i veicoli puliti durante i test di laboratorio.

Le diverse strategie sarebbero state denominate con le lettere da A a D, si legge sui documenti. Ma l'autorità deputata al controllo, cioè la motorizzazione civile tedesca (BKA), si sarebbe fidata dei test riportati dalla casa automobilistica senza provvedere a controlli tecnici autonomi.

Nel mirino del nuovo capitolo Dieselgate sarebbero finiti stavolta i motori di grossa cilindrata euro 6, tra i quali anche modelli delle altre case del gruppo VW, come Porsche e Volkswagen. Solo in Germania sarebbero interessate dalla manipolazione oltre 200'000 automobili.

La BKA ha previsto richiami per 150'000 nuove Audi, ma ora l'ente federale è sotto il fuoco di fila delle critiche, soprattutto delle opposizioni, che l'accusano di non avere svolto il proprio compito di sorveglianza e di aver permesso dei reati.

«Non abbiamo consentito nulla di illegale» ha replicato il ministro dei Trasporti Andreas Scheuer, sceso in campo per difendere l'operato dell'autorità federale addetta al trasporto.

L'affermazione suona molto come una difesa d'ufficio dal momento che il suo predecessore, l'ex ministro dei Trasporti e collega del partito conservatore bavarese Alexander Dobrindt, rischia di finire presto nelle indagini della procura di Monaco che si occupa del caso Audi, insieme all'ex numero uno della motorizzazione, Ekhard Zinke.

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