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STATI UNITIFacebook ha gonfiato le views dei suoi video e questo è un problema

21.10.18 - 16:24
Soprattutto per quelli che su quei video ci hanno investito parecchio, per pubblicità e contenuti, e che adesso hanno deciso di fargli causa
Keystone
Facebook ha gonfiato le views dei suoi video e questo è un problema
Soprattutto per quelli che su quei video ci hanno investito parecchio, per pubblicità e contenuti, e che adesso hanno deciso di fargli causa

NEW YORK - Sui media americani (e non solo) in questi giorni si sta parlando parecchio di un processo intentato a Facebook da un gruppo di agenzie pubblicitarie. L'accusa è quella che il colosso dei social abbia, per un periodo superiore a un anno fra il 2014 al 2015, esagerato in maniera evidente - si va dal 150% al 900% - le visualizzazioni dei video pubblicati sulla sua piattaforma. 

La manipolazione, volontaria oppure meno, è poi stata identificata da un team di ingegneri del social network in seguito ad alcune segnalazioni esterne.

Malgrado ciò, però, Facebook ha continuato a mantenere la gonfiatura per diversi mesi per poi sistemarla, semplicemente rimpiazzando i dati vecchi con quelli corretti. A un certo punto, si parla di agosto 2016, ha deciso di comunicare la discrepanza alle agenzie che, in risposta, gli hanno fatto causa.

Il motivo? Il fatto che i video su Facebook erano molto meno pervasivi e visti di quanto dichiarato. In questo senso, chi aveva investito per la realizzazione di filmati e clip - seguendo le direttive dell'azienda che in quel periodo puntava, come oggi, moltissimo sui video -  non aveva poi davvero un riscontro di pubblico pari alle attese.

Un problema per la pubblicità sì, ma anche per quelle testate d'informazione - e sono state tantissime - che negli anni hanno investito per la produzione di video per Facebook modificando anche in maniera radicale il proprio assetto e le strategie seguendo quella che, di fatto, è da molti considerata una delle rivoluzioni della comunicazione più importanti degli ultimi anni.

L'azienda di Mark Zuckerberg, dal canto suo, nega che la gonfiatura sia stata nascosta: «È una falsità che abbiamo voluto tenerla segreta, ne abbiamo parlato con gli inserzionisti appena l'abbiamo scoperta», ha dichiarato al Wall Street Journal uno dei portavoce. Il processo, che entra nelle fasi calde in un periodo particolarmente tribolato per l'azienda, magari non farà preoccupare l'utenza come lo scandalo Cambridge Analytica ma rischia di sfiduciare parecchio chi, con e sulla piattaforma, ci investe per il suo business.

Ma davvero il video social è esploso? - Se lo sono chiesti, di recente, all'Università di Oxford e la risposta è «non proprio». Come riportato da uno studio sull'argomento del Reuters Institute for the Study of Journalism, ripreso da Bloomberg e che evidenzia come la crescita dal 2014 al 2016 di consumo di video di notizie (di vario genere) vada - a dipendenza del paese -  dal 1% (Germania) a un massimo del 10% (Spagna) con medie attestate al di sotto del 5%: «C'è una crescita? Sì, ma non è così sconvolgente», scrive l'autore Antonis Kalogeropoulos.

Come mai? Perché per informarci preferiamo le parole e la lettura: guardare un video è molto meno efficiente di leggere: la quantità di parole che possiamo assimiliare con la vista è superiore del 70%. Se da una parte chi è abituato a utilizzare la televisione preferisce la forma audiovisuale anche sul web, soprattutto i giovani - stando a un altro studio del Pew Research Center - per informarsi preferiscono gli articoli "tradizionali".

I "lettori", confermano i dati del Reuters Institute for the Study of Journalism, restano una larga predominanza: sono il 62% negli Stati Uniti, il 77% nel Regno Unito e addiritttura l'86% in Finlandia.

 

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