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UNIONE EUROPEAÈ corsa ai cyberarmamenti, l'Ue si allena a difendersi

18.11.18 - 18:04
Il trend è previsto in crescita nel 2019, con gli Stati pronti a investire sempre di più per sviluppare capacità offensive, oltre che difensive, nello spazio cibernetico.
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È corsa ai cyberarmamenti, l'Ue si allena a difendersi
Il trend è previsto in crescita nel 2019, con gli Stati pronti a investire sempre di più per sviluppare capacità offensive, oltre che difensive, nello spazio cibernetico.

BRUXELLES - Non solo Russia e Cina, Iran e Corea del Nord. A ogni latitudine, e anche in Europa, è in atto una corsa ai cyberarmamenti. Strumenti che si affiancano alle armi tradizionali e che consentono di colpire obiettivi concreti, come una centrale elettrica o un impianto petrolifero. Il trend è previsto in crescita nel 2019, con gli Stati pronti a investire sempre di più per sviluppare capacità offensive, oltre che difensive, nello spazio cibernetico.

A delineare lo scenario è il rapporto sulle tendenze nella sicurezza informatica per l'anno prossimo stilato dalla società FireEye, secondo cui tutte le nazioni si stanno attrezzando per poter attaccare in modo cibernetico. «Tutti i Paesi, nessuno escluso, si stanno dotando di un esercito di 'cyber expert' pronti ad attaccare, sia per evitare di essere in svantaggio in caso di un'offensiva di altre nazioni, sia per avere la possibilità di colpire se necessario», spiega all'agenzia di stampa italiana Ansa Marco Riboli, vicepresidente della società FireEye per l'Europa Meridionale. «È come se fosse un'altra divisione delle forze armate».

Lo sa bene l'Unione europea, che lunedì darà il via all'esercitazione "Pace" contro la guerra ibrida: quella combattuta attaccando con una combinazione di armi convenzionali e di tecnologia. L'operazione sarà condotta in parallelo con una simulazione della Nato, e riguarderà varie aree critiche che possono essere colpite da attacchi ibridi, come le infrastrutture energetiche e le tlc, il settore sanitario e quello marittimo.

La corsa ai nuovi armamenti «cresce in ogni nazione, insieme agli investimenti», rileva Riboli. Lo scopo è «attrezzarsi per fare dei danni», e nel mirino ci sono proprio i sistemi di controllo industriale usati in ambito petrolifero e manifatturiero, nelle centrali elettriche e negli edifici smart.

La minaccia - evidenzia l'esperto - non è ipotetica, ma si è già concretizzata: «Triton, il gruppo di attacco che abbiamo scoperto a fine 2017 e che crediamo sia finanziato da uno Stato, nei mesi scorsi è riuscito a entrare e a fermare delle centrali in Medio Oriente».

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