L'azienda ha dato la parola sui social a un manipolo di dipendenti selezionati (e molto entusiasti) ma sul web in molti sono scettici
NEW YORK - Ok i prezzi bassi, le consegne rapide e l'ampio catalogo ma Amazon non è tutta gioie. E ci mancherebbe. Sulle condizioni di lavoro all'interno delle sue faraoniche centrali di smistamento se ne sono scritte e lette di cotte e di crude. Dai turni massacranti all'assenza di aria condizionata fino a gente che finiva per urinare in bottigliette di plastica per non perdere preziosi attimi di produttività.
Un'immagine, insomma, non proprio edificante che a qualcuno avrà forse fatto passare un po' la voglia di cliccare sul dorato pulsante "compra". Ed ecco che l'azienda di Jim Bezos ha deciso di correre ai ripari, come segnalato anche dal Guardian, con una serie di account Twitter dati direttamente ai dipendenti.
La voce ai dipendenti - Gli Fc Ambassadors (ambasciatori dei centri di adempimento) sono più di una dozzina, ma meno di una ventina, e si mostrano non solo entusiasti del loro lavoro ma anche aperti alla discussione con chiunque voglia saperne di più sul come si sta all'interno delle movimentatissime "factories".
I am a Pick Dept associate & Process Trainer (Ambassador) at BFI4 in Kent, WA. Family is everything. I am blessed to be in a position where I can help my parents in their "Golden years" I love classic rock & classic cars. Any questions on what we do here in the FC? Tweet me. pic.twitter.com/swtIdIxFbA
— Carol - Amazon FC Ambassador ? (@AmazonFCCarol) August 24, 2018
«Ciao sono Carol, lavoro in un centro Amazon a Kent (Washington). Per me la famiglia è tutto. Sono fortunata a trovarmi in una posizione economica tale da poter sostenere i miei genitori negli "anni d'oro". Mi piacciono il rock e le auto d'annata. Volete sapere che facciamo nei nostri centri? Twittate pure!», scrive una di loro.
Persone diverse da tutti gli angoli degli States ma con account incredibilmente simili: dallo header, con il logo aziendale, passando per l'immagine di profilo, impersonale e spesso raffigurante animali domestici, così come per il tono scanzonato e ottimista. Ah, ovviamente, niente cognomi e pochi dettagli personali se non quelli riguardanti hobby e passioni. Ma allora, sono veri per davvero?
«Non ci pagano per questa cosa social» - L'azienda dice di sì: «Sono dipendenti di lungo corso che hanno l'esperienza necessaria per valutare in maniera obiettiva il loro ambiente di lavoro». E lo fanno pure gratuitamente: «Non riceviamo extra per questo lavoro sui social», spiega l'ambasciatore Phil, «fa parte della nostra mansione, ce l'hanno proposto e noi abbiamo accettato. Ci permette di avere una voce e raccontare le nostre giornate».
My name is Thomas
— Thomas - Amazon FC Ambassador ? (@AmazonFCThomas) August 21, 2018
I work as a pick Ambassador for Amazon at JAX2 - I can explain what that means
I don’t understand the reason cursive writing is still taught in schools
I think the sporks are underrated
I love Narwhals & cats
Ask me anything about working at Amazon pic.twitter.com/dG2KgfQGFi
È della stessa opinione un'altro ambasciatore, Thomas: «Non mi pagano di più per questo, e non devo nemmeno fare finta... Amo il mio lavoro e tutti i benefici che porta. Perché, non vi piace l'idea di una cura sanitaria, una partecipazione alle spese di studio e una paga competitiva?». Paga che, spiega Carol, «si aggira attorno ai 15 dollari all'ora, straordinari esclusi», «Sì, un pochino al di sopra del salario minimo Usa», conferma Phil.
«La storia della pipì in bottiglia? Falsa, ma vendaimo quella di cervo» - E per quanto riguarda le questioni "calde" del dibattito? In primis quella della pipì fatta nelle bottigliette: «Sì, posso usare una vera toilette e quando ne ho voglia, pensate un po'! Per quanto riguarda la bottiglia, Amazon vende urina di cervo in bottiglia, forse non lo sapevate. Serve ai cacciatori. Una volta se n'è rotta una e l'odore era orribile», spiega sempre l'attivissimo Phil.
Un po' più fondata invece sembrebbe quella riguardante l'aria condizionata: «Nei nostri capannoni l'impianto di condizionamento c'è, nella struttura ci sono aree più calde di altre, evidentemente. È un problema che è stato trattato dal management, sono arrivati dei giganteschi ventilatori per spostare le masse d'aria».
Malgrado l'evidente entusiasmo degli ambasciatori la mossa social dell'azienda di Jim Bezos non sembra impressionare il popolo della rete. Sono in molti a mettere in dubbio l'autenticità di tutti i Phil, Carol, Adam e Thomas. Tanto che quest'ultimo a un utente è stato costretto a rispondere: «Non l'ho mai incontrato ma sono abbastanza sicuro che Phil sia reale, e per quanto mi riguarda penso di esserlo anch'io».