Lo conferma il ceo di Richard Yu intervistato dal Die Welt: «Stiamo lavorando a un nostro sistema operativo, quelle di Trump tutte minacce politiche»
ROMA - Un "piano B" per essere indipendenti tecnologicamente dalla Silicon Valley. Lo sta preparando Huawei, in caso di emergenza dovuta ad una rottura politica e commerciale con l'America di Trump che accusa l'azienda cinese di spionaggio attraverso le sue reti 5G. Accuse sfociate in una recente causa al governo statunitense da parte dell'azienda di Shenzen. A esplicitarlo chiaramente è il Ceo di Huawei, Richard Yu, in un'intervista a Die Welt.
«Preferiamo lavorare con gli ecosistemi di Google e Microsoft, ma se mai dovesse accadere di non poterli più usare abbiamo preparato un nostro sistema operativo», spiega Yu, confermando le indiscrezioni dello scorso dicembre di un sistema operativo fatto in casa, nome in codice Kirin OS. Al momento la società per i suoi dispositivi utilizza Android di Google, così come tante altre aziende asiatiche, ad esempio la coreana Samsung.
«Negli Stati Uniti - afferma Yu - non possiamo vendere i nostri smartphone ma lavoriamo con molte aziende tra cui Google, Qualcomm e Microsoft. L'economia statunitense trae beneficio da noi. Nessuno può fare tutto da solo in questo settore. Tutti devono lavorare con altre aziende».
Nell'intervista a Die Welt l'amministratore delegato di Huawei torna poi sulle accuse di spionaggio partite da Donald Trump che ha chiesto esplicitamente agli alleati, anche in Europa, di non usare le infrastrutture di rete dell'azienda cinese: «Le accuse arrivano principalmente dal governo degli Stati Uniti e hanno ragioni politiche, non c'è una ragione tecnica», sottolinea Yu. Nei nostri sistemi, aggiunge, «non abbiamo porte di servizio che compromettono la sicurezza delle reti, l'azienda non permette lo spionaggio poiché ha standard di sicurezza molto elevati, sia nell'hardware che nel software».